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difendiamo la scuola

(11 articoli)
  1. A.

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    Moderatore

    Vecchioni: «Sono con voi, difendiamo la scuola»
    E' paradossale e inaccettabile che un presidente del Consiglio, chiamato a incarnare e tutelare la cosa pubblica, attacchi frontalmente la scuola statale pubblica e quindi milioni di persone che in questa credono e alla quale quotidianamente dedicano, in condizioni spesso molto difficili, la loro personale fatica: DIFENDIAMOLA.

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    Sconfiggere le menzogne di Mila Spicola
    Dopo le accuse di corporativismo, di strumentalizzazione politica, di “fannullonismo” contro i docenti italiani, adesso è uscito allo scoperto: l’oggetto dell’odio del premier è la scuola statale come istituzione. Una rivoluzione ci sta tutta: è giunta l’ora di difenderci sul serio.

    Dobbiamo, tutti, difendere la scuola statale italiana dalle menzogne che la stanno sommergendo. Abbiamo bisogno di tutti voi. Abbiamo bisogno di un Benigni che davanti a venti milioni di italiani reciti con il suo splendido carisma: «Art. 33 L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»; «art. 34 La scuola è aperta a tutti.

    L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita». Abbiamo bisogno di un’opposizione che, unita, metta la scuola in cima all’agenda politica e usi tutti gli strumenti parlamentari perché il premier ritiri (e parte le consuete smentite e i “fraintendimenti”) tutto quello che ha detto. Abbiamo bisogno di testimonial che difendano la scuola statale, che possano rompere il muro dei media: scrittori, attori, cantanti, registi, che ci raccontino il brivido di quel giorno, a scuola, nel capire con che dolcezza si può naufragare nell’infinito del pensiero e della libertà umana. Questo giornale dà lo spazio e l’opportunità per farlo. Abbiamo bisogno di tutti voi perché noi, gli insegnanti, in questi anni troppo spesso non siamo stati ascoltati. Abbiamo bisogno di donne e uomini consapevoli e informati, capaci di raccontare per intero la verità della scuola statale italiana tagliata e oltraggiata. C’è il perpetuo allarme del docente precario, ma ci sono anche masse di genitori preoccupati ai quali nessuno ha saputo dare voce. Il nodo centrale è l’attacco alla democrazia e al libero pensiero attraverso l’attacco alla scuola pubblica. Attacco proseguito negli anni inesorabile, con troppi complici. Etiam si omnes ego non. In quanti, rispetto all’indifferenza verso la scuola, hanno saputo dire: «Io no»? «La scuola italiana non educa», dice il premier (e detto da lui suona grottesco, surreale).

    Ma cosa vuol dire educare? La scuola fascista aveva come obiettivo principe l’«educazione dei giovani». La scuola statale italiana repubblicana, gioiello di una civiltà avanzatissima, la nostra, istruisce, forma e prepara i cittadini di domani attraverso la trasmissione di un bagaglio di conoscenze, di cultura, il più ampio, corretto, plurale, libero (persino di criticare i maledetti comunisti). Istruisce alla conoscenza delle regole e dei pensieri. Tutti e per tutti. Al plurale, mai al singolare. E lo fa meglio delle private. (Dati Invalsi: senza i funesti risultati delle competenze degli studenti delle scuole private la scuola italiana sarebbe più in alto nella graduatoria europea). Metteteci nelle condizioni di farlo al meglio, non al peggio. Il ministro Gelmini ha approntato una riforma che riflette l’odio e non l’amore per la scuola. Su ufficiale ammissione del suo premier, è fallita miseramente. Si dimetta, allora, e cerchiamo di realizzare una vera riforma che vada incontro alle esigenze del paese intero e dei suoi ragazzi.

    www.unita.it

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. A.

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    Moderatore

    Ieri Sensi mi ha mandato un sms, diceva: domani alle 12 un minuto di silenzio contro l'accatto alla scuola.
    Non serve a nulla, credo, perchè ormai il nostro premier non sa cosa dice. Ma comunque, se vi va fate girare.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. Lizardo

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    Però è anche vero che il giorno dopo ha dichiarato "sono stato travisato".
    E questo gli fa onore.
    Secondo me invece che scagliarsi contro la scuola se la dovrebbe prendere coi supporti di registrazione.
    Io li avrei già vietati.
    E tornerei al caro vecchio scriba, che se rompe i coglioni gli seghi le mani.

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Sta cercando di buttarla in caciara scagliandosi contro tutto e tutti, giudici, giornalisti, insegnanti, oggi perfino contro il Presidente della Repubblica, per spostare l'attenzione dalle sue grane giudiziarie. Vecchia strategia, rozza ma sempre efficace.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. k

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    Ammazza che volpe che è lei, Fer. Manco darcy.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. Mr Darcy

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    Membro

    Certo che ci vuole un gran coraggio per difendere ancora questa scuola.

