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PRIMA APPARIZIONE DELLA SIRENA (L'ipocondria degli eroi)
 
Una macchina percorreva la strada statale procedendo ad alta velocità. Perennemente sulla corsia sinistra passava camion e macchine che procedevano lentamente. Il guidatore di questa piccola utilitaria nera ascoltava a tutto volume una canzone dei Police. Cercava di portare il tempo tamburellando con le dita sul volante. Guardava avanti. Pensava. Rifletteva. Riprendeva poi a cantare. Come se pensieri e parole della canzone fossero collegate
"Message in a battle..dum dum dum.du du du du dummm.Message in a battle, yeh! ».
 
Il problema è che il protagonista del racconto non conosceva una sola parola d'inglese e i Police hanno i testi delle loro canzoni unicamente in lingua anglosassone.
 
All'improvviso il muscolo pettorale sinistro inizia a far male. Come fosse indolenzito. E le dita iniziano a pizzicare. Nonostante la sua giovane età il guidatore inizia a pensare ad un infarto o qualcosa di simile. Ricorda le parole del medico di famiglia che lui va a visitare spessissimo per fare domande idiote del tipo "Se mi fa male qui cosa vuol dire?" ogni volta indicando un punto diverso. Rimbombano nel cervello. "Quando uno ha un attacco miocardico inizia a sentire un'oppressione generalizzata allo sterno. Non riesce ad indicare precisamente da dove proviene il dolore. E' diffuso per tutto il petto. Soprattutto al centro. Prende, poi, un senso di soffocamento. Una morsa alla gola. Stai tranquillo. Non è niente". Parole che sarebbero dovute servire a confortarlo ma ancora non aveva fatto i conti con la sua capacità di somattizare anche i sassi.
 
Ecco il dolore al petto. Al centro. Con ramificazioni ovunque. La gola. Un nodo. Inizia a pensare di star male. Seriamente. La bocca inizia a gelare. Il sudore freddo inizia ad imperlare la fronte. Cerca di guardare la strada. Rallenta all'improvviso. Si defila sulla corsia di destra. Uno con la BMW lo affianca procedendo alla sua stessa velocità. Un pensiero positivo. Qualcuno, miracolosamente, si sarà accorto del suo malore? Lo soccorrerà? Solamente leggendo il labiale si accorge di essersi sbagliato. Il conducente dell'altro veicolo lo manda a quel paese con un inequivocabile gesto della mano (ricetta: 1 pugno chiuso, 1 dito medio alzato. Contemporaneamente). Lui avrebbe sperato in un soccorso ma la legge di quella strada statale non perdona. Si diventa tutt'uno con la macchina. I piedi diventano prolungamenti della frizione e dell'accelleratore. Gli occhi diventano un tutt'uno con il tachimetro, l'autoradio, lo specchietto retrovisore e gli specchietti laterali. Il nostro eroe inizia anche ad abbassare il volume della musica che inizia a dargli fastidio. Sta male ma riflette su quel vaffanculo. Se non fosse per questo dolore gliela darebbe proprio volentieri una lezione a quel tizio
Ah! Altro effetto collaterale della strada statale è un senso di onnipotenza che pervade qualsiasi guidatore di qualsivoglia macchina. Cinquecento che gareggiano con le Golf o Panda che tentano lo sprint con Mercedes ultimo modell).
 
Da lontano, intanto, il suono di una sirena. Polizia? Ambulanza? Vigili del fuoco? Prende una decisione al volo. Chiunque sia. lui lo fermerà. Inizia a pensare quale potrà essere un modo efficace:
Mettersi di traverso per la strada? No.
Accostare, scendere dalla macchina mettendosi in mezzo? Nemmeno.
Fare dei segni con le quattro frecce? Mmmhhhh. Vediamo.
L'illuminazione finale: "Mi metto con le quattro frecce ad andare piano piano in mezzo alla strada facendo anche un po' zig zag" e sospira di sollievo. E' arrivato ad una conclusione. Pensa al rischio di ritiro della patente. ma deve pur farsi soccorrere, no? Inizia la sua procedura. La sirena è ancora lontana ma è bene farsi vedere subito altrimenti pensano ad una mossa preparata. Le macchine che lo seguivano iniziano a strombazzare. Lui continua. Il dolore e il groppo in gola aumentano. L'ambulanza si avvicina sempre di più. Le macchine dietro, nel frattempo, iniziano ad avvicinarsi pericolosamente al suo paraurti
(avvertenza: è un gesto convenzionale della strada statale. Non lo confondete per un segno d'affetto. Chi vi sta troppo vicino è perché vuole che vi scansiate).
La sirena è sempre più vicina. Le macchine iniziano a scansarsi. Sta per raggiungere l'utilitaria che fa zig zag in mezzo alla strada. Si pianta dietro. Tenta di passare prima a destra e poi a sinistra. Si rimette dietro. L'eroe, impunito nelle sue rozze abitudini di guida, inizia una delle sue specialità. Guidare guardando nello specchietto retrovisore ciò che succede nella vettura che lo segue. Nella fattispecie la vettura è un'ambulanza.
 
