Il flauto magico
Luigi Brasili
2499 battute

La musica saliva allegra tra i rami del bosco.
Graziosi animaletti presero a saltare, rapiti dalla melodia.
Una brezza mosse le foglie che si unirono festose alla danza.
“Eccolo…” sussurrò Maria Adalberto Lapis dietro una siepe.
Kevin, rampollo dei Finti Carini, industriali del letame, sbirciò oltre la verzura accanto al cugino, rampollo etc. solo che di cognome faceva Porcu Proietti de’ Piselli e il ramo era il pecorino sardo.
“Che si fa?”
Maria etc. indicò la bottiglia di Rocchetta.
“Ok” disse l’altro sbottonandosi i jeans D&G.
Giorgio lo scemo, figlio di nn, compagno dei due nell’unica scuola media locale, suonava ignaro, preso dalla musica, l’unica cosa che aveva imparato, a dispetto dei suoi 17 anni.
Era così preso che non si avvide quando il vento calò e gli animali scomparvero nel fogliame.
Anche inzuppato di piscio continuò a suonare.
Si fermò solo quando il Porcu gli prese il flauto.
Si tuffò nel verde per rincorrerli ma inciampò e cadde carponi, senza fiato; gli occhi bruciavano.
“Daglielo” rise uno; si udì un crack e lui si trovò in mano una scheggia.
Pianse, le lacrime miste a urina bruciavano gli occhi, rendendolo cieco.
I rampolli corsero via.
 
“Non piangere” disse una vocina.
Cercò di aprire gli occhi ma il velo liquido glieli teneva incollati.
“Aspetta…”
Un vento caldo lo investì , cancellando il bruciore.
Vide un essere minuto, vestito di verde, le orecchie a punta.
“Chi sei?”
“Strillo, elfo dei boschi”, si inchinò, porgendogli il flauto intatto.
“Grazie! Ma come...?”
“Non importa... attento, ora è magico...”
“Magico?”
“Suonalo ed esprimi 3 desideri, ma uno solo per te” sorrise Strillo, saltando tra i fiori.
Giorgio era incerto: “Perché lo hai fatto?”
“Sei buono… e la tua musica allieta tutti noi…”
“Ci sono altri?”
“Certo, ma non ci mostriamo a tutti…” gli disse facendo una capriola sul suo braccio.
“Ora vado… ricorda, solo 3, non sprecarli...” concluse svanendo nel bosco.
“Solo 3…”
Si grattò la testa, poi iniziò a suonare.
Il primo fu di avere un cervello migliore.
Poi pensò a Elena, malata di tumore, l’unica che non lo prendeva mai in giro.
Infine passò ai due cugini.
 
Elena posò il foglio e gli chiese: “Quando l’hai scritta?”
“Tanto tempo fa…” disse Giorgio accarezzandola.
Lei sorrise: “Mi piace… e come finisce?”
“Finisce che lui le chiede di sposarla, suonando per lei e per il piccolo popolo...”
La baciò e iniziò a suonare...
 
I genitori di Kevin e Maria etc. spesero una fortuna in cure mediche, ma non ci fu verso.
L’alito dei due rampolli puzzò per tutta la loro vita di letame e pecorino.