Martedì prossimo - 11 ottobre - al Circolo H qui a Latina, viene a suonare Steve Wynn, un nome che alla maggioranza non dirà nulla, ma che a quelli che rovistavano nei bassifondi della musica alla metà degli anni '80 del secolo scorso un campanellino dovrebbe farlo suonare.
Steve Wynn è stato leader, voce e una delle chitarre dei Dream Syndicate, un gruppo che all'epoca quelli bravi con le etichette e che evidentemente adesso sono passati tutti a compilare voci per Wikipedia - sia sempre reso grazie per il loro lavoro, sia detto per inciso - definivano la punta di diamante di un movimento chiamato Paisley underground.
Per noi - che ci registravamo le cassette l'uno con l'altro - invece i Dream Syndicate significavano soprattutto ritmica metronomica, chitarre lancinanti e voce ammaliante.
Come spesso succedeva all'epoca mi sono trovato a suonarne qualche brano prima ancora di averli mai ascoltati.
In sala prove arrivavano i fratelli Valleriani e accennavano un riff di chitarra, Antonio Lungo, che invece già li conosceva - loro conoscevano già tutto prima ancora che i dischi venissero importati in Italia grazie a collegamenti spaziotemporali che Amazon solo ora sta cercando di ricreare - sorrideva di sguincio, faceva cenno di aver capito e si faceva spiegare gli accordi. Nel frattempo Antonio Scandurra, che musicalmente stava un passo avanti, prendeva nota e memorizzava.
Alla fine venivano da me - "la batteria fa Tum Ta-tu-tum Ta" dicevano, ma la batteria faceva sempre in quel modo, perché era l'unico ritmo che sapevo tenere - e partivamo. Boston, The side I'll never show e Medicine show, le ho ascoltate così, la prima volta. Da dietro la batteria ad accompagnare i miei compagni di scorribande musicali. Eravamo punk nell'accezione più ingenua della parola: prendete una chitarra e iniziate a suonare, dicevano i sacri testi, e noi così avevamo fatto. Fatto ancora più sensazionale: salimmo anche su qualche palco in alcune occasioni.
Ed eravamo presuntuosi. Solo pezzi originali, solo poche, selezionatissime, cover.
E tra quelle c'erano i Dream Syndicate, capito?
Steve Wynn l'ho visto dopo che aveva pubblicato il primo disco solista Kerosene man, quando è venuto a suonare - mi pare a Isola Liri - in Ciociaria, perché da quelle parti, e sui Lepini nostri, hanno sempre avuto una marcia in più, e uno sguardo più lungimirante, verso la scena indipendente.
Partimmo in massa, ci godemmo il concerto, ma rosicammo molto quando chiamò sul palco dei ragazzi che gli avevano fatto da gruppo spalla e che ebbero l'onore di suonare un paio di pezzi con lui.
Mi pare che uno fosse proprio Boston.
Adesso Steve Wynn è in Italia, sta facendo un giro con la chitarra - 12 concerti in 12 giorni - e Gianluca Decinti e il suo Circolo H hanno battuto in scaltrezza Lepini e Ciociari. Pare che i Dream Syndicate abbiano registrato un nuovo disco di prossima pubblicazione. Pare pure che per la data di Roma siano già esauriti i biglietti.
Io, per non sbagliare, un posto me lo sono già riservato, voi - come al solito - fate come vi pare, però poi non dite che non ve lo avevo detto.