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1- La prospettiva del cronista
La segretaria si affacciò verso le undici alla sua scrivania: "Il
capo ti vuole da lui". Ora, in qualunque altra redazione il
capo si sarebbe chiamato il direttore, ma li da loro si diceva capo,
con il tacito e soddisfatto assenso proprio di lui, il direttore/capo,
che da sempre incoraggiava quella tendenza. Marco Cicoli si tirò su
dalla sedia, salvò il file sul computer e si stiracchiò pigro rispondendo
“arrivo” alla segretaria che si era già volatilizzata altrove.
Il capo significava due cose: andare al consiglio comunale a trascrivere
e commentare l’odierna, noiosissima sessione, oppure infilarsi
in macchina e viaggiare direzione “Monte San Biagio”, km
46, per scrivere il pezzo sull’inaugurazione della mostra bovina,
patrocinata da XXX, accreditato sponsor politico di ***, che a sua volta
finanziava in maniera abbastanza esplicita proprio il giornale in cui
Marco Cicoli lavorava. Inutile chiedere quale fosse l’aspirazione
quotidiana del Cicoli, che tra l’altro aveva la marmitta sfasciata,
e temeva come un odissea infinita il viaggio sull’Appia fino a
Monte San Biagio.
Il capo lo accolse con il solito sorriso beffardo delle 11:00 di mattina,
quando venivano impartite le consegne giornaliere.
“Prego, Cicoli, prego, siediti un attimo per favore…”
Cicoli ovviamente si sedette.
“Allora, mio caro capocronista, abbiamo due possibilità per
la tua giornata – affrettò il capo aggiustando alcuni fogli
sulla sua scrivania – Consiglio comunale o Fiera Bovina a Monte
San Biagio…” Marco Cicoli sorrise tenue.
“Io- riprese il capo- avrei pensato a…”
Un intero secondo di silenzio magnetico aleggiò tra i due.
“Tu che preferisci???Avanti, Marco, dimmi tu…Sono due
anni che lavori qui, ormai, lo sai che di te mi fido…” Inaspettata
ventata di generosità, il Cicoli si trovò momentaneamente sprovvisto
di adeguata risposta.
”Avanti- sussurrava il capo- dimmelo”
“Mbeh, stavo appunto seguendo quela storia sulla sanatoria in
comune, e la dibattono oggi, e quindi.Il tono della sua voce era
ricco di implicazioni, ma non esprimeva nelle parole alcuna convinzione
netta. Nondimeno, il capo esaudì il desiderio a braccia aperte.
“Ok, tu al comune e a MSBiagio ci mandiamo qualcun altro…”
Marco Cicoli sospirò di sollievo, un’altra giornata svangata a
sfumacchiare davanti al consiglio, rubando frammenti di conversazioni
al telefonino di assessori e consiglieri agitati ed in genere malvestiti.
Fece per alzarsi, ma il capo lo interruppe.
“Ok, stamattina consiglio, e poi…stasera che devi fare?”
Una trappola, Marco Cicoli realizzò subito che si trattava di una trappola,
aveva scampato la mostra bovina per chissà quale incarico in notturna….
“Niente, perché?!?” rispose automatico. Il capo sorrise,
ed estrasse dal cassetto una specie di cartolina, sbattendola sulla
scrivania davanti a Cicoli.
Cicoli per un attimo strabbuzzò gli occhi: l’immagine più volgare
che potesse visualizzare gli si era materializzata sotto gli occhi,
il primo piano di un culo luccicante, ma imbrattato di sangue, e la
sagoma spenta di un preservativo usato poggiata di fianco. In alto,
colori fluorescenti, la data di quel giorno ed un orario, 19:30 PM.
