Tutte le voci dei bambini del bosco
Massimo Onza
2455 battute

C’era una volta un villaggio nel bosco felice e perfetto. I bambini che vi abitavano erano tutti ubbidienti. Gli adulti erano molto soddisfatti di loro, e del loro modo di fare tutto quello che gli venisse detto di fare e di dire, senza proferir parola. Per questo premiavano i piccoli tutti i giorni con bacche dolci e succo di mandorle.
Ad un tratto però i bambini cominciarono a fare domande, a chiedersi il perché di tutto. Ben presto cominciarono a subissare di domande gli adulti. Come se si fossero svegliati tutti assieme nello stesso momento e per uscire dal dormiveglia volessero sapere chi fossero, dove si trovassero e soprattutto perchè. Questo “perché” era la domanda più frequente.
Arrivarono perfino a fare domande sulla vita
Il paese entrò in agitazione, nessuno sapeva come rispondere alle loro pressanti questioni.
Gli adulti dapprima ignoravano le domande, ma i bambini ne facevano lo stesso; poi non dettero più nessun premio, ma nessuna cosa riuscì a placare la loro voglia di chiedere. Il bosco era tutto pieno delle voci dei bambini.
Gli adulti si riunirono e decisero che sarebbe stato il mostro nero a far tornare tutto come era prima, avrebbe fatto rispettare la legge e il silenzio sarebbe tornato.
Il mostro arrivò in paese la notte stessa. Era vestito di cuoio nero, aveva una maschera nera con delle cerniere all’altezza della bocca e degli occhi. Si chiamava Mario, ma da tutti si faceva chiamare “mon dieu”. Ogni bambino aveva tre possibilità tornare ubbidiente senza fare domande, altrimenti gli avrebbe perso la lingua e l’avrebbero riavuta indietro solo dopo aver dimostrato di essere davvero tornati buoni. Leccandosi le labbra al solo pensiero si mise al lavoro.
L’indomani il mostro cattivo se ne andò dal paese con l’aggroviglio di lingue nel suo sacco di plastica nera. Camminando sentiva ancora le urla strane dei piccoli abitanti del bosco. Provate voi ad urlare mentre vi tagliano la lingua…
Avendo ancora tutto il corpo e le mani ancora zuppe di sangue, il sacco gli scivolò sulla strada.
Stava per raccoglierlo quando un branco di cinghiali inferociti che passavano di là travolse il sacco, rendendone il contenuto a una poltiglia marmellosa.
I bambini tuttavia capirono la legge: diventarono buoni e non fecero mai più domande.
La morale della favola fu chiara a tutti gli abitanti muti del villaggio.
Non bisogna fare domande a persone che non sanno rispondere… anche perché la burocrazia lascia a desiderare.