Corrispondenze improbabili
Max Maraviglia
2500 battute

Di un viaggio non sono i posti a incuriosirmi: musei, monumenti, chiese, paesaggi e quant’altro si possono anche vedere in foto e con un pizzico d’immaginazione supplementare si può anche fare a meno delle foto. Di un viaggio m’interessano le persone che s’incontrano, i loro racconti, ascoltare attraverso i loro occhi, ai quali cedo volentieri il posto dei miei, che sono appena due. Basta. Ero a piedi, in una città che non conoscevo bene. Nel mentre che cercavo la strada per tornare in ostello, scoppiò un gran diluvio e mi dovetti riparare sotto un porticato. Passa un vecchio sorridente e con ombrello… mi sento autorizzato a chiedergli dove possa mai comprarne uno anche io e lui: “venga, l’accompagno”. Camminiamo sotto la pioggia, lo ringrazio e lui mi dice che essere gentile gli piace, che a stare per il mondo ha imparato a sorridere… mi racconta: “Ho viaggiato e conosciuto tante persone in vita mia e mi creda, caro giovanotto, tutti mi hanno offerto qualcosa. Non ho fatto molta scuola, ma ci sono state due o tre persone che mi hanno insegnato cose importanti. Le sembrerà strano, ma una di quelle più importanti me l’ha insegnata un mio coetaneo quando avevo poco più di dodici anni. Da ragazzino cercavo continuamente l’occasione per fare a botte. Avevo una bicicletta, e c’era un mio coetaneo che ogni giorno incontravo per la strada. Non so perché, forse mi irritava la sua faccia contenta, sebbene andasse a piedi e non in bicicletta, sta di fatto che ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di spaventarlo. Per questo, ogni volta che lo incrociavo, gli andavo contro con la bicicletta di corsa e poi deviavo all’ultimo centimetro. Lui non reagiva ed io m’incaponivo. Poi un giorno la strada era bagnata e per frenare all’ultimo secondo, slitto, cado e mi straccio i calzoni. Lui mi si avvicina con calma, mi rialza la bicicletta e mi chiede “ti sei fatto male?” Io non compresi quel comportamento però provai tanto stupore che quando mi rialzai, mi sembrò che qualcosa nei miei occhi era cambiato… da allora mi piace molto sorridere”.
   La cosa che più mi piacque del sorriso del vecchio, fu che io quella storia la conoscevo, perché tanti anni addietro, in un’altra città, l’avevo vissuta anche io, esattamente in quel modo, solo che nella circostanza io ero il ragazzo senza la bicicletta. L’altro non era l’uomo dell’ombrello, ma un’altra persona ancora. Un attimo prima dell’incontro, in quella città che non conoscevo, mi stavo chiedendo: “sarà questa la strada giusta?”