“Che ti sembra???” chiese il capo
“Non saprei” balbettò Cicoli
“Avanti”
“Mbeh, direi…un culo rotto, direi…con specifica
attenzione ad evitare contaggi venerei, direi…roba da sodomiti,
insomma…”
Il capo ghignò soddisfatto, estrasse una lente di ingrandimento dal
solito cassetto, e gliela spinse davanti: “Guarda meglio, Marco
Cicoli, guarda meglio…”
Marco Cicoli sollevò la lente sull’immagine, e ci scoprì un significato
del tutto nuovo: le macchie di sangue altro non erano che migliaia di
repliche minuscole di immagini della vergine di Guadalupe, mentre il
profilattico era in effetti composto da una sequela infinita di minuscole
immagini di Padre Pio da Pietrelcina. Marco Cicoli provò un istantaneo
blackout psicoormonale in qualche remota regione del suo cervello, ma
non seppe individuare quale esattamente fosse questa regione.
“Si intitola “Le vere Stigmate”, ed è l'invito
ad un vernissage. Sai cos'è un vernissage, vero?”chiese paterno
il capo. Marco Cicoli assentì con il capo:
“Si, l'apertura di una mostra, o qualcosa del genere. In genere
si beve un sacco in questi posti.”
“Appunto – continuava a sorridere il capo –
per quello ti mandiamo a te: sei laureato in arte e sei astemio pure…”
Cicoli storse il naso: laureato in Arte…..aveva fatto una tesi
sull’emigrazione est-europea, cattedra di antropologia, e questo
gli continuava a parlare di arte…tra l'altro qualcuna di quelle
stranezze contemporanee….
“Lui si chiama Melonarpo, è uno psicodivisionista neurotico,
c’hai presente, l'ultima corrente di arte eventuale…praticamente,
in ogni punto di questo quadro, anzi, della foto di questo quadro, si
interseca uno o più messaggi, da Padre Pio al sesso anale. Chiaro no?Vai
li e mi ci scrivi un bellissimo articolo di costume, dal tono moralmente
indignato e valutazioni finali da indirizzate ad un preciso pessimismo
socio-morale. Chiaro no?”
Marco Cicoli non era proprio convinto, e per di più all’oscuro
di ogni nozione di neurodivisionismo, o come cazzo si chiamava quella
cosa… per cui le numerose titubanze decisero di esprimersi. “Ehi
capo, un momento--balbettava ora Cicoli – questa sembra
roba strana, satanisti, stalinisti, sodomiti, o qualcosa del genere…sar
pieno di froci laggiù , Capo…non ci capisco niente, davvero…non
ci voglio andare..mandiamoci qualcun altro, capo…al limite vado
io a Monte San Biagio…”
“NO”. La risposta del capo fu imperiosa, e non ammetteva
replica alcuna.“Ho detto no, ci andrai tu. Sei l’unico
che ha gli strumenti concettuali per capirle, ‘ste cose…”
Cicoli aveva smesso di pensare: in quel momento era 100% odio puro.
“Quanto ai froci, vedi tu, sei un uomo di cultura, prova a
comunicarci…” aggiunse il capo con un ghigno satanico,
contemporaneamente spedendolo con una mano in direzione consiglio comunale.
2-La prospettiva del kamikaze
Entro in quel posto e mi ritrovo davanti una sala addobbata di oro,
tipo i documentari che si vedono alla televisione sui monasteri bizantini.
Ai lati c’erano una serie di quadri, insomma, quadri…quelle
porcate che fa lui, madonne profanate e cristi con le tette…uno
schifo solo, a nominarle, d’altronde le avete viste anche voi
no? E come avete potuto permetterlo, mi domando voi, che siete poliziotti,
come avevate pensato di difenderci? Chi ci difende a noi, eh? Mio figlio,
il mio unico figlio maschio, è diventato ricchione a stare a sentire
quel criminale, quel frocio travestito del cazzo. E la polizia che fa,
sta a guardare???
Che quando l’ho visto, li, a parlare del recondito davanti a quella
madonna gonfiabile, mi è salito il sangue agli occhi, anche se mi sono
controllato poi…mi sono avvicinato, anche se mi faceva un po’
schifo, vestito da suora e con le giarrettiere nere…quel depravato
affogato nel vizio.
