Molli feticci
Donatella Franceschi
2373 battute

Sono bloccata in questo letto da non so, nemmeno io, più quando.
Le mie membra sono molli feticci abbandonati tra le lenzuola.

Non ho niente di particolare che mi costringa a questa castigata infermità degli arti.
Non ho proprio niente, come continua a pontificare dall’alto dei suoi anni e del suo metro e ottanta, lo smilzo dottore che da tempo immemorabile segue il mio caso.
La barba folta, gli occhi acuti pervasi da una vena pulsante e beffarda di sarcasmo.
Un uomo veramente gradevole.
Un uomo che tenta, in vano, di farmi sgusciare fuori dalla mia tana boscosa.
Tutto ebbe inizio, improvvisamente, al risveglio dal letargico torpore di una notte qualsiasi.
Provai terrore, nausea, un senso di vertigine folle.
Non volevo assolutamente sgusciare fuori dal letto, e così decisi di restare dov’ero assistita dai miei libri e da una goduriosa e grassoccia donna di servizio.
La gente spesso, ancor oggi, si interroga sulle ragioni che mi hanno indotta a questa mia ostinata e pedante clausura. Si domandano come una donna quale io ero un tempo, piena di interessi, sempre in viaggio in qualche remoto ed esotico paese, sempre in movimento, abbia potuto ridursi qual io sono adesso.
Pittoreschi cicalecci che provocano solo sorrisi e null’altro.
Sorrido sempre perché in fondo parlano di un’altra persona… quella che sono ora è plasmata con tutt’altra materia, solo un pallido riflesso ammaccato dal tempo.
I viaggi poi… ho amato molto viaggiare, non stavo mai ferma, sempre in movimento tra le spire concentriche di quei cerchi perfetti.
Partire e ritornare a un certo punto, però, ha smesso di darmi piacere, di stuzzicare le mie fantasie e così mi sono nascosta in questo grazioso antro.
Ho scoperto che il viaggio, infine, ci porta fuori di noi stessi solo per poi ricacciarci dentro a forza, come carcerati in un’angusta cella.
Il viaggio è solo questo: un raccordo tra due punti e un ritorno alle origini.

Allora decisi, che se dovevo viaggiare per ritrovarmi al punto di partenza, avrei sicuramente prediletto di più fermarmi, e adagiarmi in silenziosa adorazione di queste coltri, della luce del sole che invade la stanza, della brezza che entra dalle ante spalancate.
E sicuramente mi ritroverete ancor lì oggi, lì distesa su quel giaciglio di stracci, intenta nella lettura di libri di avventure rocambolesche in isole sconosciute, mentre i raggi del sole muovono a nuova vita.