L'umana e la bestia
Notturno
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Vivo da duecento anni e reagisco alle provocazioni con la foga di dieci uomini. Ho perfettamente ricordo di come tutto accade, ma non ho le risposte a tutte le domande che mi sono posta negli anni. Ho visto morire i miei figli e per loro non ho potuto fare nulla se non dedicargli l’ultima battaglia. In un Regno dimenticato dal mondo, diviso da opposte fazioni, le lande più oscure erano la mia dimora. Non sono stata sempre malvagia, ma figlia bastarda nata dall’amore di una donna e di una creatura della Luna…sì. Forse è per questo che crescendo la corruzione si è impadronita della mia anima e nel momento decisivo Lei è riuscita a prendersi tutto. Lei, l’unica che non ha mai avuto timore della mia vera natura e che ha approfittato della mia superiorità fisica. Lei che non è umana e che ha dentro di sé l’Oscurità. Ho giurato che l’avrei difesa sino a che la mia maledizione fosse esistita. Un’esistenza dipendente dalla Luna stessa, sì. Sono l’infezione che risiede nel cuore delle foreste più antiche, che si nutre di carne e sangue e dilania le proprie vittime. Sono l’orrore che cammina, ma lei mi ama per questo. Braccio destro della Morte stessa, d’intrigo e maestosità oscura. Sono sangue caldo che uccide. Non ho mai adorato la solitudine e per questo ho voluto accanto a me altri miei simili, ma nessuno di loro era perfetto, non come me. Non hanno mai capito realmente che si trattava d’una malattia, di un’agonia che mai avrebbero accettato, ed io con loro ho peccato. In una notte precisa, una sola che si ripete dodici volte in un anno, sfido il gelo delle Lande per raggiungere la vetta del monte più alto e da lì richiamo le anime delle creature a me simili, e rivolgendomi al viso etereo della Luna dedico loro la mia sofferenza. Muto forma e chi mi conosce da essere umano non crede nella similitudine dei miei occhi con quelli della bestia. Unica compagna in questa esistenza maledetta, unico reale nemico. Corpo e mente sono divisi da una linea netta che separa la coscienza umana dalla violenza animale. Ancora adesso rifletto, nonostante mi stiano addosso in cinque. Sono bloccata arti inferiori e superiori nel fango e lo scintillìo della lama mi fa paura: affonda nella carne e arriva al cuore. È Giustizia che punisce il traditore della luce, gelido tocco d’argento. Sopraggiunge lentamente. Sento la forza sovrumana venire meno, lo scheletro tornare come era in precedenza: piango il morbo che svanisce… sono libera.