Ma di vizi è morto: è bastato dirgli che gli volevo fare assaggiare
della boliviana purissima, che l’ingordo strabbuzza gli occhi
e mi dice “appartiamoci”.
Dentro il camerino c’era un disordine osceno, bottiglie, posaceneri
pieni, carta, giornali, cavi elettrici e telecamere: siamo entrati in
silenzio, le ho passatto la bustina e lei….volevo dire, lui…lo
ha sparpagliato automatico su una specie di specchio, e poi ha iniziato
a tagliuzzare con una specie di carta di credito. Era concentratissima,
e senza staccare gli occhi dallo specchio impolverato mi diceva: “dai,
che adesso lo facciamo come san sebastiano, se riesci ad essere veloce…”.
Quando l’ho vista allungare il naso sulla coca, ho aspettato che
aspirasse dentro tutto, e poi le ho sparato un calcio al fianco, e l’ho
allungato a pancia in sotto, quel frocio travestito. Poi, tenendogli
il muso schiacciato sullo specchio, a rischio di tagliargli quel bel
faccino del cazzo, gli ho infilato la prima cosa lunga che ho trovato
nel culo, e ho spinto fortissimo, e intanto gli sbattevo la testa sullo
specchio fino a che non ho smesso di sentire la sua voce strillare,
strillare, strillare…
“Ama il tuo nemico- mi diceva il porco- ti supplico,
ama il tuo nemico…”
Solo dopo mi sono accorto di Padre Pio. Mio padre era un devoto di Padre
Pio, chiamiamola una vendetta di famiglia, di mio padre per mio figlio.
Che ci avevo un unico figlio maschio, e ricchione me lo ha fatto diventare,
quel cornuto travestito
ABSTRACT: La prospettiva del martire (appunti per una mancata tesi
di laurea)
La domanda che più di ogni altra animava la ricerca artistica
del Melonarpo era quella relativa ai punti di fusione tra immaginario
religioso e psicosessuale. Perché il delirio si manifestava sempre
attraverso gli stessi canali espressivi? Provate a leggere le diagnosi
psichiatriche su milioni di casi psicotici e i resoconti delle prime
stigmati apparse sul corpo di Padre Pio: ma non ci trovate un allarmante
somiglianza?* Il Melonarpo affrontò questo tema a partire da un
classico dell’arte religiosa occidentale: Il martirio di San Sebastiano**. San Sebastiano è uno dei protomartiri della tradizione
cristiana. Fu torturato, seviziato e violentato da un orda di
centurioni romani per non aver voluto abiurare il cristianesimo. I suoi
resti sono ancora oggi conservati a Roma, in una catacomba sull’Appia
Antica. Il Martirio di San Sebastiano è un tema classico
dell‘iconografia religiosa e dell’arte devozionale cristiana. E nel corso
dei secoli San Sebastiano è stato percosso, torturato e seviziato mille e
più volte da un esercito di artisti figurativi diversi, dal Pollaiuolo al
Sodoma da Raffaello Sanzio financo a Blade Runner. San Sebastiano
diventato quindi un cult della rappresentazione mistica dell’estasi
associata al dolore e di conseguenza nell’iconografia feticista sadomaso
di tutti coloro che vedono nel controllo e nel possesso una parte
fondamentale del gioco erotico, di tutti coloro che confondono il piacere
con il dolore, confondono l’amore con il potere. Per cui
l’inconsapevole San Sebastiano diventa il simbolo di una radicale
plusvalenza semantica e alterazione nei codici rappresentativi. Insomma, da roba sacra che era, San Sebastiano diventa materiale per
pugnette di una frangia consistente di erotomani che a certe fantasie non
riescono proprio a rinunciare. D’altro canto, a ben pensarci,
personalmente ritengo che cristianesimo e sadomasochismo abbiano
moltissimo in comune E non solo quando rappresentano l'estasi filtrata
attraverso il dolore ma proprio per quella cosa in comune della
