Reset
L’auto imboccò la statale a mezzogiorno in punto di una torrida giornata estiva. La strada deserta fece sorridere l’uomo alla guida che istintivamente pigiò con forza l’acceleratore. Il rombo cupo del motore ruppe l’aria afosa e rarefatta mentre l’asfalto rovente iniziò a scivolare sempre più velocemente sotto la potente berlina color grigio fumo. L’uomo lanciò un’occhiata al tachimetro: 130-150-170 chilometri orari per scappare-correre-fuggire lontano da un passato intollerabile ed opprimente, per correre-dirigersi-sfrecciare verso un futuro imperscrutabile ed attraente.
L’uomo scappa consapevole di abbandonare tutto dietro di sé, rinnegando le proprie azioni e inazioni, mollando lavoro, donna, amici, colleghi, passioni, abitudini e manie. Consapevole che la sua decisione, estrema ed irreversibile, lascerà di sasso tutti coloro che credevano in lui, pensavano di conoscerlo abbastanza da amarlo e riporre in lui la loro piena e totale fiducia.
L’uomo sorrise pensando alla faccia del capo, quella faccia tonda e rossa farsi ancor più paonazza nell’apprendere la sua partenza; o alla sorpresa di Carlo a cui doveva un centinaio di euro, debito per un prestito di pochi giorni prima; o a quella di Lory, la barista a cui immancabilmente lasciava ogni mattina una cospicua mancia di resto, o del giornalaio, del barbiere, del benzinaio, di… Laura. Già! Laura. Dodici anni insieme tra alti e bassi. Dodici! Avrebbe mai compreso il suo gesto? |