"Che coglione è questo?"
"E' uno di quei coglioni pesantissimi che ci capita sempre più spesso di soccorrere"
"Il dovere, comunque, ci chiama"
"E..si..ci chiama." e l'infermiera indica nell'apparecchio di fronte il valore delle trasmissioni cerebrali. Senso di morte. Dolore.
"A Giò! Fallo accostare. Sbracciati. Altrimenti gli vado adosso e do un senso alla nostra corsa" e l'infermiera esegue subito i comandi del pilota.
 
L'eroe, intanto, nota dallo specchietto che una belissima donna con la divisa fluorescente sta iniziando a sbracciarsi. Gli dice di accostare. Con qualche riluttanza si mette sulla corsia destra. L'autoambulanza si affianca. L'infermiera e lui iniziano a guardarsi negli occhi. E lei ripete ancora un chiaro segno di accostare alla prossima piazzola di sosta.
 
"Pressione a posto. Prova degli enzimi ha dato esito negativo. Prova emocromo OK. Adesso è più tranquillo?" chiede il dottore che stava nel retro dell'ambulanza. In una mano aveva una siringa. Nell'altra i risultati delle analisi. Sul tavolinetto davanti aveva poggiato una confezione di Valium "Si abbassi i pantaloni. Debbo farle la classica puntura". L'eroe iniziò ad eseguire gli ordini del medico. Si abbassò i pantaloni. La sensazione di dolore era sparita. C'era solo una strana tensione muscolare. Continuava il pizzichio alle mani, ma era poca cosa.
"Mi raccomando. Non salga subito in macchina. Tenga la musica non tanto alta. Non superi il limite di velocità" parole che risuonavano di una dolcezza unica. Sembrava gliele stesse dicendo il padre. Il nostro [eroe] non aveva più alcun tipo di problema. Era felice. Per la prima volta dopo tanti anni. Con un sorriso da beota iniziò a guardare il flaconcino. Fissandolo. VALIUM. Il suo personalissimo salvatore.
Il dottore lo scosse. "Noi stiamo andando. Non si preoccupi. E' stato soltanto un attacco di panico. Salga in macchina. Aspetti una decina di minuti e riparta. Per qualsiasi altra problematica non esiti a contattarci al 102. Il nuovo numero del Servizio Ambulanza Nazionale Autonoma". Gli porse un bigliettino da visita. Il giovane, con movenze flemmatiche, prese il borsellino e vi pose il foglietto ricevuto. Prese poi il cellulare e memorizzo il 102 tra i tasti a scelta rapida. Mise anche un comando vocale. Le prossime volte sarebbe bastato dire ad alta voce. AIUTO.
 
A proposito di aiuto. L'occhio, sotto l'effetto calmante del valium, andò all'infermiera. Bella come una sirena. Rossa di capelli. Viso da gatto. Occhi verdi. Bellissima. E lì, il nostro eroe, cascò nell'incantesimo che avrebbe condizionato la sua vita.
 

SECONDA APPARIZIONE DELLA SIRENA (La sensibilità dell'eroe)
 
"Lui' guarda che te sei sbajiato?"
"Sbajiato a fa che?"
 
Inizia così una favola strana, una di quelle favole senza una morale alla fine che lasciano anche un po' l'amaro in bocca. Non sempre nella vita, quando si scrive, si può dire qualcosa che illumina la vita di qualcun'altro, no? Gli scrittori, in genere, fanno uscire fuori tutte le emozioni e le mettiono su carta. I messaggi, la morale o le frasi da citazione lasciamole a chi di dovere, ok?
 
