Il racconto di Sca non è male.
Solo che quelli non sono gli zombie che conosciamo noi oggi, nell'era post Romero.
Forse assomigliano agli zombie della tradizione haitiana, gli zombie originali, che 'sembravano' morti - potevano pure essere sepolti - ma in realtà erano sotto l'effetto di una stregoneria.
Più precisamente in mano a qualche stregone che gli faceva fare quel che voleva. L'unico problema è che gli zombie haitiani non si decompongono.
E quindi anche qui il paragone non regge.
Diciamo che, genericamente, quelli di Sca sono mostri e basta.
Il finale a me non dà fastidio.
Da amante del genere horror e sottogenere zombie.
Di fucilate dritte in capoccia all'improvviso, che uno sta bello tranquillo a immaginarsi lo spazio circostante e poi SBAM... ne avrò viste a centinaia.
Va detto però che la fucilata, a canne mozze o intere, è solo l'extrema ratio in qualsiasi film o racconto zombie. Addirittura in narrativa, quello di evitare il colpo di fucile o di pistola diventa l'espediente narrativo per andare avanti pagine e pagine. Ma tu, Sca, avevi solo 1800 battute e capisco. Ma la fucilata forse stona perché fa rumore, perché sporca anche chi la spara, perché attira altri zombie. Anche quel che succede dopo rimane nello spazio del non-narrato. Ma quel che narri lascia intuire, no?
Da come si svolge, quello del protagonista sembra il solito atto di ribellione, di terrorismo quasi. Premeditato: perché uno mica va in giro col fucile a canne mozze, no? Magari sarebbe stata più efficace - ai fini narrativi - una bomba. Lui che si lascia esplodere in mezzo a tutti quelli che giudica dei mostri (qui viriamo su Io Sono Leggenda di Matheson). Oppure un'azione col coltellaccio, 'na cosa a metà tra Rambo e un Giorno d'Ordinaria Follia. Vabbè, alla fine pure la fucilata ci sta.
Gli zombie rappresentano SEMPRE una metafora, almeno nella nuova lettura (quella romeriana) dal 1968 ad oggi. Rappresentano una metafora anche nel racconto di Sca. Ma non rappresentano i 'diversi' e basta. Rappresentano la bestialità della società, il procedere di gruppo dei consumatori - Romero ambienta il secondo capitolo della sua filmografia zombie proprio dentro un centro commerciale - che divorano qualunque cosa e 'contagiano' chi si vuole astenere con un semplice 'contatto'.
Gli zombie siamo tutti noi, quando diventiamo gruppo incontrollato ed in preda alle emozioni. Chi ne rimane fuori, spesso ne rimane fuori per puro caso. E sempre col rischio di poterci ricadere.
Nel tempo di un mozzico.