Pillole di teatro
marisa madonini
1831 battute

I monologhi, i monologhi : lì senti che tu non hai capito niente della vita perché hanno capito tutto loro, i monologhisti: aprono squarci di cielo sull’esistenza e tu seduto su quella poltrona, quasi sempre profondo rosso, ascolti e t’immedesimi e rielabori. Non solo l’epoca, i geni dell’autore e dell’attore, sondano neuroni e viscere. Jimmy l’arrabbiato, per esempio, fa una brevissima tirade, un messaggio moderno al cellulare, che ti accartoccia il cuore e spiega in un assolo teatralissimo che :
se non hai mai visto morire qualcuno che ami, soffri da una brutta scatoletta graziosa di verginità…imparai molto presto cosa significava la rabbia e l’impotenza e non lo dimenticherò mai. Sapevo di più sull’amore … tradimento e morte quando avevo dieci anni di quanto ne saprete probabilmente voi in tutta la vostra vita…
E cosa dire dei monologhi del mercante nella grande polis repubblicana, vanto per le nostre radici democratiche di antiche civiltà mediterranee?
non ha occhi un Ebreo?non ha mani?non ha organi, corpo, sensi, desideri, passioni un Ebreo?...se ci pungete non sanguiniamo?
E Ofelia, voce classica di tante donne perdutesi per un amore divenuto crudele: oh il nobile spirito che va in rovina!...la speranza e la rosa di tutto il nostro Stato, lo specchio della moda e il modello delle forme...così, finire così! Ed io la più infelice e derelitta tra le donne, io che ho succhiato il miele delle sue promesse armoniose…
Chiuderei con ironia per sfumare il pathos : si gioca sull’onesto, sull’importanza di chiamarsi così, sul gioco della vita che si gioca e si prende gioco
…c’è del buono in tutti noi. Per esempio proprio ora Ernest mi stava dicendo di quel suo povero amico infermo, il signor Bunbury, che va a trovare così spesso…lascia i piaceri di Londra per sedersi accanto a un letto di dolore… TEATRO!