Vittima e dell‘Onnipotente, quando l'unico gioco che si può fare
rimettersi alla clemenza dell‘ immolatore. Per cui la sevizia diventa
prova d’amore ancor prima che gioco stesso.***
* cfr “Psicopatologia di Padre Pio”, MicroMega, marzo 1999 ** cfr
Pornosemiotika, vol 2, “Trilogia della Colpa: Mishima, SanSebastiano,
Trapattoni” *** cfr www.djmelonarpo.org, english section, Saint
Sebastian
3-La prospettiva dell’inviato speciale
Alle 20:00 in punto Marco
Cicoli era davanti al Blue Pirate, il luogo dell’esibizione. Non aveva
voluto arrivare all’inizio per avere la possibilità di mescolarsi con il
pubblico. Non sapeva che aspettarsi da questa mostra, e certe cose un po’
gli mettevano istintivamente paura : il sesso e la religione erano due di
queste cose, e da quello che aveva visto la cosa si proponeva decisamente
borderline. Borderline era una parola che aveva letto su un rapporto
qualche tempo prima: significava linea di confine, con borderline si
indicavano situazioni che non erano esattamente definite in un senso o
nell’altro, criminali a metà, persone che vivevano sospese tra due tipi di
situazioni….vite in prestito, destini provvisori, prendi Diego Armando
Maradona, metà divinità pedatoria, metà mortalissimo tossico dalla flebile
volontà….
Il Blue Pirate era un caseggiato basso, due piani, di cui uno occupato
da un insegna al neon blue che lampeggiava ad intermittenza, “Mystic
Porn”, il titolo della mostra…ma che cazzo c’entra
il porno con la mistica, si domandava Cicoli????
C'0erano due porte identiche schierate un’accanto all’altra,
su una c'era un'immagine della madonna di Fatima, sull'altra una donna
nuda che si strofinava addosso un pitone vero…..erano pensate
per lasciarlo li davanti a riflettere un po’, ma poi Marco Cicoli
imboccò decisamente la porta con la madonnina celeste di fatima.
Si
ritrovò immediatamente in un ambiente buio, con una porte fluorescente sul
fondo: sopra c’era dipinto il tronco marmoreo di una donna nuda, con in
mano una pistola ed il volto ricoperto da uno chador. Un fumetto prensile
aggiungeva “Fuck Your Values” E per entrare nella mostra bisognava
obbligatoriamente passare di li. Dentro, la mostra era un immagine di
immagini religiose disseminate di simboli sessuali: statue della madonna
costruite con bambole di gomma, quadri di processioni dove uomini
incappucciati veneravano donne nude, crocifissi di tutti i generi, ges
muratori, imprenditori, circensi, transessuali, pizzicagnoli, una parata
di san sebastiani che sembrava estratta da un sito di feticisti
transilvani, corone di spine, chiodi, strumenti di piacere e di tortura,
angeli custodi seminudi, tutto in quelle stanze sembrava dominato da un
ansia di profanazione mistica, come un contatto con la divinità che
passasse attraverso l’irrevocabile intimità di uno stupro. In un angolo
c’era una scrivania con dietro un carabiniere (vero???) che batteva
incessamente e macchina. Il ticchettio della Olivetti si mischiava con le
note polifoniche che provenivano dalle arcate, dove si alternavano le
tele: in una c’era l’ingrandimento di una vagina vivisezionata in un
obitorio che racchiudeva l’immagine del sacro seno di maria, in altre ges
crocifissi e dotati di imponenti attributi sessuali femminili (ges
transgender, recitava l’etichetta dell’opera). Arrivato davanti al
carabiniere, Marco Cicoli lesse diligente l’etichetta (Deposizione di
evidenza), e se ne domandò il significato. In quel momento un donna
vestita per la metà superiore di cuoio, per quella inferiore di niente, si
andò ad accovacciare sulla scrivania. Il carabiniere allora estrasse il
