Follia semplice
Alfredo Bruni
2445 battute

   Sbadigliò e allo sbadiglio fece seguito il grido dell’animale.
   “Ci risiamo,” disse Apollonio grande e grosso com’era. Gli altri infermieri annuirono.
   “È un buon segno,” disse il dottor Mercurio, primario di recente nomina.
   “Lo sbadiglio o il grido?” chiese Lancillotto, che era il più magro degli infermieri, ma era fatto solo di muscoli.
   Il dottor Mercurio appoggiò la mano sulla fronte e sentenziò: “Lo sbadiglio indica che qui si annoia, il grido evidenzia la rabbia dell’animale ingiustamente tenuto in gabbia”.
   “Ma se ha fatto così fin dal primo giorno,” cercò di dire Apollonio.
   “Perché non è malato,” disse definitivamente il dottor Mercurio. “Si sono sbagliati tutti, il professore Marcovaldi, mio illustre predecessore, il suo medico, lo psichiatra dell’ASL e il professore Anselmi di Firenze. Bisogna lasciarlo andare.”
   Il giorno dopo Mercurio firmò le carte e Apollonio lo scortò all’uscita.
   Si fermò al primo bar e ordinò un cappuccino e due cornetti. Mentre ingoiava, notò il manifesto. Sbadigliò, ma trattenne il grido. “Quindici giorni, e si permettono già di organizzare addirittura un premio di poesia,” pensò. “Io sono uno scrittore,” disse al barista, “mi sai dire chi è quello del manifesto?”.
   “Quale manifesto?”
   “Il premio di poesia. Chi lo organizza?”, e sembrava una persona perbene con quegli occhi scialbi.
   “È un nostro cliente, abita a due passi da qui.”
   Percorse in fretta i due passi. Suonò il campanello e il poeta Aldo Gioia aprì la porta.
   Quando la polizia arrivò, trovarono il corpo senza vita di Beatrice, la vecchia nonna del poeta e Aldo Gioia addormentato da un tubetto intero di sedativi e tutto insanguinato.
   “Dobbiamo scoprire chi ha fatto la telefonata anonima,” disse il commissario a un agente, “e chiama il magistrato”.
   Al telefono, il dottor Mercurio riconobbe la voce. “Sei tu, Apollo,” disse.
   “Sì, sono Apollo. Le telefono per ringraziarla di tutto quello che ha fatto per me. Lei non è solo il miglior medico del mondo, ma è innanzitutto un amico.” Era la milionesima volta che ripeteva la storia dell’amico. Continuò: “Volevo anche dirti… Possiamo darci del tu? Volevo dirti che organizzo un premio di poesia e so che scrivi, mi farebbe piacere che partecipassi, o se preferisci ti farò fare il presidente di giuria.”
   Intanto sfogliava le carte che aveva preso a casa di Gioia e cercava qualche verso da sfruttare per le sue poesie.
   E se le 2500 battute sono finite la storia purtroppo è vera.