Foglie
Alessandro Alessandrini
2397 battute

“…some tea, some coffee?”. Mi svegliai di soprassalto, l’hostess stava chiedendo proprio in quel momento alla persona che mi sedeva vicino se voleva qualcosa da bere. Approfittai dell’occasione: “Orange juice, please…”.
Avevo sempre disprezzato il caffè e il tè che ti servivano sugli aerei, di solito erano delle brodaglie bollenti, imbevibili. Meglio affidarsi alle sottomarche di succhi di frutta…più sinceri, sapevi che erano uno schifo e non avevi grandi aspettative.
L’hostess, veramente carina, mi porse il bicchiere, di cui “assaporai” subito il contenuto. Strano, pensai, il motivo per cui parlasse inglese proprio non lo capivo… Aerolineas Argentinas, a bordo praticamente tutti di lingua spagnola…o italiana, come me…mah!
Guardai fuori del finestrino, fortunatamente mi era capitato un buon posto.
Nuvole, ancora nuvole…uno spettacolo al quale ero abituato, di solito si rimaneva impressionati la prima volta che salivi su un aereo, poi ci si abituava e ti annoiavi da morire.
Lo steward passò proprio in quel momento, domandai, era il caso di dirlo, al volo: “Mi scusi, quanto manca ancora? Non ho l’orologio ...“.
In realtà l’avevo messo nel bagaglio a mano, ma non mi andava di alzarmi per prenderlo.
“Poco, manca circa un'ora e mezza…” rispose con la solita cortesia tipica del personale di bordo.
Un’ora e mezza…tra un po’ sarei arrivato a Buenos Aires, poi mi aspettavano un altro paio di voletti interni…non male.
Non vedevo l’ora di rivedere il mio amico Carlo…che personaggio, d’altronde uno che portava i turisti in barca a vedere le balene non poteva essere diverso.
Abitava e lavorava a Puerto Madryn, c’ero già stato due anni fa durante il mio viaggio in Patagonia e proprio in quell’occasione l’avevo conosciuto. Mi aveva ospitato a casa sua per una settimana, avevo conosciuto sua moglie e i suoi figli…una famiglia chiassosa e allegra…insomma, un bel periodo. Poi avevamo continuato a mantenerci in contatto via e-mail o per telefono…proprio durante l’ultima telefonata mi aveva chiesto, quasi per scherzo, quando sarei andato a trovarlo.
“Facciamo tra due settimane?” avevo risposto.
Carpe diem, eccomi qua…d’altronde è inutile pensarci troppo sulle cose…
In fondo, siamo tutti come foglie…si alza il vento, ci stacchiamo dall’albero che ci ha generato…e veniamo portati via. Non sappiamo quanto durerà il nostro volo…possiamo solo desiderare di andare il più lontano possibile.