Vite viandanti
Matteo Ninni
2485 battute

Lo lessi su una rivista gratuita: “Casa-metropolitana, metropolitana-ufficio, corridoi dell'ufficio, ufficio-metropolitana, metropolitana-casa, corridoi di casa, casa-baretto, baretto-letto. Ogni giornata da impiegato, in media, sono tre chilometri a piedi, novanta al mese, mille all'anno”.
Ragionai che, mille chilometri all'anno, potevano significare ottantamila chilometri in una vita, circa due volte la circonferenza della Terra.
E se tornassimo tutti nomadi, pensai, appiedati come viandanti, viaggiatori come migranti. E se il nostro cammino di vita fosse concretamente un primo giro di circonferenza, che parte gattoni, lentamente. Impari a camminare al confine sloveno, fai le scuole elementari tra Belgrado, Istanbul e Baghdad, le medie fino a Lhasa, cinque anni di istituto tecnico consumando l’altra metá del continente asiatico, a Tokyo passi la Maturitá, mezzo Oceano Pacifico a bordo di un peschereccio giapponese per finire l’universitá, è tanto, a dire il vero, ma perch» hai scommesso su altre esperienze importanti come la reggae band, poi accetti uno stage a Honolulu, ti assumono a San Francisco, ti sposi a Denver, la promozione a Chicago, ti nasce un figlio in piena Manhattan, la promozione su un cargo in pieno oceano Atlantico, un secondo figlio alle Azzorre e quando questo incomincia a parlare tu hai finito il primo giro, hai circa quarant’anni, ripensi a tutto quello che hai fatto, qualche rimorso perch» avresti potuto fermarti di più in quel posto, o forse ti ci sei fermato troppo. Ma sei mediamente soddisfatto di te stesso, la forma materiale di tutto quel camminare.
Poi realizzi che mica è finita, che altri quarant’anni potresti averceli ancora e riparti, lo stesso itinerario, se vuoi, o cambiare tutto, correggere gli errori, affrontare la vita con maggiore calma, riflettendo meglio, irrobustito dall'esperienza, per un secondo viaggio, una seconda possibilitá.
E l'appuntamento di lavoro te lo fissi a Mosca con il tizio che sará lœ lo stesso giorno tuo.
E le nozze d'argento le festeggi a Pechino.
E in pensione ci vai a Santiago del Cile.
Poi percorri il basso Atlantico, risali l'Africa dove saggezza, memoria e fronte canuta si riconciliano con la culla dell'uomo. Aneddoti del primo giro riempirebbero i tuoi pomeriggi: a Katmandu la prima vacanza da solo, a Dhaka l’amore per la prima volta.
Infine, eroico come l'arrivo di una maratona da ottantamila chilometri, l’epilogo.
E a chi ti domandasse com’è andata, risponderesti, bene, ho vissuto.