SCUSATE
Marco Ferrari
2487 battute

   A poche decine di passi una volta c’era un bunker. Da bambino ci andava spesso di nascosto con gli amici, a caccia di elmetti e bossoli. Oggi tutto era stato cancellato dal viale alberato e dalla fermata dell’autobus. Da buon pensionato se ne stava spaparazzato sulla sdraio leggendo giornali la mattina e libri il pomeriggio, ma ogni giorno non poteva fare a meno di tornare al suo pensiero fisso: sotto al suo giardino doveva scorrere un tempo la trincea che collegava il bunker al quartier generale vicino al fiume.
   Dovevano pur esserci delle tracce e magari degli oggetti preziosi abbandonati dagli occupanti la notte della fuga… Aveva saggiato il pavimento della cantina e del garage alla ricerca di suoni sordi che lasciassero pensare a varchi sotterranei, ma senza successo. Che fare allora? Scavare dei crateri in giardino avrebbe sollevato i sospetti dei vicini. Poi venne l’occasione d’oro: Ada doveva assistere sua sorella in Toscana per un piccolo intervento e lui decise di approfittarne.
   Fece sapere ai Domeniconi e ai Vinci che c’era un tubo dell’acqua che perdeva, scusandosi preventivamente per il disturbo dei lavori. Con pala e piccone scavò una fossa tra il muro di casa e il grande cespuglio d’alloro. A un paio di metri di profondità il terreno cedette all’improvviso, aprendo un varco sotto ai suoi piedi. Dopo lo spavento e dopo essersi rassicurato di non aver rotto una conduttura, si calò armato di una torcia per esplorare l’ambiente che proseguiva là sotto.
   Non poteva che trattarsi di un tunnel e ne ebbe la conferma quando vide spuntare dal suolo un caricatore vuoto. Dieci, forse quindici metri più avanti, il cunicolo si allargò fino a descrivere una stanza che avrebbe potuto ospitare una dozzina di sacchi a pelo. Il soffitto era bassissimo e dovette sdraiarsi di schiena per poter leggere le scritte rudimentali, incise con dei coltelli. A causa di una frana era impossibile continuare. Angosciato e deluso fece ritorno sui suoi passi. Spostando un brandello di coperta notò la presenza di una busta, ingiallita, ma ancora in buono stato. La infilò sotto al giubbotto e riguadagnò l’aria aperta. Sporco come un minatore corse in cucina, si lavò le mani e aprì con cura la misteriosa lettera. Conteneva forse le ultime volontà di un soldato? O piuttosto un ordine segreto che avrebbe potuto sovvertire le sorti della guerra?
   Rimase di stucco quando lesse, a tutto foglio, la sola parola SCUSATE, scritta a caratteri cubitali. Quella notte non chiuse occhio.