Destinazione Paradiso
Giorgio passò la notte ansioso, la mente a mille, ripassando la lista: la borsa era pronta, magliette, costume, occhiali da sole, infradito, aspirine, profilattici, telo, mp3… Il biglietto? Ok sta sul tavolo in cucina. La sveglia segnava le 3, un’ora e si sarebbe dovuto alzare, il taxi arrivava alle 5 meno un quarto. C’era pure l’ansia del volo, mai viaggiato in aereo prima, certo ‘ste compagnie low-cost… ma sì li prendono tutti… Finalmente, iniziò ad assopirsi, e poi non c’è bisogno di dormire, c’è tempo in aereo, e appena a Cuba, appena messo piede in Paradiso, checcido checcido… che culo aver trovato quel last minute… Si addormentò con la scena di due palme, un’amaca, la spiaggia e una cubana in perizoma… Lo squillo del telefono lo ripescò da una nuotata nel mare cristallino, in mezzo a decine di mante e una splendida sub con i glutei dorati. — Pronto? — Signor Sarti, sono il tassista, sono le 5 passate… — Oh cazzo, la sveglia non ha suonato! 5 minuti e scendo! Un’ora dopo, il raccordo anulare era già affollato come il circo Massimo per lo scudetto della Roma, Giorgio guardava ansioso l’orologio. — A che ora ce l’ha il volo? — Alle 7 e mezza, ce la facciamo? Il tassinaro lo fissò dallo specchietto, sorridendo: — E che ne so? Ce vorebbe la palla de vetro, ce sò 2 incidenti, uno all’imbocco della Pontina e uno proprio sulla Roma-Fiumicino… che je posso dì? ‘ncrociamo le dita… Cazzo ma chi me l’ha fatto fare a dormire, era meglio passare la notte all’aeroporto… Alle 7 meno 10 il tassista sospirò: — Finarmente se score, daje che mancheno pochi km… Al varco degli accessi trascorsero buoni 10 minuti per i controlli della polizia, che indugiarono sospettosi sulla faccia stravolta di Giorgio. Per favore, mancano 20 minuti, vi prego… Fece lo slalom tra carrelli, valigie, turisti, carrozzine. — Scusi il volo per Cuba? — In fondo a destra e poi a sinistra… Dài che ce la fai… Arrivò al gate che c’era ancora gente in fila — Meno male…— sospirò, passandosi un fazzoletto sulla fronte madida di sudore. Lo steward lo guardò scuotendo la testa: — Mi spiace, non può salire… Giorgio lo guardò in cagnesco: — Come sarebbe? Non è questo il volo per Cuba? — Sì ma non quello giusto, questo è diretto, il suo è un charter con scalo a Parigi, e… Giorgio sbiancò: — Ma non può fare nulla? Cambiare il biglietto, che so…br> L’altro continuò, glaciale, fissando Giorgio che si accasciava sul divanetto: — …E poi è un’altra compagnia e, soprattutto… un altro aeroporto, il suo volo, parte… pardon, partiva da Ciampino… |