"Lui'. Secondo te, allora, è giusto. Ce sei uscito 'na vorta sola. Nun c'hai fatto un cazzo pe' scelta tua, o almeno così dici te, e poi ce tartassi i coglioni co' 'sta storia. Quanto è bella di qua, quanto è bona de là, che gle farebbi.Basta! Che dici?"
"Me devi spiegà a te che cazzo te frega! Se ce soffro ce soffro io e basta. Va bene? Nun c'ho mai condiviso gnente ma nun sai quanti sordi darei pe potecce riparlà, da solo, ancora un'altra volta".
 
Nostalgia. Un sentimento che molto spesso confondiamo con l'amore. Non mi ricordo chi l'ha detto. Probabilmente uno che ci capiva. E già siamo alla prima morale della storia. Ah! Mi ero dimenticato di dire che sono un incoerente del cazzo!
 
"Si, d'accordo. E stamo ar punto de partenza. Guarda che nun è mica morta! Sta in giro. Vive. Magari starà pure a fotte co' quarcuno. Avrà un fidanzato, so' sicuro. Perché 'na figa del genere mica se la lasciano scappare, sai?. E tu, nel frattempo, che stai a fa? Stai qui a rompe i cojioni colla storia che te piacerebbe risentilla. Ma falla finita, no? O datte da fa'! Smettila de sfogà sugl'altri i tuoi desideri e tutte le tue frustrazioni"
"Datti da fa' un par di palle. Che te pensi che sia facile? Prendi. Ritelefoni a una che nun senti da anni. E che je dici?"
" 'ciao, come stai' andrebbe più che bene"
"Sul 'ciao come stai' ci stavo già. Dopo?"
"Dopo senti. Se gli va de parlà lo capisci. Er tono daa voce. Quer sorrisino che s'avverte appena ar telefono."
"E mi sa che proprio su 'sto sorrisino da avvertì che so' un po' debole.si.. E' er sorrisino che me manca. ma vaffanculo!..Te stai a rende conto delle stronzate che stai a dì?"
"Quali stronzate?.senti chicco. hai avuto il tuo momento de gloria.l'hai avuto proprio co' lei.pensa che culo.una volta è uscita, no? Tu ch' hai fatto? Niente. Un cazzo. Zero. Nisba. Ce l'avevi lì, a pochi centimetri, e te la sei lasciata scappà. Che te pensi? Quante possibilità vòi che te vengano date? Nun l'hai mai sentita 'a favoletta sui treni che passano?"
"E' 'r dubbio. E' proprio quello che me frega. E' vero, ce so' uscito. Magari lei pensava de uscì da amici. Può esse, no? Due amici che, dopo tanti anni, se vedono e se vanno a prende 'na birra fuori città. Niente di strano, giusto? Con quarche proposta fatta male l'avrei persa pessempre"
"E invece adesso ce l'hai in pugno, no? Ti prego non dire più 'ste stronzate gigantesche. C'ho le orecchie sensibili, famme sta cortesia. Nun gliela fanno a sopportanne tante tutte 'nsieme. Te posso dì solo 'na cosa: vedi le cose nella realtà e nun annà appresso ai sogni".
"Vedi le cose nella realtà? Allora non dovrei vedè un cazzo! Niente! Zero! Nun c'è! Per Dio! NUN C'E'. Sta in qualsiasi fottutissima parte al monno tranne quella do' sto io. Sai che vor dì? Vor dì che le speranze de rivedella, de riparlacce, de provacce stanno, esattamente, allo stesso livello der cervello tuo. A zero!"
"Il fatto, caro stronzetto che nun sei altro, è questo: ti piacerebbe molto rivedella etc etc [da leggere proprio così]. Fallo. Er numero de telefono o puoi ripija. Elenco telefonico. Chiami. Non ce sta? M'hai detto pure che conosci 'a sorella, giusto? Allora te fai da' er cellulare. O gli fai di che hai chiamato. E lasci er tuo, de numero"
 
Un dialogo tra amici, alle volte, è un po' come parlare con se stessi. Sempre che l'amico sia sincero. La confidenza la diamo a chi pensiamo ci somigli, giusto?
 