foglio dattioloscritto dall’olivetti e sotto lo sguardo meravigliato del
Cicoli lo infilò sotto le nude terga della signora rilegata di cuoio, che
con amorevole cura vi ci depose sopra uno stronzo aggrovigliato. Il
carabiniere raccolse e catalogò nell’apposito archivio. Deposizione di
evidenza, adesso si che era tutto chiaro, pensava il Cicoli mentre la
donna si allontanava, ed il carabiniere infilava un nuovo foglio
nell’olivetti, e ricominciava a strimpellare. Sembrava una scena dalle
giornate di salò di Pasolini, ma senza la violenza: la gelida
incalcolabile violenza instillata nella idea pura, nel concetto
immacolato. Marco Cicoli si spostò oltre quella coprofiliaca
rappresentazione e si ritrovò davanti ad una tela immensa, un'altra
crocifissione, con il cartello sopra la testa di Gesù che recitava
“Vietato ai minori” piuttosto che INRI, e varie immagini intercalate di
gioia e dolore, i ladroni crocifissi che si dimenavano davanti a donnine
nude, stupri, ancora stupri, il volto in bianco e nero di una donna
ripetuto simmetricamente 6 o 7 volte….
“Arte o Pornografia?”
Marco
Cicoli si volse di scatto al suono di quella voce: non si era accorto di
nessuna presenza accanto a lui, il suono di quella voce lo aveva
totalmente distolto dal suo dialogo interiore. E adesso si ritrovava
imbambolato davanti a lei, bellissima visione profumata di
pesca…
“Avanti, secondo lei si tratta di Arte o di Pornografia?”
Marco Cicoli, di professione giornalista pubblicista, le
domande era abituato a farle lui, mica si ritrovava tanto comodo davanti a
richieste perentorie, però siccome a rivolgere la domanda era una bellezza
di una luminosità astrale, si sentì obbligato a dire qualcosa di
intelligente.
“Mi sembra un po’ borderline, direi…”avanz
timido Cicoli
“In che senso?” domandò curiosa la fata profumata,
che gli sorrideva come se lui fosse l’unico uomo al mondo. O almeno,
il più importante, in quel momento……
“Nel senso…nel senso che….” Cicoli aveva
ricominciato a balbettare…odiava quelle domande sul senso, secondo
lui il senso non era proprio una cosa necessaria nella vita, non era
mica un poliziotto lui, che doveva spiegare i delitti, era solo un giornalista,
che li doveva raccontare, e le maniere di raccontare sono infinite,
o no? Si trovò d’accordo con il tipo della mostra, Fuck your values,
affanculo i tuoi valori …….
“Arte direi…”
La fata profumata sorrise, e si
presentò: Amanda van Brooth, era olandese ma viveva in Italia da secoli,
parlava italiano senza inflessioni ed aveva addosso quel meraviglioso
odore di pesca matura. Rimasero a parlare tutto il resto della serata:
Amanda spiegò a Cicoli che ogni singolo punto di quelle tele aveva un
significato suo, tutto autonomo, che il Melonarpo da poco aveva aderito a
questa nuova scuola che faceva neurotrasmettitorarte a oltranza, e cio
che in ogni momento i suoi sensi erano bersagliati da stimoli, simboli,
loghi, messaggi, proposte, e prima o poi il suo cervello avrebbe
lentamente assorbito ed elaborato gradualmente, amalgamando il tutto
e…….
Che bella cosa l'arte, pensava Cicoli. E che bella figa Amanda, che
a pensarci bene era la cosa più importante. Ogni punto di quella superficie
un significato diverso…ogni angolo di quel corpo, un messaggio
nuovo…Cicoli era turbato, il profumo di Amanda e tutti quei discorsi
sul significato reale di quelle opere, e la donnina di cuoio rilegata
che ogni mezz’ora entrava, deponeva un patetico stronzo davanti
al carabiniere, e ripartiva via…ma che gli davano da mangiare
a questa, si domandava Cicoli???
