Storie di barche e di anime che parlano la stessa lingua
Aurora Alicino
1836 battute

Distese di barche di fronte a me. Piccoli pescherecci, barche a vela e a motore... Un vecchio gommone fiero come un reduce di guerra, ammaccato e riparato più volte, ma ancora in grado di compiere atti eroici che qualcuno scriverà. - Gesta raccontate dal vento che non si perdono, trasportate da ali di gabbiano e da vele bianche come pagine da riempire, spiegate tra cielo e mare. -Barche che parlano tutte la stessa lingua, che si divertono a tintinnare nel vento la loro canzone festosa tin tin, tin tin, tin tin... e si raccontano storie vissute in innumerevoli viaggi: lunghi, brevi, avventurosi o di routine. Sempre nuovi ed emozionanti, ogni volta un rinnovato battesimo delle chiglie esposte e protese come il seno di una bella donna.
Un pescatore scioglie i nodi delle sue reti e borbotta maledizioni tra sé su questo tempo che lo farà morire di fame. Il volto solcato dal sole di mille giorni passati ad attendere il risultato della sua pesca. Il sale ha cicatrizzato le ferite delle mani, che tirano su le reti meccanicamente ogni giorno, come sapessero loro sole cosa devono fare. Mentre lui, quando pesca, non si capisce se dorma o sia vittima dell’ipnosi del mare. O stia aspettando di riconoscere, con gli occhi socchiusi, l’impercettibile fremito delle acque spostate da un pesce che si avvicina incrociando i loro destini - cacciatore e preda - indissolubilmente, oppure passando oltre indenne.
Anche il gabbiano, che vola tra gli alberi delle barche attraccate, ne ascolta i discorsi magici e sognanti, lancia il suo grido malinconico e infine si posa sul tetto di un peschereccio lasciandosi cullare dolcemente.
Non lo spaventa l’ululato del vento tra i teli e le vele ammainate, sa che questo significa solo che c’è vita. Vita che non vede l’ora di riprendere il largo e tagliare i flutti, verso nuovi orizzonti marini.