Il mondo a testa in giù
Marco Ferrari
2111 battute

   Seguo con lo sguardo il mio zaino barcollare sul tapis roulant fino a vederlo scomparire. Finalmente mi rilasso. Dopo quindicimila chilometri di autobus mi aspettano ventiquattro ore spaparazzato sull’aereo che mi riporterà in Europa. Una prospettiva di grande libidine. Voglio finire il romanzo e soprattutto farmi viziare dalle hostess… e pensare che c’è gente che ha paura di volare! Sinceramente mi spaventa molto di più affrontare l’asfalto che fare dribbling tra le nuvole.
   L’altra notte ad esempio mi sono quasi accoppato quando, per evitare un canguro, il pullmann ha inchiodato le ruote e mi sono ritrovato a terra due sedili più avanti. Fino al mattino non ci ha mai abbandonato il puzzo dei freni e delle gomme bruciate.
   Girare l’Australia vincendo la tentazione dei voli interni, è un’esperienza che ti trasforma dentro. Ti costringe ad accordarti sui ritmi della natura e ad abbandonarti al suo spettacolo. Gli spazi sono infiniti e le distanze troppo grandi per chiederti “Quanto manca?”. Gli sguardi degli aborigeni stanno proprio a ricordartelo e quando abbozzano un sorriso è perché sperano che anche tu abbia capito che noi siamo soltanto degli ospiti su questo pianeta e non i padroni. Anche i road trains, i mastodontici camion con due rimorchi, lunghi cinquanta metri, si smarriscono lungo le strade governate dagli eucalipti e dai termitai.
   I raggruppamenti umani conservano delle caratteristiche uniche, di ingenua originalità. Durante una sosta, l’autobus si è fermato nel bar di un microscopico agglomerato dove i manifesti appesi ovunque incitavano gli abitanti a cercare ossa di dinosauro, magari nel loro giardino. Il casuale ritrovamento di una zampa di tirannosauro aveva stimolato il loro orgoglio e tutti erano chiamati ad accrescere l’importanza di quel luogo sperduto. Obiettivo dichiarato di quella insolita caccia era l’inserimento del nome del loro paesino nelle cartine geografiche!
   Raramente un viaggio mi ha arricchito tanto. Dall’altra parte del globo terrestre ci si può permettere di dubitare sui luoghi comuni della vita. Sono loro o siamo noi a camminare a testa in giù?