In quel momentò si sentirono delle urla, lunghe, disperate,
acutissime, poi una serie di rumori sordi, e poi tutti notarono
quest’omino imbrattato di sangue attraversare la sala di corsa prima di
essere bloccato dagli agenti della sorveglianza
4-La prospettiva del carabiniere installato
Deposizione di Evidenza
numero 000012, h. 20:01 Alle 19:47 è stato notato l’accusato fare il
suo ingresso nel salone centrale. Il soggetto ha attirato subito la nostra
attenzione per via del suo abbigliamento, caratterizzato fortemente da un
gilet di cotone a tinte arancioni, fortemente fluorescenti. Il soggetto
stato visto aggirarsi attentamente nelle navate della sala, soffermandosi
con attenzione davanti alle opere denominate Cristo Transessuale, Madonna
Pneumatica, Matrilineare e, con maggior attenzione, alla tela
intitolata”Beatificazione di Aldo Moro”. A quell’ora la sala si stava
appena iniziando a riempire, e l’Artista si stava intrattenendo con i
primi invitati. Ad uno sguardo attento, l’Artista dimostrava tracce
evidenti di abuso di stupefacenti, probabilmente oppiacei (la voce impastata) e allucinogeni naturali (marjuana, in quantità industriali).
Dopo circa 5 minuti il soggetto si è avvicinato all’Artista e ha
cominciato a porre domande sul significato delle opere. Sono stati usati i
termini recondito, subliminale, ed iporealismo neurovegetativo in copiosa
abbondanza. L’Artista ed il soggetto sono stati visti allontanarsi insieme
in direzione camerini, ufficialmente per farsi un tiro di coca.
5-La prospettiva del commissario Ciro Malocci
Alle 11 in punto, come concordato, l'ispettore Deridda giunse nell’ufficio
del commisario Malocci.
L’ispettore portava con se le foto della scientifica in merito
al caso Melonarpo, quel pittore che avevano trovato con cranio e resto
sfasciato nei camerini della galleria dove si stava tenendo
l’inaugurazione di una sua mostra. Le foto mostravano il corpo di un
uomo, apparentemente sulla quarantina, riverso sul sofa di pelle nere di
un vasto soggiorno. Quel corpo apparteneva a Vassilji Melonarpo, uno dei
pittori più quotati del momento, e la posa, seppur artistica, poteva
rivelarsi decisamente imbarazzante. Il Melonarpo era vestito da suora, le
mani legate da una corda dietro la schiena, la tonaca rialzata, le mutande
abbassate e una statuina di padre pio infilata proprio nel deretano. La
statuina era avvolta da un profilattico, ed in tal guisa si sosteneva sul
corpo del defunto. Si perché quello era il corpo di un morto, il grande
pittore l’avevano accoppato, e qualcuno (l’assassino, probabilmente) aveva
scritto anche con un rossetto “fuck your values” sulle chiappe defunte del
morto.. Quando la scientifica era entrata nel camerino si era trovata
davanti questo un quarantenne vestito da suora, con tanto di crocifisso di
legno e giarrettiere, incaprettato e con un statuina di padrepio infilata
nel culo, morto disteso davanti ad un televisore da cui sgorgavano in loop
filmati sui gol più belli di Maradona. E poi la stanza, che di per sé era
un bell’enigma kitsch: altarini religiosi con fiammelle e statuine su cui
erano riversi vibratori di tutti i generi, bambole di gomma vestite da
madonna, angeli di legno con cazzi lunghissimi adagiati negli angoli, un
campionario di schifezze pornoreligiose, un campionario di mistico feticismo contorniato da riproduzioni di quadri famosi del Caravaggio e di
Guido Reni, dal Martirio di San Sebastiano alla Crocefissione di
Pietro….
