Saluti dalla Toscana
Occhio: «Come vorrei essere in Toscana… Non mi potrò mai dimenticare le colline della Val d’Orcia sotto il bacio del plenilunio, i nasi rossi dei clown
a VolterraTeatro, la nebbiolina mattutina intorno a Montalcino, il bianco del travertino del Duomo di Massa Marittima, le sbandierate cangianti in Piazza
del Campo, il blu del lago dell’Accesa, il rubino del novello alla sagra di Greve e il verde del prato che fa da pavimento dell’Abbazia di
S. Galgano… Ah… che estasi la Toscana centrale… lo stesso meraviglioso paesaggio che si intravede dagli occhi della Gioconda…» Bocca: «Io, a dire la
verità preferisco la Toscana settentrionale. Il lardo di Collonata che si scioglie come un’ostia sacra tra la lingua e il palato, i testaroli di
Pontremoli, l’olio extravergine della Luigina, quasi dolce che seduce le papille gustative come un vero Casanova. Una vera libidine di sapori! Ma anche
il gusto di sentirsi un pascià un po’ dandy sulla spiaggia di Forte dei Marmi e di passeggiare per Prato pensando di essere in Cina!». Indice:«E che mi
dite della Toscana Orientale? Una terra diafana e impalpabile: una campagna educata e pettinata a tal punto da apparire umana e proprio per questo
conturbante; l’indomabile natura che sembra risvegliarsi nei centri spirituali custoditi tra i boschi del Casentino». Naso: «Personalmente le emozioni
più belle le ho respirate nella Toscana Occidentale: sentore di libri usati e riusati, di carta calda di copisteria e aria esotica portata dagli
stranieri a Pisa; il profumo del pesce che a Livorno si insinua in ogni meandro, mescolandosi al gas dei motorini. A sud, lungo la costa degli
Etruschi, la salsedine si inebria dell’aroma dolce dei pini e, quando lo scirocco batte umido e sfacciato ad arricciare i capelli, si esala l’odore
dell’asfalto». Lobo: «Io, invece, vorrei essere in Toscana meridionale… Il cigolio delle navi che attraccano a Porto S. Stefano, l’ansimare dei
cinghiali nella macchia mediterranea, l’eco delle meditazioni Zen al Monte Labbro, i canti in ottava rima nelle feste di paese, l’inno del vento tra i
castagni del monte Penna e il silenzio secolare in una tomba etrusca di Sovana…». Mentre i cinque sensi se ne stavano ancora rapiti dai ricordi, il Sesto Senso prese la parola, rievocato come un fantasma da una seduta spiritica di sensazioni. «Ricordatevi che il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi, nuova bocca, nuove orecchie, nuove mani e nuovo naso!». |