Dall'India
Naima Zesi
2238 battute

   All'indietro o in avanti, in un altro spazio. Un viaggio è la dissoluzione della staticità del tempo. E l'adesso si tramuta in una dimensione non di secondi e di minuti ma di intensità e significato. È la dissoluzione di ogni regola, il crollo di ogni pilastro, è una proiezione dentro l'esperienza della lontananza, nell'oltre esteriore e nell'oltre interiore.
   Varanasi. Zoe entra nella città santa, dove gli animali vivono con gli uomini, al pari gli uni degli altri. O meglio, più in alto di ogni altro essere nella gerarchia ci sono le vacche. -Il tempo ha potere, noi non abbiamo potere. Ha potere questo momento in cui noi siamo qui. Non esiste domani e l'ieri non c'è più-, è una voce sulla riva.
   Il suono di grandi tamburi annuncia l'arrivo del corpo che verrà bruciato. La Ganga è larga e calma, piatta e ferma, limacciosa e fangosa. Come una mamma accoglie la polvere della morte del corpo nel suo ventre e la porta via, la riporta nel ciclo infinito della natura.
   I tamburi continuano per tutto il tramonto, con la notte arriva anche il corpo, dopo il giro ultimo per le strade della città. Disteso su un letto di legno e avvolto in tessuti colorati, arancioni e rossi e oro e gialli, giace sulla riva del fiume, prima di essere bruciato. Lentamente il corpo viene adagiato sulla pira e inizia ad ardere al suono dei mantra. Prima bruciano i capelli, poi i vestiti e la pelle, le viscere, il cuore e le ossa.
   Nulla ha un inizio e una fine, l'ogni è trasformabile e trasformante. E la nascita e la morte sono solo trasformazione. Madre Ganga.
   Al tramonto il cielo è pieno di aquiloni, nell'aria il grido della preghiera si alza sempre più alto. Surya è ammantato di un'aureola fluorescente. Sono i bambini accovacciati in mezzo ai vicoli della città che fanno volare gli aquiloni là in alto e da lì giù, tra i vicoli, con le scimmie e la miseria umana, guardano verso l'alto, l'aquilone libero nel cielo e lasciano andare l'anima. E rimangono con gli occhi rivolti al viola del cielo, liberandoli per un po' dalla visione che li segue ogni giorno, la visione dei vicoli abitati da topi, cani e vacche, vivi o morti, odoranti di fritto, cumino e incenso e corpi di uomini brucianti. La visione che domani, ogni giorno, ritorna.