Colore di seppia
Emiliano Vitelli e Rita Porretto
2447 battute

Cara Giulia,
In quegli occhi in lacrime mi tuffo nel passato di cinquantasette anni fa.
Scarpe di tela, fa caldo e mi guardo correre come se fossi dentro una foto color seppia. Con una bicicletta malmessa salgo e scendo lungo i tornanti di Superga. Sono già passati quattro giorni da quel 4 maggio 1949.
Gli occhi in lacrime di mio padre, poche volte li ricordo cerchiati di rosso dall`emozione.
Quando passo davanti casa ascolto e dimentico la voce di mia mamma:
-Fausto vieni a casa. Smettila!-
Lei fa la dura. Mai io lo so che segretamente amava Aldo Ballarin. Lei c`ha la sua foto nel portafogli, un giorno l`ho pure scoperta a baciarla, la foto.
La voce di mio padre nella mia testa: Baccigalupo, Ballarin, Mazzola, Rigamonti, Maroso...
Ancora una volta mi guardo vagare disperato per Torino.
-Fausto, Fausto!-
La voce di mia madre che mi cerca preoccupata rimbomba, ma io mi chiamo Fausto, io sono forte. Ah, Fausto, Fausto Coppi!
Foto color seppia e articoli vecchi di cinquant'anni, la storia dello sport del dopoguerra, gli eroi che hanno riconsegnato dignità a un popolo che soffriva la fame e la vergogna di una guerra atroce e sbagliata.
Mia cara Giulia, è la prima parte dell'articolo, ma ora?
La foto di un disastro aereo accanto a una foto di uomini in scarpe di cuoio e con i capelli impomatati, il grande Torino, un'altra storia inflazionata e commovente, perfetta nella sua semplicità, ma come può una colonna e mezza di inchiostro ricondurre all'atmosfera di un passato che non tornerà più?
Come rendere giustizia a chi, semplicemente calciando un pallone ha riscattato un'intera nazione?
Grandi uomini dall'animo umile di cui s'è persa la genuinità.
Banale? Ma forse questa è la frase che può andare bene. Al direttore del Corriere piacerà. E poi, poi già l'elenco dei nomi prende due righe...forse riuscirò a tirarne fuori un buon articolo.
Eroi riconosciuti e mai dimenticati a cui non serve la vittoria di un mondiale, hanno conquistato i cuori della gente che per quei novanta minuti dimenticava la miseria, un ricordo che nemmeno il fuoco della disgrazia può cancellare. Era il 4 maggio del 1949, ma il grande Torino era già leggenda. Una squadra rubata al calcio dal fuoco, un dolore che ancora oggi vive così come le loro gesta ancora raccontate da chi c'era, da chi li ha visti. Era il 4 maggio 1949 ed eroi hanno conquistato l'Eternità entrando di diritto nel Gotha dello sport, dell'esistenza.
Non male come inizio.
Baci
Fausto