A Te. Grazie
orostanco
2477 battute

Era settembre, io ero così giovane. L’autunno già sbiancava il cielo coprendo la pelle con abiti più pesanti, il mare si infuriava e i pescherecci scaricavano i loro marinai a terra.; lo ricordo appena.
Quella mattina Tu mi carezzavi la testa con amorevolezza, quasi fossi un cucciolo ferito. Io riuscivo solo a coprirmi con le mani gli occhi lucidi e gonfi di vergogna. Ricordo che quei passi dal soggiorno alla porta parevano infiniti, ma tu mi stesti accanto con decisione quando tutti volevano dimenticare il mio nome e in famiglia si discuteva addirittura di diseredarmi. Mi avrebbero levato anche la vita oltre alla dignità già perduta vicino alla banchina. Dio, la puzza si salsedine ancora non la posso sopportare...ma sono cose delle quali non devo osare parlare in presenza di nessuno a parte te: è un segreto scomodo. Le orecchie di noi brava gente, diceva la nonna, non dovrebbero essere insozzate dalle perversioni di voi giovani! E mentre urlava con quel ghigno siciliano sdentato, il bastone alzato e le mani nodose, mi vedevo secoli di faide femminili, di omertà e abusi celati dalle gonne lunghe, dal nero e dal buon nome. Ricordo la tua forza nel tapparmi le orecchie mentre mi portavi fuori di casa, quella mattina. Isolavi la mia testa e l’anima mia dagli insulti di quei vecchi parenti che avrebbero dovuto denunciare quel vile, piuttosto che deridere me. Apostrofarmi come puttana! Mi si squarciava il petto a ogni parola di mia madre, mormorata la notte vicino al mio letto con finta discrezione - parti!toglici dall’imbarazzo… -. E dire che era lo stesso guanciale sul quale una decina d’anni prima mi addormentavo alle sue nenie dialettali, ora così lontane. Sai, Stanotte non sei ancora tornato a casa e allora mi sono concessa di perdermi nel ricordo di quel passato che per una vita abbiamo tentato di dimenticare. Benedetta è fuori con le amiche, e poi lo sai che oggi è il compleanno di mia mamma. Non la sento da allora, da quella nostra veloce fuga in treno, dal dolore. Se penso a quella notte contro il mare, quando non mi diede neppure il conforto di un abbraccio, una volta trovatami con i vestiti laceri…neppure una sillaba dalle sua labbra, Mai, solo un calcetto con lo zoccolo contro il mio ginocchio graffiato e un feretro di silenzio. Tu Dici che nostra figlia non dovrà mai sapere che non sei suo padre. Credo tu abbia ragione, ma solo perché uno migliore di te non potrebbe mai averlo. Perché portandomi via ci hai salvati tutti e tre.