La storia dell'uomo che corre involontariamente
Pino Malosi
2480 battute

Nessuno lo sopporta neanche la madre: corre troppo il nostro amico Luca.
Un giorno lo salutai, era davanti a me, immobile davanti una vetrina, alzai la mano e non ebbi neanche il tempo di riposarla in tasca che lo ritrovai alle mie spalle con un tramezzino in mano. In realtà ho solo troppa invidia del suo difetto. L'unica persona al mondo che lo accetta è il padre, un vecchio morente di novantadue anni. Steso nel letto caldo di casa lo immagina già corridore professionista osannato dai mass media e dalle società sportive. Luca ha girato il mondo in 90 minuti, dalla Francia ad Istambul passando per Tokio, ma il suo spazio di terra preferito è il manicomio criminale di Aversa dove è grande amico di Guido, un giovane che ha ucciso la zia dopo averla violentata. Luca gli porta francobolli da tutto il mondo che il giovane colleziona all'insaputa di tutti (o almeno così lui crede). A differenza del suo amico, si muove lentamente come fosse il suo antireciproco esatto. Fatica nello spronare la propria muscolatura a causa di una malformazione che ogni giorno gli sottrae due anni di vita. Più che fisica la malformazione è mentale: il suo blocco è infatti nato il giorno stesso in cui la zia morì sotto i suoi pugni carichi d'odio. Secondo dei calcoli entro sei mesi Guido morirà con atroci dolori ai muscoli del corpo, in particolare delle braccia.
 
La gara dei 50 metri inizierà tra qualche secondo, il tempo necessario al giudice di gara di portare il fischietto alle labbra e dare il fischio di inizio. Il pubblico incita gli storpi con un sentimento reale di generosità non ipocrita. I sei portatori di handicap si muovono verso il traguardo come fossero delle palline di pongo spinte dal vento prepotente di un sabato estivo. Anche Luca partecipa alla gara tenendo a mente la volontà ultima del padre steso nel letto dell'ospedale: arrivare al traguardo senza agevolare la propria natura. In questo momento i suoi nervi stritolano l'impulso dell'accelerare che gli proviene dal cervello, soccombendo all'artificio dei suoi movimenti antinaturali e da fulmine che potrebbe bruciare un albero in piena campagna diviene spiga trainata da una formica laboriosa.
 
Due secondi prima che il nostro Luca arrivò terzo, il padre cessò di respirare, trasformando l'aria bianca della stanza ospedaliera nel suono infinito di un respiro senza termine. Quella sera Guido si massaggiò le braccia doloranti e lentamente prese a sfogliare la sua collezione di francobolli. Lentamente.