"Allora. Famo così. Co' 'sta sirena. Co' 'sta stupenda donna.anzi.pe usà parole tue. co la donna più bella che tu abbia mai visto. che cosa CAZZO CI VUOI FARE?"
"Dipende. Vorrei togliemela dalla testa. Vorrei parlacce. Vorrei vivece lontano. Vorrei abbraccialla. Vorrei. ma non posso nulla. Pe mò voglio levamme 'sto dubbio che me rode dentro da tanti, tantissimi anni"
"Quale dubbio?"
"Se tra me e lei ce potrà mai esse qualcosa"
"Guarda che sei proprio cojone."
"Cojone un cazzo! Ce l'hai presente? No? Quando c'hai una tipa che te pija. E nun te dice mai de no ma manco mai de si. C'esci quarche vorta, tanto per condi' 'sta storia. E non te 'a dimentichi più. Oppure. Pensi de dimenticalla. E poi entri dentro ar pub tuo e vedi 'na foto sua, su 'na specie de' cartolina...pe 'n servizio fotografico. Da 'n lato sei pure contento, sapevi che era 'n sogno suo, ma dall'altro te pija dentro 'a stessa sensazione rimasta sopita. Stò nei casini, Giovà, sto veramente in mezzo a 'n mare di guai!"
"Sei proprio 'n cojone.confermato!"
 
Qualcuno, magari, non avrà capito. Non fa niente. Quel qualcuno, probabilmente, o è felice o ha avuto modo di coronare il suo sogno. Di stare insieme alla persona che considera la più bella al mondo. Anche il nostro Luigi ha avuto modo di coronare il suo sogno. Un sogno importante. La sfiga di Luigi ha voluto che, in quel periodo, nella sua vita, ce ne fossero due di donne più belle al mondo. Questa del dialogo era la seconda, quella con cui non è mai stato.
 
EPILOGO
 
"Allora.vedemo 'n attimo.tanto co' te funziona solo così"
"Come?"
"Famo 'na scommessa. Vedemo un po'... tra 6 mesi, se nun ce sei uscito, me paghi 'na cena.. a quel ristorante de pesce a Chinaland. Eh?"
"Stronzo! Che te pensi che me cago sotto? Che te faccio magnà gratis? Te faccio vedè io.pezzo de mmerda!"
 

TERZA APPARIZIONE DELLA SIRENA (La debolezza dell'eroe)
 
