Stultifera Navis
Brontolo
2500 battute

Non so quand’è iniziato il mio viaggio.
L’ultima cosa che ricordo è il mio risveglio nelle strade di Francoforte: senza armatura né cavallo, spogliato di tutto, vagavo per la città.
Raccontai alle gente del posto la mia storia e cercai invano di spiegare quali erano i miei alti compiti e doveri.
Nessuno capì e mi credette: dissero che ero un folle indecente, uno sconcio vagabondo e che avevo perso ormai la ragione e m’imprigionarono.
Dissero che vivevo un eterno carnevale e che il mio posto era sulla nave dei folli.
L’autunno era alle porte e i colori erano sfocati, il paesaggio assomigliava ad un limbo: c’erano troppe sfumature impercettibili, nulla di definito, nulla di certo.
Non era la mia terra, sentivo che era completamente estranea a me e nello stesso tempo troppo familiare.
Conoscevo luci e ombre di quella città, senza ricordarmi di averli vissuti.
L’autunno era alle porte e mi consegnarono a dei marinai che avevano il compito di portarmi via sul loro battello.
Agli occhi di quella gente io non avevo terra, non avevo origine, non avevo nome, non avevo dove andare, nonostante avessi risposto chiaramente ad ogni loro quesito, spiegando chi ero, da dove venivo e dove dovevo andare. L’unica cosa che non ricordavo era come fossi arrivato lì.
Mi dissero, prima di salire, che la mia destinazione era Magonza e da lì la mia sorte non sarebbe stata più affar loro, chiunque io fossi.
Loro erano le maschere, loro erano il carnevale, non io; loro così abituati ormai da troppo tempo all’oscurità delle acque del fiume; le loro smorfie schernivano la verità.
Sentivo l’acqua scivolare e sbattere e cullarmi, in questo strano luogo che negava la mia esistenza.
Dividevo il mio spazio sul battello con altri prigionieri: gente sofferente, dementi e malati.
Nessuno era in grado di capirmi e di comprendere l’importante compito che dovevo portare a termine.
Fermatosi il battello, i marinai mi gettarono sulla terra ferma, dissero che mi trovavo a Magonza, nell’anno 1399 e che non ero più un loro problema...
Mentre il battello si allontanava, gridai per l’ultima volta: “Io sono Tristano, figlio del defunto Rivalen re di Lyonesse, sono il nipote di re Marco di Cerniw!”.
Ripresi il mio viaggio di cui non ricordavo l’inizio e che ancora non ha fine...