Di cappa e spada
Stefano Pietrosanti
2259 battute

Non lo videro – il destino – in quel fuoco.
Il cupo ruggire tumido sapeva di rabbia. Di rabbia e pioggia.
Pioggia che cadeva, sfrigolava sulle fiamme e svaniva nell’attimo di solida tenebra rotto dall’incontrarsi di spade. Spade nate dalla stessa mano per incontrarsi quel giorno. Per finirsi in quel giorno.
Era emersa dal buio splendente di un rogo vicino, quella lama, per lancinare la notte di colpi e dissetare di vendetta il suo filo.
E per lo stesso scopo era attesa.
S’intricavano in una ragnatela argentea, e nel loro palpito ferreo risuonavano due cuori. Due cuori a battere per la stessa fiamma.
- L’hai uccisa, vile! -
- Si è uccisa! -
Si fermarono.

Occhi scuri, abiti di raffinato nero e bianco uno.

Occhi azzurri, panno blu di cavalleria l’altro.

- Lei ti amava. -
- Non è mia la colpa. -
- E’ tua! -
Ancora lampi d’acciaio, a squarciare il nero e poi spegnersi. E negli occhi di entrambi il suo volto. Il rosso dei suoi capelli macchiato di rosso, gli occhi aperti, fissi nel freddo del cielo. Una promessa: vendetta.

Dietro allo scuro degli occhi il suo amore, spento ancor prima di nascere, covato per una vita, negato.

Dietro all’azzurro degli occhi il silenzio, l’errore, il rimpianto, l’onta, la rabbia. Doveva partire, era la sua vita, il suo destino, la sua scelta; lei non l’aveva capito e quel momento rapito d’un bacio non l’aveva voluto rimpiangere, aveva troncato così il ricordo in un rapido grido ed un volo, concluso sotto il balcone, tra i mirti, per terra.

Davanti allo scuro delle pupille il bagliore argenteo del ferro e il clangore.
Parò, in alto, in basso; affondò per trovare un gemito d’aria. A un centimetro dal viso spense il contrattacco e lo spinse oltre quella invisibile linea tra vita e morte, tra buio e respiro.
Un colpo verso la tempia, rispose al torace nemico; parata, la lama rifulse sfuggendo e si fermò poco dietro.
L’aria uscì dalle bocche nell’ansito, fece nuvole bianche nell’aria.
Distanti fermarono i piedi e si videro stanchi nella luce dei roghi; la pioggia continuava a cadere, soffice pianto al viso di lei che ora non era.
Nello stesso momento si mossero, corsero. Lampo, lampo, battito, colpo; attimo fermo. L’occhio nero si fissò nell’azzurro. Affondo. Assieme.
E quando caddero, avevano sulle labbra lo stesso nome.