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Camerata Neandertal

(31 articoli)
  1. zaphod

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    Fondatore

    Tardivamente causa problemi tecnologici sul sito anonimo segnalo l'uscita in libreria (e anche in ebook) del nuovo romanzo di Antonio Pennacchi, Camerata Neandertal.
    Scheda e prime recensioni qui, sul sito di Baldini e Castoldi.

    Pubblicato 9 anni fa #
  2. Ma non sarà un po' fissato con Finestra sor K?

    Pubblicato 9 anni fa #
  3. zaphod

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    Fondatore

    Questa è uscita oggi su Il Tempo. Bellissima.

    I fantasmi di Pennacchi liberi tra i miti della palude Pontina
    di Antonio Angeli

    Povero Antonio Pennacchi, quanto deve soffrire, nelle sue notti insonni, tra gli acciacchi dell’età e le continue, pressanti visite di fantasmi che arrivano da passato, presente e anche futuro. La sua è la storia dell’Italia e di tutti gli italiani, di uno che ha un talento che supera il valore materiale di qualunque tesoro e, magari, gli tocca lavorare in fabbrica tutta la vita e mettersi a fare lo scrittore giunto alla pensione. Ma evidentemente questo cilicio dell’anima frutta una capacità di narrare la vita con una maestria, uno stile e una padronanza della lingua italiana che, senza troppo concedere, si lascia anche un po’ strapazzare, con tutto il godimento dei lettori.
    È da non perdere, appena giunto in libreria, questo «Camerata Neandertal. Libri, fantasmi e funerali vari», appunto di Antonio Pennacchi, Romanzi Baldini & Castoldi, 16 euro, 284 pagine. Fa parte del ciclo di «Canale Mussolini» (quello che ha vinto il Premio Strega) e «Palude», ma non è un sequel e nemmeno un prequel o uno spin off di un bel niente. È un signor romanzo autobiografico e basta e, per gustarselo fino in fondo, non è strettamente necessario aver letto uno di quei libri e nemmeno «Le iene del Circeo. Vita, morte e miracoli di un uomo di Neandertal».
    Sì perché l’Agro Pontino di Pennacchi non è un accidenti di palude ripulita da Mussolini e trasformata nella Città Ideale di Leonardo da Vinci da instancabili lavoratori che, in canottiera, schizzati di calce e fango hanno messo pietra su pietra confidando solo in un’impastatrice di cemento piccola e in qualche trattore.
    La Pianura Pontina nelle mani di Pennacchi diventa il palcoscenico di un anfiteatro greco, dove tutto accade prima nell’anima che nelle cose. E lui, l’autore, è il corifeo, quello che sta in mezzo e cerca di dare un ordine a questo gran traffico di uomini, sentimenti, disgrazie e buone notizie che sfrecciano nella vita.
    E il misterioso cranio ritrovato nel ’39 da Carlo Alberto Blanc in una grotta del Circeo, al centro di un ancor più misterioso circolo di pietre, è solo la scintilla scatenante per una amara, ironica, raffinatissima serie di riflessioni e considerazioni sul significato dell’esistenza, che vede amici e nemici, fascisti e comunisti, neandertal e homo sapiens, tutti uniti alla ricerca di un invisibile sentiero nella palude della vita.

    Pubblicato 9 anni fa #
  4. A.

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    la mia copia firmata sia data a LLux

    Pubblicato 9 anni fa #
  5. zaphod

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    K in diretta su L'Arena di Giletti. Rai Uno.

    Pubblicato 9 anni fa #
  6. A.

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    Io l'ho visto, ma del libro hanno parlato solo trenta secondi alla fine. Fossi stato in K mi sarei irritato un po'

    Pubblicato 9 anni fa #
  7. k

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    Mi sarei irritato di più se non m'avessero fatto neanche quello.

    Pubblicato 9 anni fa #
  8. zaphod

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    Domani - mercoledì - presentazione del libro a Latina. Da Piermario, Libreria Le Storie, ore 18 e 30.

    Pubblicato 9 anni fa #
  9. A.