Settimo Livello
Il Presidente, quel giorno, era andato a trovare i suoi fedeli elettori nel livello più alto. Erano scoppiati pesanti disordini in tutto il resto della città. Disposizioni erano giunte in maniera repentina. La Presidenza voleva punire esemplarmente tutti coloro che ancora resistevano all'azione delle varie polizie che erano state fatte intervenire. Il 3° e 4° livello sembravano ancora essere i punti più critici di una città "pilota" pensata per rendere le persone più obbedienti e per alienare quelle che non si sarebbero subito piegate alla volontà dell'autorità. Priorità assoluta: "Cercare i colpevoli, ad ogni costo, consentita anche la tortura e l'esecuzione sommaria". Per questo la polizia sociale stava visionando tutti i DVD con i filmati dei vari scontri. Due giovani poliziotti stavano confrontando, attraverso i portatili, i volti dei manifestanti con gli schedari in loro possesso. Era veramente un caos. Gli assalti ai mezzi blindati erano andati a buon fine. C'erano decine di poliziotti sequestrati. Filmati con i volti spaventati dei "fedeli servitori dello Stato". Filmati con i volti dei "terribili delinquenti che minano la sicurezza dello Stato".
Il più giovane dei due poliziotti, Luigi, ferma l'immagine sullo schermo. Una donna. Sta tirando un sasso verso il cordone di poliziotti che, bardati con scudi, manganelli, giubbotti antiproiettile, pistole sta avanzando inesorabile. E' lei. E' la sua sirena. Sta al 4° livello. E' una "terribile delinquente". Lui deve fare il suo lavoro. Dovrebbe denunciarla. Filmare. Confrontare. Denunciare.
"Semplici gli ordini, no? Armeno stavolta."
Dall'altra parte solo silenzio. Un silenzio che puzzava d'imbarazzo.
"Luì, che sta a succede? C'è quarcosa che nun va?" Paolo si è alzato dalla sua sedia. Si avvicina al monitor del collega. Quest'ultimo, con un pronto gesto sulla tastiera cambia applicativo [Alt+Tab, per i meno esperti].
"Niente.nun è successo niente.". Luigi aveva un po' d'affanno. Il cuore si era meso a ballonzolare nel petto. Aveva iniziato a sudare copiosamente. Non riusciva a nascondere niente a nessuno, figuriamoci se riusciva a celare a Paolo qualcosa.
"Luì.nun fa lo stronzo! Che cazzo sta a succede?"
"E' lei" e ripetendo il rapido gesto sulla tastiera ritorno alla videata con il fermo immagine della sua sirena. Stava tirando un sasso. Non era quello che l'aveva spaventato. Era l'espressione di spietatezza che aveva in volto. Un'espressione dura ma, allo stesso tempo, dolce. Era impazzito. Come ogni santa volta. Paolo si avvicinò allo schermo. Mise a fuoco l'immagine sul video. Capì tutto nell'arco di pochissimi secondi.
"E adesso che intenzioni c'hai?"
Ancora la stessa puzza di silenzio imbarazzato. Luigi iniziava a tormentare il colletto della camicia, all'improvviso diventato troppo stretto. Le mani sudate venivano strusciate sui pantaloni d'ordinanza. Scuoteva la testa.
"Nun so proprio che fa. Me viene da piagne. Vorrei fuggì o non avè mai fatto 'sto mestiere de mmerda"
"Luì.non fa' lo stronzo.nun fa' come ar solito.cerca de trovà 'na via d'uscita. Dobbiamo consegnà il rapporto alle 20 e 30.C'avemo tutto er tempo che ce pare pe decide co' carma. Che voi fa'?"
Luigi non aveva ascoltato una sola parola. Troppo concentrato a pensare. Pensava a lei, non ad altro.
"Luì, mi stai a sentì?.Luì, svejiate" e partì uno scapaccione.
Il nostro eroe si destò da questo torpore. Iniziò a balbettare qualcosa. Aveva fatto andare avanti il filmato. Lei aveva tirato il sasso ed era scappata nei vicoletti. Alcune persone che l'aspettavano l'avevano fatta sparire in un appartamento. Avrebbe potuto far ingabbiare tutti quanti. Avrebbe potuto far distruggere l'appartamento dalle forze speciali.
"Oddio!" e cercò di trattenere il grido "Oddio, ma che cazzo sta a fa'?". Dopo un po' la donna si era affacciata dalla finestra con un bazooka. L'aveva puntato contro la polizia schierata. Sarebbe stata una carneficina. I poliziotti avevano cercato di scappare. La paura nei loro volti e sui pantaloni dei più inesperti. Aveva premuto il grilletto ridendo. Sembrava un mostro. Dal bazooka era uscito fuori una bandierina. "Fuck the President". La solita fissata con l'inglese. Un sospiro di sollievo. Paolo era rimasto impietrito nel seguire la scena.
"Paolo. Che cazzo devo fa'?" Luigi aveva ripristinato le connessioni del cervello con il resto del corpo. L'adrenalina gioca brutti scherzi.
"Non lo so, per Dio, non lo so. NON LO SO!"
In quel momento gli era passato per la testa qualsiasi pensiero. Poteva farla arrestare e chiedere che, ad interrogarla, fosse lui. Poteva lasciarla andare. Poteva fare tutto e niente. Gliel'avevano detto ad inizio corso. "Il vostro sarà un lavoro di grande resposabilità. La sicurezza dello Stato dipende anche da voi". Un ritornello che gli era rimbombato diverse volte nel cervello. Un poliziotto modello. Da quando faceva le schede alle persone segnalate. Le schede?
Le dita sul computer correvano veloci. Digitò nome e cognome della sua personalissima sirena. Con il mignolo cliccò su Invio.
In pochi secondi sul monitor comparirono foto, dati e notizie. Una volta si sarebbe potuto definire un "fascicolo" bello pieno. Ora erano soltanto una serie di caratteri stampati su video.
Infermiera che aveva prestato servizio presso le ambulanze ma aveva preso da poco la strada del cosiddetto terrorismo contro la presidenza, simpatizzando con vari componenti. Durante l'interrogatorio annuale della Polizia Sociale non aveva superato brillantemente il test di affidabilità. Dal 6° livello in cui abitava era stata confinata al 3°. Tutto gli era stato tolto, compresa la dignità ed il posto di lavoro che lei giudicava quasi "una missione". Ora era su quel video, barricata in quell'appartamento a suo rischio e pericolo. Continuava a non sapere cosa fare. C'era il suo dovere da un lato. C'era il suo cuore dall'altro, insieme all'ipocondria da tensione.
"Paolo. Nun me ne frega un cazzo. Io vado"
"CHE?"
"IO VADO! VADO DA LEI!" nemmeno il tempo di strillare quelle parole e si tuffò fuori dalla stanza. In pochi minuti era giunto alla macchina nel parcheggio interno. Prese la classica superstrada. Quella che portava ai vari livelli della città. 7° - 6° - 5° - 4°. Arrivato. Conosceva a memoria la zona coinvolta per averla rivista almeno 100 volte grazie al suo lavoro. Lasciò la macchina fuori dalla zona calda. Si avviò a piedi. Tolse la giacca che poteva farlo individuare come poliziotto e poteva impedirgli di accedere all'appartamento dov'era lei. Gente a terra che giaceva in pozze di sangue. Piangeva. Implorava aiuto. Gente comune. Donne. Bambini. Lui doveva andare avanti. Aveva una missione da compiere. Doveva salvarla. Tutto il resto, per il momento, non contava. In pochi minuti arrivò sotto l'appartamento facendo lo slalom tra cariche della polizia, fughe della gente, manganellate, vetrine infrante, gente con il volto coperto che avevano tutta l'aria e l'esperienza di perfetti guerriglieri al soldo di qualche potentato. Lei era ancora affacciata che inveiva contro quelli che da sotto gli intimavano, a lei ed agli amici suoi, di scendere. Vide il portone.
 
