Palestra de vita
Fernando Bassoli
1860 battute

Guerriero, Spartaco s'era sempre sentito. Ancora ragazzo, aveva cominciato ad apprendere i segreti della Greco-romana in una palestra scalcagnata, nel cuore di Monteverde. La gestiva un certo Aristide Diotallevi, detto Sventrapapere. Si chiamava "Palestra de vita", ché proprio ciò si proponeva d'essere, per i ragazzacci sbandati della zona. E cioè per i ragazzi della zona.
"Ma quale violenza? quali botte? - sbottava il condottiero Aristide, quando qualcuno l'accusava di fornire un pessimo esempio educativo, basato sulla violenza -. Gli insegnamo la disciplina, a 'sti mortidisonno... je famo capì che pe' ottené certe cose, nella vita, devono lavorare duro e rispettà le regole... esse omini insomma, perché. chi s'estranea dalla lotta è un gran fijo de 'na mignotta! Certo, ogni tanto qualche naso s'ammacca, qualche costola zompa, ma so' cose che possono capità pure giocando a pallone, no?" spiegava, spingendo i pettorali in fuori. Il guaio è che, in realtà, quelle benedette regole non le rispettava nessuno. E così la maggior parte degli incontri finiva in vera rissa da strada, nel tripudio collettivo del pubblico, dedito alla scommessa clandestina. Quando combatteva il giovane Spartaco, però, le cose cambiavano.
"A Spartaco. sei 'na gioia per gli occhi. facce sognà! Sei l'orgoglio del Pigneto!" gli urlavano, infervorati. Ne avevano buone ragioni: era diventato campione italiano senza tribolare più di tanto, accumulando un successo dopo l'altro, e nell'ambiente si mormorava fosse ad un passo dalle Olimpiadi. Invece un giorno il sogno finì e si scoprì disoccupato. La sua fregatura era stata che della Greco-romana non gliene fregava niente a nessuno, altrimenti avrebbe potuto continuare a combattere, magari trovare degli sponsor, finire in televisione. Cosa sapeva fare, oltre a combattere? Niente. Ci restò così male che si fece frate.