Piccole innocenti manie
Andrea Manca
2495 battute

Persino il lettore più razionale e disciplinato, nel leggere queste poche righe, riconoscerà sorridendo di essere stato anche lui catturato almeno una volta nella rete invisibile e inquietante delle piccole manie ossessive quotidiane che la dottrina psichiatrica definisce, con termine suggestivo, di tipo “paranoico”.
Piccole e tutto sommato innocenti, il più delle volte.
Pericolose e soffocanti, nei casi clinici più gravi.
Possono essere annoverate nell’elenco manie involontarie e inconsapevoli quali l’allacciarsi le scarpe partendo sempre dalla destra – o dalla sinistra, fate voi.
Pensiamo, ad esempio, a quei banali ma immutabili rituali che ognuno di noi ripete tutte le volte che rientra a casa – nell’ordine, sempre quello, ci si sfila il cappotto, si posano le chiavi e l’orologio sul mobile vicino alla porta, si fa pipì – oppure quando si sale a bordo della propria autovettura – si infila la chiave e si accende il quadro, si controlla prima lo specchietto interno, poi quello esterno, e così via.
Per carità, l’ordine deve essere sempre quello e la semplice dimenticanza o l’inversione della sequenza degli adempimenti possono determinare, anche sfuggendo al controllo cosciente, uno stato d’inspiegabile “malumore” per l’intera giornata.
Piccoli gesti ripetuti da sempre, la cui origine è stata magari casuale, sui quali poggia tuttavia il nostro bisogno atavico di ordine e di sicurezza.
Potrebbe essere pericoloso mettere in discussione questi riti, i quali sono, come dicevo, assolutamente innocenti nella maggioranza dei casi.
Personalmente, poi, sono forse il recordman del settore, con una miriade di queste manie che sin da bambino mi hanno accompagnato: anagrammare i nomi delle persone, leggere al rovescio le scritte sui cartelloni, calcolare mentalmente i tempi di percorrenza del circuito dove abitualmente vado a correre.
Perché poi, quando si arriva a riconoscerle, scatta la nuova ossessione, quella di liberarsene.
Può essere un lavoro semplice, quando si è fortunati.
Può essere al contrario una fatica immane che richiede una volontà di acciaio e talvolta esige addirittura un vero e proprio supporto specialistico.
Per alcune delle mie manie posso dire con certezza che oramai appartengono al passato.
Per altre, francamente, no.
Purtroppo, nonostante ci provi da anni, non riesco infatti a liberarmi dal vizio prepotente, ogni volta che mi metto a scrivere, di andare a capo per ogni frase ed iniziare sempre e comunque con la stessa lettera.
P come paranoia, appunto.