19:33
Alessandro Alessandrini
2479 battute

I miei occhi si aprirono lentamente, vidi in maniera confusa la luna piena alta nel cielo.
A forza, mi misi in piedi…la testa mi faceva un male cane, ma non avevo niente di rotto e in ogni caso ero vivo, cosa non trascurabile, vista l’altezza da cui ero caduto.
Dove mi trovavo? Sembrava una specie di caverna…guardai in alto, sopra di me, a circa 3 metri e mezzo c’era l’apertura da cui ero malamente entrato.
Fuori era buio. Guardai l’orologio, segnava le 19:33, ma il vetro era rotto e le lancette non davano segni di vita. Dovevo essere rimasto svenuto per almeno un’ora, o forse più, chi poteva dirlo.
Presi la torcia che avevo legata alla cintura, quella almeno si era salvata…feci luce intorno a me, i soli raggi lunari non potevano certo aiutarmi molto.
In effetti non era neanche una caverna quella in cui ero caduto, piuttosto era un corridoio largo circa tre metri, di cui comunque non vedevo l’inizio o la fine.
Le pareti erano lisce, troppo lisce…toccandole provai un brivido per quanto fossero fredde e umide.
Sopra vi erano incisi dei simboli, per me incomprensibili…una cosa era certa, per quanto ne capissi, tutto questo era stato fatto molto, molto tempo fa. Di nuovo il brivido.
Guardai di nuovo verso l’apertura sopra di me, difficilmente qualcuno sarebbe passato di lì, vista l’ora e in ogni caso il sentiero che avevo preso non era segnato su nessuna carta. In più, il centro abitato più vicino si trovava a circa 5 chilometri…troppi per poter essere sentito anche se mi fossi messo ad urlare. I telefonino? Già, avrei potuto chiamare…niente, neanche si accendeva.
Inutile, mi misi l’anima in pace…dovevo aspettare le prime luci del giorno, poi avrei cercato di risalire con la corda che mi ero portato.
La mia attenzione venne di nuovo attirata dai simboli sulle pareti del corridoio…cominciai a camminare, sempre facendomi luce con la torcia. Ero intimorito e nel contempo affascinato dall’atmosfera che regnava in quel posto, i miei passi si fecero sempre più decisi e rapidi…mi resi conto che mi ero allontanato di almeno trecento metri dal punto di partenza.
Non potevo continuare, le batterie si sarebbero potute esaurire e sarei rimasto al buio…l’idea non mi attirava.
Feci per rigirarmi…ma mi accorsi che ero arrivato alla fine del corridoio.
Ci fu un rumore improvviso, come se si fosse azionato un meccanismo dietro il muro.
No, quella che avevo davanti non era una semplice parete…era una porta, una porta di pietra…che lentamente si stava aprendo.
“Mio Dio…”.