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    Sto leggendo Camerata Neandertal (a proposto grazie per la dedica).
    Che passo che ha. Un capolavoro.

    Pubblicato 9 anni fa #
  10. zaphod

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    Fondatore

    K in tour al nord. Ieri Milano, oggi Genova. Poi non so.

    Pubblicato 9 anni fa #
  11. A.

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    Moderatore

    Oggi Genova de che, che c'è l'Apocalisse...?

    Pubblicato 9 anni fa #
  12. Woltaired

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    Ah... ieri Milano... Aspetta che prendo la macchina del tempo 'rcavacca!

    Pubblicato 9 anni fa #
  13. llux

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    Il Maestro K a Ballaró, adesso.

    Pubblicato 9 anni fa #
  14. Woltaired

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    Guardate troppa televisione.

    Pubblicato 9 anni fa #
  15. llux

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    Solo quando c'è il Maestro.
    E "Chi l'ha visto' il mercoledì sera, se non vado al cinema.
    Poi basta.

    Pubblicato 9 anni fa #
  16. A.

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    K o addetti stampa di K, mi potete dire se verrà a Trento o in Trentino, e nel caso quando? Che lo dico agli alunni.

    PS. una cosa, se sapete che va in TV, o da qualche parte ditelo qui per tempo. se lo si dice in actu exercito magari è tardi. Danke

    Pubblicato 9 anni fa #
  17. llux

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    Saputo all'ultimissimo momento, a trasmissione iniziata: c'è sempre qualcuno che, conoscendo la mia venerazione ma anche la mia totale assenza come spettatrice anche casuale, mi avverte.

    Lo scorso dicembre mi sono lasciata irretire, una volta che ero da Euronics, e ho comprato la tv.
    42 pollici, Smart tv, ci vai su internet, ci colleghi il pc e vedi Sky. Fichissima.
    L'ho piazzata sulla parere di fronte al letto. Il 1^ gennaio ho visto il Concerto di Capodanno che manco a Vienna.
    Per il resto dell'anno, l'avrò accesa una trentina di volte, anche meno.
    Quest'anno a Natale mi faccio gli affari miei.

    Pubblicato 9 anni fa #
  18. zaphod

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    Stasera al Bar Mimi si festeggia l'uscita del Camerata, dalle 19.30. Per chi è in zona. Per tutti gli altri K sarà ospite (prodigi della differita) da Lilli Gruber a Otto e mezzo.

    Pubblicato 9 anni fa #
  19. cameriere

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    Membro

    Pensa tu. Ero proprio li
    Averlo saputo vi avrei salutati tutti
    Vi offrivo anche da bere

    Pubblicato 9 anni fa #
  20. A proposito, ma fasse 'na bbevuta tutti insieme quando?

    Pubblicato 9 anni fa #
  21. Ho passato un Natale sereno leggendo 3 volte 3 "Camerata Neandertal".
    Un libro che consiglio a tutti, davvero ben scritto. Un libro difficile da pensare ma paradossalmente facile da leggere. Ve lo potete "fare" in 3-4 ore, se nessuno rompe. Ne vale veramente la pena. Ora devo decidere con tutta calma se questo libro è sui livelli di "Palude". Su quest'ultimo punto vorrei aprire un dibattito.

    Le cose da dire su questo libro sono decisamente troppe. Di certo un personaggio che buca il video come Finestra non poteva essere raccontato meglio: non era facile perché essendo il Federale un nostalgico si rischiava di ridurlo a macchietta. Invece Finestra, con tutti i suoi valori d'altri tempi, esce da questo libro a testa altissima ed è giusto così.

    A volte sembra di vederlo sbucare dalla pagina ecco è vero e possiamo dire tranquillamente che un tipo così ci manca perché era una persona davvero amabile perché leale ecco è vero possiamo dirlo: Finestra era un uomo vero e forse qualche brano di "E' passata senza fermarsi" poteva perfino arricchire il testo.

    Il concetto di Kul Deuta consegna l'autore e il suo psicanalista all'immortalità letteraria, è qualcosa che ci porteremo nel cuore fino alla fine. Lo spirito dei nostri padri, dei nostri vecchi, dei nostri saggi, che nel caso specifico di Latina è uno spirito indomito, è tangibile nel dolore della perdita, tangibile e consolatorio.