E non gliene fregò più un cazzo. Salì. Corse per le scale con il cuore in gola. Il sorriso sulle labbra e le lacrime che iniziavano a riempire gli occhi. Dopo tanti anni aveva preso quel coraggio che tanto gli era mancato. Gliel'avrebbe detto una volta portata via da lì. Gli avrebbe confessato tutto quanto. Basta. Lei, poi, avrebbe deciso. Non ce la faceva proprio a rimandare ancora. "La paura di perdere qualcuno smuove anche le montagne" gli ripeteva sempre un suo compagno di banco. L'aveva sempre giudicato un coglione ma alla stessa conclusione lui ci era arrivato dopo anni.
 
La porta dell'appartamento al secondo piano era aperta. Dall'interno grande confusione. Gente che urlava, rumore di vetri infranti, traffico di persone che cercavano di allestire, in fretta e furia un bunker. Mobili. Sedie. Qualsiasi cosa voluminosa stava per essere spostata sul balcone e vicino alla porta. Entrò. Nessuno si curò di lui. Puzza di fumo, precisamente di marijuana. Lei era ancora sul balcone che urlava.
"Giorgia!" gridò con la voce quasi strozzata dall'emozione.
Lei si girò di scatto. Non lasciò trasparire la minima emozione. O non l'aveva proprio. Erano tre anni che non si vedevano.
"Scusa. Chi sei?"
Un colpo al cuore. Le lacrime. Il pianto. L'indifferenza di tutte le persone. Il sorrisino di lei condito dalla frase.
"'sto fumo fa effetti strani, vero?"
Porcozzio. Il fumo. Allora non si ricordava proprio!
Uscì fuori. Sul balcone. "CHE CAZZO VOLETE DA ME!" inizò ad urlare come un disperato. "CHE CAZZO VOLETE! MI SONO ROTTO I COGLIONI! BASTA!!!!!" e prese a tirare giù tutti gli oggetti che aveva sottomano. Dalla rabbia. Erano tanti anni che sperava di rincontrarla, di dirgli tutto, di confidargli la sua segreta passione, che quella volta che erano usciti insieme lui aveva provato le emozioni più belle della sua vita..che se lei avesse voluto avrebbe potuto dargli "TUTTO! VOGLIO DARTI TUTTO MA TU NON LO VUOI!!!!!" e comunque continuava a tirare oggetti.
 

BANG!

 
Luigi cadde con un colpo alla testa. In mezzo alla fronte. La polizia aveva scambiato quel suo gesto di passione per l'inizio della rivolta. Giorgia e tutti i suoi compagni finirono in carcere, condannati all'ergastolo, dopo esser stati pistati per ore ed ore all'interno della caserma della Polizia Sociale. Venne aperta un'indagine interna sulla morte di Luigi. Il colpo era sembrato provenire dalla stessa altezza del balcone. Probabilmente dal palazzo di fronte. La dimostrazione che c'erano dei cecchini. L'unica cosa vietata alla Polizia dalla stessa Presidenza. Venne ingaggiato un superesperto che per 200 mila pres (moneta della Presidenza) scoprì che la colpa era stata di un calcinaccio che aveva deviato un colpo sparato in aria direttamente in mezzo agli occhi di Luigi. Vittima della sua passione viscerale. Per Giorgia.
"Alle volte il caso, la coincidenza ci riserva delle cose che possono sembrare totalmente assurde" fu la conclusione del perito superesperto durante la sua testimonianza.
 
 
 
 
 
DEDICATO A: GIORGIA
 
IN MEMORIA DI: CARLO GIULIANI