Un piede, un tempo rotto...
Faropoeta
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Era solo una piccola rincorsa, poi doveva solo immagazzinare tutta la sua forza sul piede destro. Si proprio il piede che aveva rotto l'estate scorsa,correndo dietro a Polly, il suo Labrador. Per un attimo sentì il dolore esplodergli dentro. Strizzò gli occhi per cancellare il pensiero di quel piede gonfio e pulsante. Abbassò lo sguardo e guardò il pallone, il respiro affannoso tradiva la forte emozione e in quel momento odiò De Gregori con tutte le sue forze. "La fa facile lui a dire di non aver paura". Alzare gli occhi era l'ultima cosa da fare. Lo fece. Il respiro si fermò. "Quanti sguardi puntati addosso...Quanta gente dipende da questo mio piede, un tempo rotto...". Solo una cosa era rimasta da fare, guardare il portiere, un leone pronto a sbranarti, un muro dove la palla può solo rimbalzare. "Non può finire così e non posso incolpare un piede, un tempo rotto, per sfuggire a questa paura". Ma ecco l'imprevisto. Lo sguardo del portiere ha ceduto, per un solo istante, ma ha ceduto alla tensione, ed ora è tutto più facile. Il fischio dell'arbitro. Il piede sinistro fa leva alla partenza, destro, sinistro, destro, sinistro, destro, sinistro e mentre affonda l'ultimo passo sull'erba, carica tutta la sua rabbia pensando a lei che l'aveva tradito per tutti questi anni. È tutto lì nel suo piede un tempo rotto e sta per esplodere in quella che può essere la sua ultima occasione. Tumppp il suono, lo schiocco del piede sul cuoio. Il volo del pallone e il dolore che vola via con lui, dolore per il piede un tempo rotto, dolore per lei che lo ha ingannato. Tutto sta volando verso quella porta, con una leggera inclinazione a sinistra. Verso il palo, verso il portiere che si è lanciato dalla parte giusta. Nessun respiro, nessun movimento, nessun rumore, se non quello del pallone, che come una lama sta tagliando l'aria. La mente è vuota, svuotata da ogni dolore, rimbomba come una stanza dopo un trasloco. Palo!! Gli occhi si sgranano increduli, sta succedendo l'incredibile, e lui lo sa, come un rewind. Alza le braccia ed esulta. La palla torna in campo, colpisce la nuca del portiere ed entra in porta. Le urla lo sommergono, la coppa è vinta, il pianto è liberatorio, naturale, si alza in piedi e questo è il momento più difficile, salva quell'istante nella memoria, spegne la playstation e scende in strada a giocare con gli amici.