    Abbiamo cercato per generazioni di migliorare il mondo fornendo una quantità sempre maggiore di scolarizzazione, ma sinora lo sforzo non è andato a buon fine. Abbiamo invece scoperto che obbligare tutti i bambini ad arrampicarsi per una scala scolastica senza fine non serve a promuovere l’uguaglianza, ma favorisce fatalmente colui che parte per primo, in migliori condizioni di salute o piú preparato, che l’istruzione forzosa spegne nella maggioranza delle persone la voglia di imparare per proprio conto, e che il sapere trattato come merce, elargito in confezioni e considerato come proprietà privata, una volta acquisito, non può che essere sempre scarso.

    Ci si è improvvisamente resi conto che l’istruzione pubblica attuata mediante la scolarizzazione obbligatoria ha perso ogni legittimità sociale, pedagogica ed economica. Pertanto, i critici del sistema scolastico propongono ora rimedi energici ed eterodossi che vanno dal progetto dei “buoni-studio”, che permetterebbe a ognuno di procurarsi l’istruzione che preferisce sul mercato libero, al passaggio della responsabilità dell’istruzione dalla scuola ai media e all’addestramento sul lavoro. Alcuni sostengono che la scuola dovrà perdere il suo carattere di istituzione ufficiale dallo Stato come l’ha perso la Chiesa nel corso degli ultimi due secoli. Altri riformatori propongono di sostituire la scuola universale con vari altri sistemi che, a loro parere, assicurerebbero a tutti una migliore preparazione alla vita propria di una società moderna.

    Queste proposte di nuove istituzioni educative si possono grosso modo raggruppare in tre categorie: la riforma dell’aula scolastica all’interno del sistema scolastico; la disseminazione di libere aule scolastiche in tutta la società; la trasformazione di tutta la società in un’unica immensa aula scolastica. Ma queste tre prospettive – l’aula riformata, l’aula libera e l’aula universale – rappresentano in realtà momenti di un progetto di escalation educativa nel quale ogni fase minaccia un controllo sociale piú sottile e penetrante della precedente.

    Io credo che l’abolizione dell’istituzione scolastica sia divenuta inevitabile, e che tale fine di un’illusione dovrebbe colmarci di speranza. Ma credo anche che alla fine dell’“era della scolarizzazione” potrebbe seguire l’era di una scuola globale che solo per il nome si differenzierebbe da un manicomio globale o da un carcere globale, e dove istruzione, correzione e adattamento diverrebbero sinonimi. Credo quindi che lo sfacelo della scuola ci debba far guardare al di là della sua fine imminente, per valutare quelle che sono le alternative fondamentali in questo tempo.

    Esistono due possibilità: si possono realizzare nuovi tremendi congegni educativi volti a inculcare l’accettazione di un mondo che si viene facendo sempre piú opaco e proibitivo per l’uomo, oppure si possono porre le condizioni per un’era nella quale la tecnologia venga usata per rendere la società piú semplice e trasparente, sí che tutti gli uomini possano tornare a conoscere i fatti e ad adoperare gli strumenti che plasmano la loro vita. Possiamo, in altri termini, disistituzionalizzare la scuola oppure descolarizzare la cultura.

    Per vedere con chiarezza le alternative che abbiamo di fronte, dobbiamo anzitutto distinguere l’apprendimento dalla scolarizzazione, ossia discernere quello che è il fine umanistico dell’insegnante dall’effetto che esercita l’invariante struttura della scuola. Tale struttura invisibile consiste in un sistematico insegnamento che sfugge a qualunque controllo del docente come dell’autorità scolastica. Trasmette ineluttabilmente un messaggio: che solo grazie alla scolarizzazione un individuo può prepararsi a vivere da adulto nella società, che ciò che non si insegna a scuola vale poco, e che ciò che si apprende fuori della scuola non merita d’essere conosciuto. Io lo chiamo “programma occulto” perché, nel sistema scolastico, esso costituisce la cornice immutabile entro la quale avvengono tutti i mutamenti dei programmi visibili.