L'ispettore Derrida spiegò brevemente chi era il Melonarpo al commissario
Malocci, che aveva rintracciato il presunto colpevole, ma che di arte
si intendeva ben poco: due minuti di coincise informazioni da cui emerse
fuori il ritratto di un balordo, uno che si era bruciato il cervello
con le droghe in gioventù e da allora aveva tirato i remi in barca.
Alcuni critici lo trovavano innovativo (pittore polisemiotico, lo chiamavano)
ma la vita privata era un disastro, da sempre: risse, droghe, frodi
informatiche, scasso aggravato, un bel curriculum accumulato prima che
un cappellano del carcere, don Egidio, avesse notato il suo talento
pittorico. Don Eligio aveva commissionato la ridecorazione della cappella
al Melonarpo, che l’aveva riempita di un migliaio e più di minuscoli
divinità, angeli e santi a dismisura. In quella maniera, dipingendo
divinità, Vassilji Melonarpo conquistò probabilmente il paradiso, di
sicuro abbreviò di molto il soggiorno nelle patrie galere, e quando
uscì, il suo nome era già un mito tra i galleristi d’arte. Inizi
ad esporre, e fu li che ebbe luogo la sua svolta pornografica: restituito
alla libertà , Vassilji Melonarpo ritrovò tutte le sue naturali tensioni,
composte di porno e violenza, donne nude con pistole e chador, ma non
riusciva a riprodurle in altra maniera che non fosse quella religiosa.
Le forme della sua pittura erano oramai impregnate di formalismo sacro,
cristi e madonne e santi martiri, e così via…lui non riuscva a
concepire donne nude oramai, solo madonne nude e suore pompinare….
“Quest’uomo era un pazzo” sembrava pensare
il commissario Malocci, che però non si intendeva d’arte, e non
voleva arrischiare un commento sbagliato con l’ispettore Derridda,
che invece sembrava preparatissimo sull’argomento.
Di nuovo bussarono
alla porta: entrarono due carabinieri semplici, e accompagnavano un uomo
sula cinquantina, espressione dimessa sopra un corpo afflosciato, sguardo
basso e un gilet arancione a coronare senza significato alcuno quella
sagoma di uomo. Eccolo, pensò il commissario Malocci, e lo fece
accomodare. I due carabinieri uscirono dalla stanza, e rimasero soli in
tre, il comissario Malocci, l’ispettore Derridda e lui,
l’assassino.
“Sigaretta?” avanzò premuroso Malocci.
Sigaretta
acconsentì silenzioso l’assassino.
“Allora – interuppe l’ispettore Derridda –
ci racconti di nuovo come è andata, signor Ferretti, esattamente
come ha già fatto oggi pomeriggio”
E Ferretti incominciò, sbilanciando il suo flaccido corpo in avanti
si avvicinò alla scrivania, ed iniziò la telecronaca delle ultime 24
ore della sua vita. Era uscito a comprare il pane, come tutte le mattine,
e aveva visto il manifesto della mostra del Melonarpo. Suo figlio anche
era un pittore, viveva ormai da sei anni a Londra e continuava a parlare
di Melonarpo come del più grande pittore vivente. Ferretti non capiva
assolutamente niente d’arte, 47 anni a stringere bulloni all’Italsider
non gli avevano lasciato molto tempo per seminari e gite ai musei, ma
vedeva suo figlio appassionarsi per ore con tele e pennelli, ed era
orgoglioso di quella passione come se fosse sua: d'altronde era stato
proprio suo figlio a dirgli un giorno: “Capirla non serve,
l'importante è viverla”. E si riferiva all’arte.
Dopo, Ferretti
parlò solo dell’omicidio.
