Squallido addio
Antonio Zì 'Ntonio Liccardo
2499 battute

Mi siedo su questa spiaggia mai vista prima d’ora. Da nessuno.
Gli occhi al cielo, li socchiudo: penso a lei. Mi sta aspettando a Sidney.
Quanti anni saranno? Cinque? No, quattro. Cinque se non si conta l’addio che non si trova manco nelle storie d’amore più squallide.
Squallido o meno, era un addio…
Ma è passato, non importa più. Sono qui in viaggio, la raggiungerò, Sidney è vicina, cerco di rilassarmi, mi viene offerta una caramella per il mal di aereo la vedo pallido signore scusate signori c’è una piccolaturbolenzavatuttobenestatecalmi…
Riapro gli occhi, non c’è il soffitto dell’aereo. Quel cielo, anonimo, limpido.
Un’esplosione alle mie spalle. E’ la terza. I peli sulle braccia si drizzano, un vento caldo m’investe, qualcosa di metallico, brillante, sfreccia alla mia destra, dell’altro mi sbatte sulla schiena.
Allungo una mano dietro di me pigramente per toccare, senza guardare, ciò che mi ha colpito.
I polpastrelli mi comunicano: setole su superficie morbida che risalgo e si divide in pezzi più piccoli e lunghi e uno di questi alla base ha un pezzo metallico intorno e all’estremità un ritaglio liscio e appuntito. Un braccio con mano e anello. Di uomo, per i peli.
Svogliatamente riporto la mia in grembo, la stringo all’altra in petto e continuo a mirare il cielo.
Chissà se quella nuvola viene da Sidney. Se pioverà dalla stessa nuvola un messaggio in bottiglia. Dal mare! Sì, dal mare potrebbe arrivarmi notizia. O da quegli alberi, forse da lì! Dietro c’è Sidney! Può essere, no? Sicuro, l’aeroporto era occupato, è evidente che dovevamo fare scalo prima o dopo, sentivo dal mio posto che c’era corridoio aereo non percorribile mettetevi le mascherine per l’ossigeno presto qualcosa non va mantenetevi manteneteviforteDiomiononvogliomorireDiomio…
No, Sidney non è all’angolo. Nessuna bottiglia verrà sputata dal mare, dal cielo. Non avrò più notizie di lei, che è lì che mi aspetta. O meglio, lei non avrà più notizie di me.
Anche se Sidney fosse lì dietro, come ci arrivo? Se questo braccio che ho dietro la schiena è di qualcuno, la mia gamba sinistra chi avrà colpito? La guardo, ma non c’è: un liquido viottolo rosso solca la sabbia davanti a me e schiuma con la spuma di questo mare senza nome.
Pensa, dopo quattro anni (cinque senza contare lo squallido addio) ho avuto lo stomaco di arrivare fino a Sidney per rincontrarla. Ora lo stomaco me lo premo: ho la fortuna di averlo ancora in corpo, ma a pezzi.
Quello era un arrivederci. Questo è un addio.
A effetto o meno, è un addio…