FLAVIO
Faust Cornelius Mob
2014 battute

Lo vedevamo ciondolare per il quartiere praticamente a ogni ora. La testa incassata nelle spalle, gli zigomi a sostenere certe occhiaie che sembravano camere d’aria di una bicicletta, gli occhi lucidi come plastica e venati di crepe rosse parevano esser stati appena pescati in un distributore a moneta, quelli che andavano con le cinquecento lire (e com’è che ora vanno con un euro?).

Di storie più o meno fantasiose ne giravano parecchie, su Flavio. Di certo si sapeva che abitava con sua madre sopra la lattaia, appena fuori dalla piazzetta, e che una volta ci stava pure dentro. Sì, una volta, ma doveva essere parecchio tempo prima perché a vederlo in giro non sarebbe potuto sembrare più lontano dallo starci dentro. Camminava sempre, con la testa a ciondoloni e lo sguardo fisso avanti, di traverso, e quando lo si incrociava salutava con un cenno della testa e un “gnao” miagolato a mezza bocca.

Solo quando ci accendevamo una canna ai giardinetti sembrava rianimarsi. Noi rollavamo e manco avesse il radar compariva inserendosi di diritto nel giro , facendosi due tiri quando decideva sarebbe toccato a lui.

E allora cominciava a parlare, e partiva immediatamente per la tangente. Sì perché lui era stato in India, e si era fumato l’oppio sul Gange, e sapessimo noi che acidi ai concerti dei Pink Floyd che poi vedeva i pali della luce che rientravano nel terreno e le sue mani che diventavano graaaandi! E poi in Number, lui è stato uno dei primi ad andarci a ballare l’hardcore, e anche lì giù di paste, cartoni e che storie che si vedevano! Mentre ballava, diceva lui, era capace di far girare delle biglie luminose che creava con le dita mentre le facce della gente si deformavano tutte.

Finita la canna si fermava un attimo, barcollava per una buona decina di secondi e ripartiva per il suo giro facendoci salutare dal faccione ghignante dei Rotterdam Terror Corps cucito sul giubbotto logoro.

Dicono che non se la cavasse male nel Rugby, che si allenasse con il Calvisano. Poi si sa, le paste, i cartoni…