6-La prospettiva del critico d'arte
Si è spenta oggi, in circostanze
misteriose, una delle personalità più discusse del mondo dell’arte
contemporanea, Vassilij Melonarpo. Nato a Firenze nel secolo scorso,
Melonarpo era un neurodivisionista storico della prima ora, credeva nella
polisemanticità di ogni singolo tentativo comunicazionale, e ha speso la
sua carriera artistica cercando di avviare le basi per quel movimento che
oggi da Tokio a New York oramai si batte per “La ridefinizione del
simbolo”. Su di lui tutto si potrebbe dire, e tutto potrebbe essere gi
stato detto, ma lasciatemi aggiungere che le circostanze della sua morte
hanno qualcosa di inquietante. Mi ricordano il delitto Pasolini: nella
misura in cui lo scenario del delitto di Ostia potrebbe rappresentare
l’archetipo ideali di tanti film e romanzi pasoliniani (periferia brulla,
palazzoni sullo sfondo, vento e sabbia, fisiognomiche popolari e
borgatare), e quindi lasciarci ipotizzare liberamente che la morte di
Pasolini possa essere considerata la sua ultima, drammatica,
indeteriorabile performance artistica, allo stesso modo il Melonarpo ci
ricorda con la sua morte una testimonianza vivente (o morente, scusate il
macabro gioco di parole) della sua esagerata condotta artistica:
sodomizzato da padre pio, imbottito di droghe, davanti alla televisione
che trasmetteva i gol di Maradona…tutto lascia presuppore che, nella sua
estrema visione neurodivisionista, il Melonarpo abbia come costruito ed
elaborato la scena della sua morte, all’interno della sua mostra. E
chissà, forse anche Pasolini….
7- La prospettiva del lettore
“Lo facciamo come San Sebastiano???” gli aveva proposto
Amanda, e Cicoli non ci aveva capito niente. Che cazzo c’entra
San Sebastiano, esattamente? Mistero della fede, rispose Amanda, e si
allontanarono sul maggiolone scappottato di lei verso un’altra
zona della città.
Arrivarono a casa sua, e Cicoli scoprì che san-sebastiano
era una squallida metafora per definire pratiche sadomaso, del genere
ti-lego-le-mani-dietro-la-schiena-e-poi-vediamo-che-ci-viene-in-mente.
“Tussippazz” fu la rapida risposta del Cicoli, che
di certe cose non voleva proprio sentire parlare.
Ma lei “dai, andiamo” e poi anche “solo un pochino” e
tutte le fusa e moine del caso fino a che lui aveva acconsentito a quella
indecente acrobazia. E li avvenne il fulmineo capovolgimento di fronte,
quando Amanda van Brooth iniziò a spogliarsi davanti all’incatenato Cicoli
mostrando gradualmente una carnagione sempre più esotica, e poi
un’assortimento di biancheria intima scintillante, e poi due gambe
affusolate da cui si sfilavano le calze, e due seni imperiosi a comandare
lo sguardo,e poi…e poi…un pisellone di venti centimetri???? No,cazzo,
no, pensava Cicoli, Amanda van Brooth è un transessuale transilvano, e
adesso chi glielo racconta a San Sebastiano??? Glielo aveva detto lui al
capo che dalla macchia sembrava una roba da froci…
“Sai cos’è questo???”sorrideva Amanda sbattendo
l'archibugio in faccia al Cicoli
“Psicodivisionismo neurotico. Ogni punto un’accumulazione
di messaggi, ogni cosa significa qualcos’altro…” balbett
Cicoli
“Bravo ragazzo mio, farò di te il mio tenero amante borderline
per questa notte” commentava Amanda, mentre Cicoli amaramente
rifletteva sul fatto che quest’arte alla fine è sempre tutta roba
da froci, e che glielo aveva anche detto al capo che non ci voleva venire,
ma niente, non c’era mai verso di farlo ragionare, a quel testadicazzo
del capo.
The end
NdA: se hai coraggio, e almeno 18 anni, visita anche tu il Museo
melonarpo on line di feticismo
religioso:
http://geocities.com/microcolica/museum/gate
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