Epilogo
pina la villa
2350 battute

La storia finisce fra montagne di spazzatura e rumori di ferraglia in un caldo pomeriggio del mese di maggio a Catania.

Qualche giorno prima. La chiesa della Collegiata addobbata a festa, col tradizionale tappeto rosso ad aspettare gli sposi, si svuota pian piano e gli invitati si confondono con la folla degli acquirenti del sabato pomeriggio in Via Etnea. Il matrimonio non si fa più, niente fotografie in piazza Duomo, niente ricevimento nella villa in collina, a picco sul mare. Gli invitati appaiono un po' strani nei loro abiti eleganti e i capelli freschi di parrucchiere. Vestiti acquistati nelle migliori boutiques della città, auto di lusso a rischio fra le vie del centro storico, tacchi assassini nel basolato di pietra lavica. Migliaia di euro bruciati per apparire allo stesso livello delle famiglie degli sposi! E che fine faranno i regali? Ma poi perché? Cosa è successo? Anche i loro commenti incuriositi e scandalizzati sfumano nel vocìo indistinto del cosiddetto salotto della città, che ha in cima la sagoma ormai scura del vulcano.

Il lungomare è rumoroso e vuoto. Un treno sta arrivando da Siracusa e impedisce la vista del mare e del porto.

Paola e Anna vorrebbero parlare di come sono andate le cose, ma non riescono a dirselo.

E non riescono neanche a pensarci. Per pensare ci vuole silenzio e quella città non sa cosa sia.

Il matrimonio andato a monte darà da parlare per qualche giorno, fino al prossimo scandalo. Mai si era sentito di una futura sposa che manda a monte il suo matrimonio denunciando contemporaneamente la scoperta di uno scandalo familiare di appalti truccati e corruzione: il padre e il futuro suocero, il mondo dell'imprenditoria e quello della politica, tutti insieme arrogantemente, e il matrimonio a garantire gli accordi.

Il giudizio sulla ragazza è stato già pronunciato: pazza.

E' passato solo qualche giorno, e già alcuni aspetti della vicenda sfuggono. Fra un po' tutto sarà dimenticato, i lidi della Playa si riempiranno di corpi fasciati nei nuovi costumi, qualcuno mancherà all'appello, ma non sarà un dramma.

Per lei il mondo si è fatto stretto, da non trovarci ormai neanche il più piccolo spazio per sottrarsi alla sua follia.

Quella notte il rumore delle bottiglie di birra lanciate dai ragazzi ubriachi in piazza Teatro Massimo le arriva alle orecchie, non più allo stomaco.

Fine