AUTOGRILL
Laura Vicenzi
2481 battute

Niente di fatto. Il contratto non era stato firmato. Me ne stavo ritornando indietro, meta l’ufficio, a muso duro e con la coda che ardeva come una cometa per la velocità eccessiva impressa al motore. Avevo mandato a memoria la sequenza di autostrade da imboccare per non leggere nemmeno i nomi delle città, così mi pareva di fare prima: A-12, A-1, A-14, A-13. Ero una pedina nera, quella perdente, che sfrecciava alla rinfusa sul grafico della battaglia navale. In luglio, alle due di pomeriggio, il sole ti fissa dall’alto con cerchi concentrici da ipnotizzatore creando illusioni strane, buchi nello spazio, vuoti di tempo. L’adrenalina era andata in riserva già da un po’ e stava per farmi cedere le armi ad un avversario subdolo sempre in agguato, il sonno. Ho fermato l’auto in una piazzola di sosta e sventolato subito bandiera bianca. Rimessomi in moto, dopo pochi chilometri ho avvistato l’ennesima segnalazione di “Lavori in corso”. Una segnaletica rosso fuoco ci dirottava in fila indiana verso l’ingresso nero di una galleria, la numero 17. A fari accesi, gli abbaglianti come occhi sbarrati per indovinare il percorso in tutto quel buio, mi sono ricordato di non aver letto la lunghezza del traforo. Ho sempre provato una strana inquietudine al pensiero di passare come un monello sotto le sottane delle vecchie montagne. Acceleravo sempre in galleria, guidavo a testa bassa accertandomi solo con la coda dell’occhio della posizione delle vie di fuga. Volevo uscire il prima possibile.
Mi pareva di stare col piede a tavoletta già da troppo tempo. Lo specchietto retrovisore non inquadrava che il buio. Davanti pareva avvicinarsi la speranza di una luce rossa, forse il riverbero di un Autogrill. Maledicevo spesso i progettisti delle Società Autostrade che li piazzavano sempre in posizioni scomode, dopo una curva, prima di uno svincolo, all’uscita delle gallerie, quasi volessero costringerti a rischiare il riposo eterno invece del semplice ristoro!
L’auto aziendale ha d’un tratto battuto le ciglia nere e sbarrato i fari: ora avanzavamo troppo forte, in discesa libera. Alla fine del tunnel rosseggiava un gigantesco Grill per Auto. Le macchine abbrustolite e accartocciate giravano infilzate su guardrail incandescenti. Piombando nel mucchio io e la macchina abbiamo urlato! Un signore in camper nella piazzola accanto alla mia mi ha fissato preoccupato: -Si sente bene? Eravamo un po’ preoccupati, l’abbiamo vista addormentarsi così di colpo, sotto il sole...-