Una sera di festa
Vinicio De Marchis e Massimiliano Lanzidei
2500 battute

Gianni Reale neanche respira mentre guarda lo straniero arrampicarsi svelto lungo il palo unto di grasso. A Roccasanta consideriamo forestieri già quelli di Sonnino, che sta appena dietro il costone della montagna. E il piccoletto aveva dichiarato di essere di Latina.
A Gianni quelli di Latina non stanno simpatici; è dai tempi gloriosi della promozione in C1 che preferisce non averci più niente a che fare.
E dire che a Latina un terzino sinistro come Gianni Reale ancora se lo sognano. Il primo anno che era arrivato in squadra s'era persino trovato a giocare con Spillo Altobelli. E quando venivano a vederlo gli osservatori delle squadre importanti l'allenatore li metteva sempre in squadra insieme. Perché altrimenti Gianni a Altobelli non gli faceva vedere una palla. E alla fine Altobelli lo hanno preso, al Brescia, e poi è pure diventato campione del mondo.
Gianni invece è rimasto a Latina, lui e capitan Callegari erano considerati le bandiere della squadra, e la dirigenza gli aveva promesso un futuro nella società. Quando si era reso conto che la società non aveva alcuna intenzione di avere un futuro, aveva preferito tornare al paese. A lavorare nella ferramenta del padre.
All'albero della cuccagna la prima volta ce lo avevano iscritto gli amici per scherzo. E aveva vinto. Vinceva ogni anno: dicevano che era merito dei quadricipiti sviluppati negli allenamenti.
Era il favorito: si arrampicava per ultimo, subito dopo davano il via alle arrampicate di gruppo: i ragazzi del paese si affastellavano a piramide per arrivare a strappare i premi rimasti, i caciocavalli, le mezze lonze, le salamelle. Il prosciutto stagionato, quello se lo era già portato via Gianni, tutti gli anni la stessa storia: arrivava in cima, staccava il prosciutto, lo alzava trionfante, e riscendeva lungo il palo.
Stavolta invece Gianni guarda il piccoletto di Latina arrivare con facilità a tre quarti del pilone, fermarsi a riprendere fiato, e ripartire dopo aver dato un'occhiata alla cima.
Gianni non respira, porta la mano sotto la maglietta a stringere il crocefisso della prima comunione. "Ti prego," mormora.
Lo straniero allunga una mano verso il prosciutto, ma sbaglia a calcolare la distanza: ha un attimo di esitazione, allenta la presa, scivola indietro di qualche centimetro, non ce la fa a riprendersi e si lascia cadere sui materassi ammucchiati alla base del palo.
Gianni Reale si avvicina all'albero della cuccagna, bacia il crocefisso prima di rimetterlo sotto la maglia, e comincia a salire.