Muschio e canzoni
Aldo Ardetti
2500 battute

Fine degli anni ’60. Le nocche si erano ricoperte di nuova pelle e il viso aveva assorbito i lividi da tempo.
Dopo le letture della Beat generation sulle panchine della piazza, quella di andare all’avventura fu un’idea di Michele.
Sì, ma il money? Non ti preoccupare, porterò alcune 500 lire d’argento da vendere a qualche collezionista, disse per rassicurarmi. E così lui riempì uno zaino rimediato a Porta Portese mentre io una coperta che buttai sulle spalle. Andammo a prendere la corriera al Little Bar delle case popolari per scendere sul Raccordo anulare di Roma. Iniziò così il nostro on the road.
Verso Arezzo ci ritrovammo di nuovo a piedi. L’altro casello doveva essere vicino, secondo le informazioni di un citto, ma ad ogni curva ci aspettava un orizzonte piatto. Ci sfamammo con la frutta dei campi, soprattutto con le more dei gelsi. Non udimmo spari.
Dopo ore riuscimmo nell’impresa e raggiungemmo il confine con l’Austria perché in quelle ore di camminamento decidemmo di andare a Monaco di Baviera.
Al Brennero pensammo di attraversare il confine in treno fino a Innsbruck dove, per curiosità, avrei controllato le piastrelle rosse della stazione ferroviaria descritte da Sven Hassel. C’erano ancora quelle. Poi, alle mie spalle, sentii fischiare ’O sole mio ma la persona piccola di statura, capelli corti corvini, dall’aria ‘paesana’ – nonostante il mio bussare alla sua spalla – non accennava a darmi retta, a volgere lo sguardo verso di me. Abbandonai l’impresa deluso. Mi sentii come tradito.
Venne l’ora delle esigenze fisiologiche e nutrizionali. Quando provammo a chiedere del bagno ad un negozio che vendeva kartoffeln, ricevemmo un nein e uno sguardo inceneritore. E così accadde in altri negozi. Allora decisi di risolvere il problema in maniera semplice e sbrigativa. Mi guardai intorno e, scrutato il mercato coperto coi muri di mattoni rosso scuro o marroni – non ricordo bene -, mi diressi verso un angolo che assicurava un minimo di riparo.
L’autostop per München non funzionò e allora – capita l’antifona – battemmo in ritirata. Ci accolse un campeggio a metà strada per piazzale Michelangelo - a Firenze - dove fummo accolti da Azzurro cantata da Celentano. Il juke-boxe suonava quel disco a ripetizione. Gli ospiti - soprattutto quelli stranieri -, non ne potevano più.
A Innsbruck, qualche mese più tardi – in un angolo del mercato coperto -, ci sarebbe stata una raccolta di vero muschio per un vero presepe.
“Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me…”.