    Poi dice che andare dallo strizzacervelli non serve.

    Oggi ho avuto una giornata pesante e svolazzando da un ufficio all'altro in bici nel vento gelido, dimenticandomi perfino di pranzare, a un certo punto l'ho percepito, lo spirito dei padri e ho avuto la netta impressione che a far frullare i pedali ci fosse mio nonno che da giovane amava la bici e che a incitarmi a tener duro e a non farmi vincere dalla stanchezza ci fosse mio padre, che era un motivatore carismatico e impareggiabile. Ci sono, i Giganti ci sono.

    Pubblicato 9 anni fa #
  22. E allora prova a leggere Canale Mussolini

    Pubblicato 9 anni fa #
  23. k

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    Grazie Fer, sono commosso. Vero colpo di genio. Coup de théatre, che giustamente arriva solo alla fine.

    Pubblicato 9 anni fa #
  24. Oggi stavo pensando che questo è un grande libro sull'amicizia. Alla resa dei conti, nonostante la varietà delle trame, il fil rouge è il rapporto d'amicizia tra il sor Pennacchi e il sor Ecco è vero, che come tutti i rapporti che durano nel tempo hanno alti e bassi ma sono proprio per questo sempre autentici. Anche quando i due litigano e si menano, in fondo, si vogliono bene, un po' come accade tra i due fratelli Pennacchi. Odi et amo, diceva quello.

    Pubblicato 9 anni fa #
  25. Come mai nell'elenco dei libri dell'autore alla fine del libro non c'è "Una nuvola rossa"?

    Pubblicato 9 anni fa #
  26. Woltaired

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    Mi sa che mi gioco al lotto il 65, ma un numero solo paga poco, va beh, farò la somma dei numeri corrispondenti alle lettere di un vaffanculo...
    Auguri!

    Pubblicato 9 anni fa #
  27. Woltaired

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    Membro

    Ho comperato un paio d'ore fa Camerata Neandertal e per prima cosa mi son letto la nota a margine ,ho riso e mi son commosso già solo per quelle quattro paginette di chiusura.
    Meno male che è tutta colpa dei cugini!

    Pubblicato 9 anni fa #
  28. k

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    Lo puoi dir forte!
    Ma come non bastasse,
    son pure permalosi.

    Pubblicato 9 anni fa #
  29. La permalosità è, ahinoi, un mal tipico dei latinesi e affini.

    Pubblicato 8 anni fa #
  30. A.

