Appunti di viaggi sciolti
Italo Draperi
2500 battute

tutta un’estate passata a tirare fuori qualcosa da questo viaggio.
un’orgia di chiese, moschee, buddha e città a pezzi. gli occhi e i vestiti delle donne che cambiavano un po’ alla volta, sfregiati dal vento in mongolia, sottili e distanti in cina, scuri e preziosi in nepal, decorati in india e spenti sotto spessi veli neri in pakistan.
ho viaggiato nel deserto senza piste alla ricerca di Ulaanbaatar, un puntino nero sulla cartina così fragile e sicuro che ogni notte avrebbe potuto scomparire nel vento.
mi sono fermato vicino a Lhasa in un giorno di festa e degli strani cowboy si sfidavano su dei pony agghindati in una corsa senza classifiche ripetendola all’infinito mentre il pubblico scioglieva il tempo.
ho visto le sagome nere stagliarsi contro il sole nel Gange come una parentesi liquida dentro il frastuono del traffico indiano.
è capitato che io abbia sentito la vita di colpo, fulminato dal silenzio di un ponte sospeso nel nulla oppure inchiodato tra le pietre decorate da persone esistite millenni prima di me ed era come se tutto si fosse concentrato improvvisamente lì e non avesse più senso guardare altrove.
e poi altri giorni, giorni piatti a sfumature marroni e occhi fotocopiati di gente nuova a cui non hai voglia di dare una storia, non hai voglia di vederci niente, vuoi solo passare oltre e non ricordarti perché ti trovi lì.in quei casi devi trovare la musica, la musica che ti dia la forza per distruggere il paesaggio e ripartire sferzando la strada per andare oltre il tramonto come nella “migliore” tradizione hollywoodiana.

ed ora che il viaggio è finito ti ritrovi qui da solo nella tua stanza svuotata dai sogni.
fumi una sigaretta e su di te non è rimasto nulla, nessun odore nella memoria.
speri che la magia regga ancora per un po’,che funzioni per gli altri che sappiano leggere l’eco della forza di quel viaggio.
lo speri, ma non te ne frega un granchè.
forse un dettaglio nella storia vi è sfuggito, anzi sicuro perché ho dimenticato di dirlo,si tratta di uno di quei dettagli ai margini della storia che ribaltano tutto:
io non ho mai fatto questo viaggio.
mi pagano per montarli, ecco le cassette, ecco i soldi, ecco tutto.
e presto lo avrebero proiettato e la gente del paese tornando a casa stringendosi ognuno nei propri golf da fine estate si sarebbe sentita un po’ meglio, un po’ come se facesse parte del mondo anche da lì.
ed io, ricevuto la mia paga e ripagati i miei debiti studiavo quale fosse il modo più veloce ed economico per ubriacarsi ed andarmene via.