Il mistero dell’uomo/cavallo
Fernando Bassoli
1504 battute

Osvaldo il Maramaldo era impazzito dopo essere stato collegato ad internet per sedici settimane consecutive senza mai alzarsi nemmeno per andare in bagno. Quel che riusciva a mettere assieme rubando dalla cassaforte di famiglia se lo giocava ai cavalli, a Capannelle o Tordivalle. Quasi senza rendersene conto.
Ladro instancabile di giorno, scommettitore incallito di notte. Un mostro. “Un giorno o l’altro, faccio filotto e mi sistemo per le feste! Non basterà un Tir, per portà a casa i quattrini! Ah! ah! ah!” scaciottava nel sonno, ballonzolando sul divano, ché pure la quinta moglie aveva dato di testa e l’aveva cacciato dal letto. Ma a lui non importava più di tanto, perché la psicologia del giocatore compulsivo è questa: ci si illude di poter controllare gli eventi, di giocare a piacimento con tutto, perfino con le persone. Ci si sente un burattinaio, un abile regista. Ma al peggio non c’è mai fine: un giorno, per vincere l’insonnia, Osvaldo cominciò a ingoiare psicofarmaci dell’Anonima Scrittori a tutte le ore.
A forza di ingurgitare pasticche si mise a nitrire nel sonno, credendosi Varenne. La mattina faceva colazione con la biada. Sostituì il medico della mutua col veterinario. Invece di camminare galoppava a quattro zampe, defecava per strada e se qualcuno gli diceva “Lei è pazzo.” rispondeva: “Furia cavallo del West/ che beve solo caffè/ per mantenere il suo pelo/ il più nero che c’è”.
Insomma andateci piano con queste pillole: potreste risvegliare il Maramaldo che è in voi.