    Il programma occulto è sempre il medesimo in qualunque scuola e luogo. Esige che tutti i bambini di una certa età si riuniscano in gruppi di una trentina, sottoposti all’autorità di un insegnante ufficialmente abilitato, per 500, 1.000 o piú ore l’anno. Che il programma esplicito sia rivolto a inculcare i principi del fascismo, del liberalismo, del cattolicesimo, del socialismo o della liberazione non ha importanza, purché all’istituzione sia riconosciuto il potere di stabilire quali attività siano da considerare “istruzione” legittima. Non importa che scopo della scuola sia quello di produrre cittadini sovietici oppure statunitensi, dei meccanici oppure dei medici, purché non si possa essere a pieno titolo cittadino o medico senza aver preso un diploma. Non fa differenza dove avvengano le riunioni – in un’autofficina, in un’assemblea legislativa o in un ospedale – purché valga il principio della frequenza.

    La cosa essenziale nel programma occulto è che gli studenti imparino che l’istruzione ha valore se acquisita a scuola attraverso un processo di consumo graduato; che la misura del successo che l’individuo avrà nel mondo dipende dalla quantità di sapere che avrà acquistato; e che imparare cose sul mondo è piú importante che impararle dal mondo. …La scuola libera ideale cerca invece di fornire istruzione e, contemporaneamente, di impedire che essa serva a istituire o legittimare una struttura classista, che divenga argomento per commisurare l’allievo a qualche parametro astratto, e che lo reprima, lo controlli, lo ridimensioni. …La descolarizzazione della società non è altro che una mutazione culturale, mediante la quale un popolo ricupera l’uso effettivo delle proprie libertà costituzionali: è la libertà di apprendere e di insegnare esercitata da uomini che sanno di essere nati liberi, non che vengono educati alla libertà…

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. k

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    Membro

    Ma perché non ci usa la cortesia, o Darcy, di dire anche a noi da dove ha preso, ossia dove sono stati pubblicati e da chi sono stati scritti questi pregevolissimi articoli? Sa, uno vorrebbe pure sapere chi è che sta mandando a fare in culo: se lei o se qualche altra degnissima testa di come lei.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Mr Darcy

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    Membro

    Tranne la prima frase, di cui rivendico con orgoglio la paternità; il resto è tutto tratto da:
    "Per una storia dei bisogni", dell' indimenticato Ivan Illich.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. A.

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    Moderatore

    Ivan Illich ha detto un sacco di cazzate sulla scuola, permettimi Darcy. Sostanzialemte la vuole abolire.
    Lui è un nostro nemico, per usare una categoria non politically correct.

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. A.

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    Moderatore

    Questo testo lo ha scritto il mio amico e collega Francesco Pugliese.
    Potete farlo girare se vi va.
    ale

    TURBAMENTO E SPERANZE

    I sottoscritti docenti esprimono preoccupazione per il presente e il futuro del nostro Paese e per la sua immagine internazionale

    Turbati per le cronache quotidiane, per il degrado morale, civile e ambientale che emerge; per il dibattito politico ogni giorno più lontano dai problemi e dai bisogni reali della popolazione, senza memoria e senza cultura

    Indignati per la deriva della politica sempre più incapace di essere servizio alla collettività e ricerca del bene comune

    Preoccupati per una democrazia sempre più formale e infettata dal trasformismo con un Parlamento sempre meno rappresentativo

    Allarmati per l’oscurità del futuro innanzi ai giovani; per la crisi e un'economia che cerca schiavi; per gli attacchi alle condizioni e alla dignità dei lavoratori

    Angosciati come educatori per gli esempi e i modelli prospettati ai giovani; per l’involgarimento e la regressione anche lessicale della politica; per lo squallore etico; per le offese alla dignità e al ruolo delle donne e alle loro lotte per l’emancipazione; per le brutture e lo sfascio della Nazione

    Sentiamo il dovere, come cittadini e come educatori, di riaffermare la fede nel diritto e nella stella polare della Costituzione repubblicana. E ci ancoriamo a principi irrinunciabili: - “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3)

    - “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento” (art. 24). - “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore…” (art. 54). - “Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale” (art. 112).

    Riaffermiamo l’impegno e l’amore per la scuola, la cultura, la bellezza anche per attraversare la nottata del tempo presente. Cerchiamo luce e linfa vitale per coltivare la speranza nella nostra civilizzazione e nelle nostre radici riassunti nel Discorso agli ateniesi di Pericle (V sec. a. C.): "Il nostro governo favorisce i molti invece che i pochi: per questo è detto democrazia. Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti nelle dispute private....

    Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e le leggi, e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono un'offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso.

    La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero. Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

    Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private.

    Un uomo che non si interessa dello Stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché soltanto pochi siano in grado di dar vita ad una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione un ostacolo sulla strada dell'azione politica. Crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà sia solo il frutto del valore".

    Cavalese, Gennaio 2011

    Per adesione

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    Pubblicato 13 anni fa #
  11. A.

    offline
    Moderatore


    Pubblicato 13 anni fa #

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