Corsa in taxi
Massimo Paoletti
2421 battute

Febbraio 1995. Viaggio di lavoro in Belgio.
Quell’anno l’Europa era nella morsa del gelo, e a Bruxelles c’era una temperatura di -10 C°.
Scartai con un moto di sdegno le maglie di lana preparate da mia madre dicendole che non andavo al polo nord. Non ero più così baldanzoso quando misi il naso fuori dell’aeroporto di Bruxelles ed una gelida raffica di tramontata mi prese letteralmente a schiaffi.
Ovviamente tornai subito dentro, e cominciai con lo sguardo a cercare il taxi più vicino all’uscita dove mi trovavo. Quando l’ebbi individuato, corsi fuori e mi gettai rapidamente all’interno dell’automobile, comunicai la destinazione al tassista e lui partì. Dall’aeroporto di Bruxelles alla mia destinazione, c’erano circa trenta Km. Appena imboccata l’autostrada, il tassista cominciò ad accelerare, fino ad arrivare a 140 km/h. Ora, posso accettare che si proceda un po’ più spediti quando la strada è libera e le condizioni ambientali lo permettono, ma in quell’occasione, se è vero che la strada era deserta, è anche vero che io non la scorgevo. C’erano banchi di nebbia come non avevo mai visto prima. Molto garbatamente dissi al conducente che non avevo fretta.
Mi rispose che invece lui ne aveva molta, poiché aveva una cena galante con una signora, e non poteva far tardi se voleva concludere qualcosa dopo la cena stessa.
Insomma, il quadro era il seguente: mezzo assiderato ed in balia di un tassista spericolato e in piena eccitazione erotica.
Immaginerete che quando arrivammo a destinazione, pagai la corsa e mi sbrigai a scendere.
Per cinque giorni non misi il naso fuori dalla struttura dov’ero ospitato.
Il freddo era troppo pungente. Tutto era ricoperto dal ghiaccio. Non è escluso che anche gli uccelli che vedevo dalla mia stanza, appollaiati sui rami degli alberi, fossero morti assiderati.
Il giorno della mia partenza chiamai un taxi per Bruxelles. Dato che il volo era nel tardo pomeriggio, avrei fatto un po’ il turista. La temperatura era di -2 C° e nevicava, ma era sopportabile. Quando il taxi arrivò, per poco non mi colse un malore.
Era lo stesso killer del volante dell’andata. Prima di salire gli chiesi se aveva altri appuntamenti galanti in programma, e quando mi rispose di no mi tranquillizzai un poco. Ovviamente non gli domandai come fosse andata la famosa cena. Sarebbe stato inutile, perché fu lui a raccontarmi tutto, con dovizia di particolari. Quando si dice la riservatezza…