F.C DIETROLECASE
Graziano Lanzidei
1790 battute

La partita con quelli di Santa Maria era diventata una questione d'onore.
 
Carmine era passato alle giostre per lanciare la sfida: "Quando arriviamo a 10 gol di vantaggio, ci fermiamo". Poi era fuggito. Prima che Sandro, il più violento del gruppo, potesse mettergli le mani addosso.
 
Ad ospitare il derby, il campo costruito vicino casa. Al posto dei pali e della traversa, dei tubi innocenti saldati dal padre di Fabio. Le reti le aveva procurate Sandro nella pescheria dei genitori.
 
12 Luglio. Ore 15. Sembrava di stare in Africa, non dietro alle case popolari di Sabotino. Niente arbitro, nemmeno finto, e pochissime regole: i confini del campetto decisi dall'erba alta e i falli dovevano essere chiamati con alzata di mano.
Per l'occasione avevamo sfoderato anche la nostra divisa. Al mercato avevamo comperato delle magliette della salute su cui, ognuno per conto suo, avevamo scritto il numero e il nome della formazione: F.C. Dietrolecase. Io e Marcello però ci siamo ritrovati con il 10. Unico inconveniente.
 
15 pari. Carmine urla, dopo due ore di gioco, "chi segna vince".
Fabio lancia lungo per Sandro.
L'azione sfuma. Deviazione. Calcio d'angolo.
Batte Marcello.
La palla si impenna dopo aver sbattuto su Carmine.
Si avvicina.
"Tiro al volo" penso. In una frazione di secondo cerco di coordinarmi. "Tiro una cannata che buco il portiere".
Alle spalle sento la presenza di Carmine.
Proteggo il pallone col corpo.
Provo a calciare, ma prendo il pallone con l'esterno invece che col collo del piede.
Chiudo gli occhi.
"Che figuraccia". Sento Sandro stillare. Mi viene incontro. "Scusa" mormoro. Lui strilla ancora. "Gol". Goal. Apro gli occhi e vedo la palla in fondo alla rete. Il portiere avversario in terra.
"Che cazzo di pallonetto.".
Marcello me lo ricorda ancora oggi, quel gol.