Appunti di viaggi sciolti
tutta un’estate passata a tirare fuori qualcosa da questo viaggio. un’orgia di chiese, moschee, buddha e città a pezzi. gli occhi e i vestiti delle donne che cambiavano un po’ alla volta, sfregiati dal vento in mongolia, sottili e distanti in cina, scuri e preziosi in nepal, decorati in india e spenti sotto spessi veli neri in pakistan. ho viaggiato nel deserto senza piste alla ricerca di Ulaanbaatar, un puntino nero sulla cartina così fragile e sicuro che ogni notte avrebbe potuto scomparire nel vento. mi sono fermato vicino a Lhasa in un giorno di festa e degli strani cowboy si sfidavano su dei pony agghindati in una corsa senza classifiche ripetendola all’infinito mentre il pubblico scioglieva il tempo. ho visto le sagome nere stagliarsi contro il sole nel Gange come una parentesi liquida dentro il frastuono del traffico indiano. è capitato che io abbia sentito la vita di colpo, fulminato dal silenzio di un ponte sospeso nel nulla oppure inchiodato tra le pietre decorate da persone esistite millenni prima di me ed era come se tutto si fosse concentrato improvvisamente lì e non avesse più senso guardare altrove. e poi altri giorni, giorni piatti a sfumature marroni e occhi fotocopiati di gente nuova a cui non hai voglia di dare una storia, non hai voglia di vederci niente, vuoi solo passare oltre e non ricordarti perché ti trovi lì.in quei casi devi trovare la musica, la musica che ti dia la forza per distruggere il paesaggio e ripartire sferzando la strada per andare oltre il tramonto come nella “migliore” tradizione hollywoodiana.
ed ora che il viaggio è finito ti ritrovi qui da solo nella tua stanza svuotata dai sogni. |