La partenza del viaggio
Naldi Alis
1590 battute

Affondare nella sabbia o ritornare nel grembo marino?
Quando milioni di anni fa polo Sud e polo Nord si ciucciarono tutta quell’acqua per farne ghiacciai, emersero, con le vaste pianure e le alte montagne, innumerevoli piccolissime creature che dovettero, loro malgrado, fare delle scelte.
Molte, con la saggezza della paura, ritornarono tra le onde, altre invece, preferendo l’aria aperta con tutti quei gas puzzolenti, furono testimoni oltre al consolidarsi delle terre affiorate, di scontri titanici fra i vari continenti ancora instabili.
Fu così che ben presto il silenzio fu rotto da boati spaventosi: il terreno cominciò a tremare seminando il panico tra le piccole creature. Alcune, paralizzate dal terrore, si aggrapparono con tutte le loro forze alla terra. Altre cominciarono a saltare, agitandosi nell’aria, ricadevano, poi rifiutando quello spaventoso fenomeno, saltavano di nuovo. Altre ancora cominciarono a correre, cercando luoghi dove la terra non tremasse tanto.
Passarono gli anni, moltissimi anni in cui la terra continuò quell’incessante delirio.
Chi vi si era aggrappato affondò sempre più le sue radici ottenendo nutrimento e un vestito di foglie.
Chi aveva cercato di allontanarsi saltando, vide allungarsi sempre più i suoi voli, mentre le sue estremità si trasformavano in splendide ali. Chi aveva corso senza sosta, continuò ad errare, avendo ormai ottime gambe.
Ancora oggi in una pianura del centro Africa, quando il terremoto scuote la terra, non è raro vedere un indigeno abbracciare un albero, mentre un uccello appollaiato sui rami più alti urla la sua paura.