Una spiacevole avventura
L’uomo scivola per terra, tra le foglie, e si accorge di essersi ferito; da qulche parte scorre sangue a fiotti.
Si alza in piedi e osserva la mano destra che sanguina pesantemente. Se la stringe al petto e, chinandosi, corre
veloce tra gli arbusti. Non c’è tempo di pensare alla ferita, deve trovare un posto dove nascondersi prima che
quelli lo raggiungano. Corre molto intensamente, senza voltarsi indietro. Giunge ad un corso d’acqua. A questo
punto ha una sola possibilità: attraversare il corso d’acqua. E’ stremato, ferito, soffre in maniera enorme questo
caldo umido della giungla, è inseguito; si toglie la camicia, o almeno quel che ne rimane, e la nasconde in un
cespuglio per evitare che quelli trovandola capiscano da che parte sta scappando. Dopo essersi assicurato di averla
nascosta in modo che quelli neanche passando velocemente la notino, si getta a capofitto nell’acqua piena di
fogliame e insetti che gli sembrano compagni d’avventura. Mentre nuota per raggiungere la riva, sente delle
piccolissime ventose attaccarsi alle gambe e uscito dall’acqua si trova gli arti inferiori pieni di sanguisughe.
Adirato scuote le gambe per allontanare gli animaletti, mentre afferra quelli rimasti per le mani, si gira e li
scaglia contro un albero, poi un lampo di genio. Ha trovato finalmente il posto giusto per nascondersi, ma quelli
sono vicini, conviene far presto. Ancora con qualche sanguisuga attaccata sulla gamba si getta in un tronco d’albero
cavo. Pensa che quella è una grande fortuna: l’apertura del tronco è coperta da un cespuglio, nascosto la dentro
nessuno lo noterà. Rannicchiato nel tronco, attende che quelli passino. Sono vicini, lo sente molto bene, sente
le loro voci. Si avvicinano. Sono lì. Cerca di trattenere il respiro. All’improvviso qualcosa gli piomba sulla mano.
Lancia un grido fortissimo, poi si copre la bocca. Quelli lo hanno certamente udito ed individuato. Sente dei passi
che si avvicinano. Sono sempre più vicini. Sente delle voci molto vicine, poi una mano a pochi centimetri da lui
scosta gli arbusti che coprono il suo nascondiglio. Ora riesce a vedere dei piedi, un busto si china verso lui e… Lo schermo all’improvviso diventò nero e il televisore si spense. - Dannato blackout,- esclamò Gianni balzando sul divano, - prima o poi dovrò metterlo questo generatore di emergenza! |