Viaggiatrice stanziale
Paola Acciarino
2500 battute

Naima spazza il pavimento dellla sua bottega fatta di pietra e assi di legno dipinte di bianco, anche se sa da sempre che è inutile: il primo cliente del mattino, aprendo la porta, farà di nuovo entrare la polvere del deserto; ed è in sua attesa che la vecchia Naima prepara i sacchetti con le erbe e gli infusi, sistema il banco, ordina le carte.
Naima ha novant’anni. La notte in cui è nata la luna era al culmine del suo splendore - così le raccontavano - anzi, era talmente luminosa che le streghe del villaggio pronosticarono senza esitazione che quella bambina avrebbe avuto il dono di vedere oltre, di vedere il mondo.
Naima non diede mai troppo peso a quella leggenda, tant’è che non vide mai oltre il proprio villaggio.
Dedicò la propria vita ad aver cura dei genitori e della nonna, essendo l’ultima di 13 figli; poi ereditò da quest’ultima la bottega del tè: una baracca di assi di legno che si trovava tra il villaggio ed il confine col deserto, laddove, anche oggi, passano le rotte dei carovanieri. Mentre viandanti e tuareg sostano acquistando o barattando cibi e mercanzie, sorseggiando tè alla menta e facendo riposare furgoni e cammelli, Naima legge loro ciò che è nascosto nell’anima e nel destino attraverso le carte e la sabbia del deserto: in molti sono tornati da lei, soprattutto per questo, oltre che per il delizioso tè alla menta.
Ognuno ritornando a casa ne ha raccontato la storia e la bottega divenne così nota che giunsero a farle visita persino alcuni governanti di paesi lontani, attori di fama mondiale e rockstars.
Attraverso i racconti dei viaggiatori Naima ha percorso le strade del mondo, attraversato mari, parlato altre lingue, toccato la neve dell’Everest, meditato con i monaci tibetani, sofferto per la guerra che dilaniava ora un paese ora l’altro; ha conosciuto l’aurora boreale ed il cibo vietnamita, indossato un kimono giapponese sorseggiando il tè alla loro maniera (e non ha potuto evitare di pensare che fossero un po’ buffi), ha conosciuto il pensiero di filosofi e musicisti, ammirato i colori di un quadro di Mirò e dei graffiti niuiorchesi.
La geografia ed il cuore dell’intero mondo sono disegnati nelle rughe che le solcano il viso e le mani.
Adesso, a novant’anni sa che le streghe del villaggio avevano ragione: avrebbe visto oltre, avrebbe visto il mondo intero.
Non è stata Naima, però, ad andare per il mondo ma il mondo a venire da lei, nella sua bottega del tè, al crocevia tra l’immenso, silenzioso deserto ed il caos delle grandi città.