A momenti m’ammazzo
Angelo Camba
2500 battute

Suona la sveglia. Sono le sette ed è solo Lunedì. Riuscire a sollevarmi è il passo più difficile.
Ho dormito venti minuti più del dovuto. Faccio la pipì ad occhi chiusi. C’è silenzio in casa. Bevo il caffelatte e mangio biscotti. La doccia mi sveglia davvero. Mi asciugo. Metto calze e mutande. Pantaloni, camicia, maglione e scarpe. Asciugo i capelli. Lavo i denti. Metto tutto a posto. Un’ultima controllata. Giacca, sciarpa, guanti ed esco.
Cammino veloce. Ho fretta. Scendo di corsa le scale della metro. A momenti m’ammazzo. Sento che sta arrivando un treno. Arrivo alle scale. La metro si ferma. Scendo di corsa. A momenti m’ammazzo. Vado contro la gente che esce. Sta per ripartire. Ci sono quasi. Le porte iniziano a chiudersi ma con un salto sono dentro. E’ strapiena. Spero di arrivare in fretta. Chiudo gl’occhi. Devo smettere di pensare. All’arrivo scendo insieme al fiume umano. Fuori c’è la navetta aziendale. Salgo e aspetto che parta. Mi rilasso un po’. Leggo. Ascolto musica. Cinque minuti e arrivo.
Timbro l’entrata e vado a bere un caffé. Trovo i colleghi. Si parla delle solite cose. Vado in ufficio. Ho trenta email da leggere. Venti schede da fare e innumerevoli dati da verificare. Alle undici arriva il mio collega preferito. Prendiamo un altro caffé. Facciamo a gara per vedere chi è più pirla. Io credo sia lui. Lui crede sia io. Siamo una bella coppia. Lui è laureato in Legge. Inserisce dati. Lui mi capisce. Io lo capisco. Ci capiamo, ma questo non cambia un cazzo. Torniamo in ufficio. Diretti fino alla pausa-pranzo.

Zona Franca. Non se ne parla.

Pomeriggio. Ho sonno. Sono le due. Spero che arrivino le sei. Continuo a fare quello che non mi piace fare. Ma lo devo fare. Verso le cinque vorrei un the. Scendo alle macchinette automatiche. Digito “Bevanda Gusto The”. Cerco ristoro. Torno in ufficio col bicchiere. In fondo manca poco alle sei. Conto le cose che ho dimenticato di fare. Se torno presto faccio la spesa. Alle sei sono libero. Timbro l’uscita e corro per non perdere la navetta. Parte subito. Arrivo alla metro. Scendo di corsa le scale. A momenti m’ammazzo. Il treno è pieno di gente sfatta. Senza pensare arrivo più veloce. Esco col fiume umano. Una signora mi sbatte addosso e fila dritta senza chiedere scuse. Arrivo a casa. Non ho fatto la spesa. Una pasta veloce per cena. Guardo la tele. Vado a letto. Metto la sveglia e leggo. Poi spengo e m’addormento.
Suona la sveglia. Sono le sette ed è solo Martedì. Riuscire a sollevarmi è il passo più difficile.