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    Moderatore

    http://www.paolonori.it/la-stessa-cosa/

    Una ventina di anni fa, a San Pietroburgo, ho conosciuto degli studenti di architettura di Como che mi eran rimasti molto simpatici e che di me dicevano che ero un solipsista, che era una cosa che non sapevo valutare molto bene se era un insulto o cosa perché non ero sicurissimo di cosa volesse dire. Dopo, una volta tornato in Italia, avevo guardato sul dizionario e avevo trovato che un solipsista era uno che credeva che la realtà si potesse conoscere solo attraverso l’esperienza, e aveva pensato che avevano ragione gli studenti di architettura di Como, ero un solipsista. Solo che chissà che dizionario ero andato a guardare, perché a guardarci adesso, sul dizionario, salta fuori che il solipsismo è una «teoria che assume il principio dell’egoismo e dell’utile individuale come norma etica fondamentale» (Grande dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro); quindi, semplificando, un solipsista sarebbe uno che è po’ un egoista, che è una definizione che, se l’avessi letta venti anni fa, credo che avrei pensato che avevano ragione gli studenti di architettura, ero un solipsista. Ecco, questa faccenda del solipsismo mi è tornata in mente dopo che ho letto Camerata Neandertal (si scrive senz’acca), di Antonio Pennacchi, appena uscito per Baldini & Castoldi che, quando l’ho finito, mi ha fatto venire in mente un libro che ho scritto io che si intitola La vergogna delle scarpe nuove che è un libro che è uscito una decina di anni fa ed è forse il romanzo più complicato che ho scritto, che racconta un piccolo, dolorosissimo dramma, una separazione, ma ha una struttura anti-drammatica, mi verrebbe da dire, dal momento che si tratta di un romanzo che è strutturato così: c’è un prologo di 90 pagine, un romanzo che dura una riga e mezzo (e che posso citare integralmente: «È una cosa talmente evidente che non c’è bisogno di scrivere niente») e un epilogo che dura 120 pagine. Ecco, quest’ultimo romanzo di Pennacchi comincia concentrandosi, se si può usare questa parola per la prosa di Pennacchi, che è tutta centrifuga, divagatoria, deconcentrata, si potrebbe dire, ma nelle prime 46 pagine mi sembra evidente che Pennacchi stia trattando (prevalentemente) un mistero che riguarda il cranio dell’uomo di Neandertal che è stato trovato nel 1939 in una grotta del Circeo, mistero al quale Pennacchi aveva già dedicato un libro, Le iene del Circeo, uscito per Laterza nel 2010.
    Poi, arrivati pagina 46, proprio nel momento in cui il mistero, il problema storico irrisolto (le problème d’histoire irresolu) si sta per risolvere, Pennacchi apre una parentesi, parte per una tangente, e lo porta, questa tangente, e si chiude, questa parentesi, a pagina 220: 184 pagine di parentesi.
    E poi ricomincia il romanzo da dove si era interrotto e continua fino a pagina 279, e intanto che leggevo io pensavo che quella lunga parentesi (dove si ritrovano, visti da un altro punto di vista, illuminati da un’altra luce, molti personaggi dei precedenti libri di Pennacchi, non solo delle Iene del Circeo, anche di Palude, del Fasciocomunista, di Mammut, di Canale Mussolini e della recente Storia di Karel, perfino), intanto che leggevo pensavo che la parentesi era il romanzo vero e proprio solo che poi, quando sono arrivato alla fine, dopo che ho finito le 105 pagine del romanzo vero e proprio e le 184 della partentesi, a me è sembrato che questo romanzo, questo Camerata Neandertal, fosse un romanzo d’amore, dell’amore di Pennacchi per il protagonista dell’inizio e della fine del libro, che è un uomo, un fascista che si chiama Ajmone Finestra e che è stato anche sindaco di Latina (dev’essere incredibile, amare l’ex sindaco di Latina, e mi sembra coraggiosissimo, Pennacchi, a fare un libro del genere) che nelle prime pagine del libro muore; è un libro per un morto, mi è venuto da pensare, e ho pensato che anche tutti i romanzi che ha scritto Pennacchi sono libri per i morti, che è una cosa che io, nel mio solipsismo, l’avevo pensata una decina di anni fa (era un periodo che mi succedevano un sacco di cose, una decina di anni fa), quando, a una presentazione di quella Vergogna delle scarpe nuove mi ero sentito dire che «io, più vado avanti, più ho l’impressione che i miei libri, ecco secondo me io, ma anche gli altri che scrivon romanzi, secondo me i romanzi in generale si scrivono per i morti. Io se non avessi avuto i miei morti, – mi ero sentito dire, – mio nonno, mia nonna, mio babbo, io probabilmente non avrei mai scritto niente e i libri che piacciono a me secondo me sono scritti per della gente che sa già tutto, non per informare, per informare, per i vivi, ci sono i giornali, i telegiornali, i radiogiornali, i romanzi, mi sembra, son per i morti, e io ormai più passa il tempo anche nei vivi, anche in me, – mi ero sentito dire, – io apprezzo la parte morta, di me, la mia mortalità, non la mia vitalità».
    Ecco allora alla fine, nel mio solipsismo, se dovessi dire cos’è, questo Camerata Neandertal di Antonio Pennacchi, è vero che è un romanzo d’amore, ma è anche un catalogo dei suoi morti, di Antonio Pennacchi, che poi, forse, nel mio solipsismo, mi viene da dire che è la stessa cosa.

    Paolo Nori
    Libero

    Pubblicato 8 anni fa #

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