Come dice, scusi? Perché non scaviamo e così vediamo se il camion c’è per davvero oppure non c’è?
Assolutamente no. Ma sta scherzando? Un mito è un mito, e non si va mai a vedere se un mito di fondazione è vero o meno. Ciò che conta è ciò che il mito racconta. E se noi scaviamo e dopo il camion non c’è – per esempio – che facciamo, restiamo senza mito? Ma lei è matto. Non si scherza con i miti. Anche perché c’è un altro detto in giro per Latina e per l’Agro Pontino, un detto che ripetevano i nostri vecchi coloni dentro le osterie ed io l’ho sentito sia da mio nonno che dai miei zii: «Il giorno che viene giù la palla o che si sposta, quel giorno è la rovina per Latina-Littoria e l’Agro Pontino. Inizia la fine e non c’è più niente da fare. Viene giù tutto. Morte e distruzione totale». Quella palla è un tappo – signore mio – un tappo che tiene chiuse le potenze ctonie. Se lei lo toglie anche per un minuto solo, è come il vaso di Pandora, arrivederci e grazie; le potenze degli inferi fuoriescono tutte ed entrano in insanabile contrasto con quelle sidereo-celesti. È un cortocircuito cosmico, signore mio, e non vorrei proprio essere lì, il giorno che dovesse accadere. La fine di Latina-Littoria. E forse è proprio per questo che certi politici d’origine sermonetana – seme dei Caetani, marocàssi maladéti – vogliono scavare a tutti i costi un parcheggio sotterraneo sotto piazza della Palla. Dio stramaledica chi tocca la piazza e la fontana.
Antonio Pennacchi - Canale Mussolini