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Editori a pagamento

(52 articoli)
  1. zaphod

    offline
    Fondatore

    Abbiamo ricevuto una mail in cui ci si chiedeva un consiglio su una proposta editoriale, d'accordo con il mittente della mail abbiamo ritenuto opportuno pubblicare sia la domanda che la nostra risposta per mettere in chiaro il punto di vista anonimo in merito alla questione e mettere in guardia altri che dovessero venire in contatto con proposte simili.

    Buongiorno,
    mi chiamo Manuel, ho scritto da poco un libro e vorrei pubblicarlo. Ho passato una selezione da parte di un gruppo editoriale e mi hanno inviato un contratto in cui per pubblicare il mio libro mi devo impegnare a comprare 185 copie del mio libro a prezzo pieno (circa 2400 euro) pagandoli in anticipo, consegna delle copie circa 4 mesi dopo il saldo del pagamento. poi mi offrono il 10% del ricavato delle vendite del mio libro.
    è normale secondo voi? (che immagino abbiate più esperienza di me nel settore editoriale) avete qualche altra casa editrice da consigliarmi per pubblicare il mio libro?

    Ciao Manuel,
    grazie per averci contattato.
    L'Anonima Scrittori è contraria in linea di principio agli editori a
    pagamento. Questo perché pensiamo che un editore che crede in un libro ha
    come minimo l'obbligo di investirci del suo.
    In questo caso poi le richieste del (cosiddetto) editore rasentano il
    ridicolo. Se ho ben capito devi comprare 185 copie al prezzo di copertina di
    13 euro e - per giunta - le devi pagare con quattro mesi di anticipo.
    Considera che con quella cifra un editore se ne può stampare almeno mille.
    E - lasciatelo dire - vendere mille copie di un esordiente da parte di una
    casa editrice sconosciuta è un'impresa titanica. Anche nel caso che
    l'esordiente sia veramente bravo e la casa editrice determinata a promuovere
    e distribuire il suo prodotto. Considera che tu, per rientrare del tuo
    investimento, dovresti sperare che l'editore venda più di 1800 copie del tuo
    libro. Considera che l'editore il suo guadagno lo ha già avuto nel momento
    in cui TU hai pagato i 2400 euro e che qualsiasi sforzo da parte
    dell'editore significa assottigliare il suo guadagno sicuro. Vedi bene che -
    con tutta probabilità - l'editore si prende i tuoi soldi, stampa 200 copie
    del libro, ne mette una decina in una libreria amica e le altre 185 te le
    spedisce.Solo nel caso ci sia qualche richiesta provvede a un'altra stampa
    di un quantitativo minimo e aspetta che l'autore provveda a vendersi (da
    solo) le sue 185 copie per rientrare delle spese. I tuoi sforzi si
    incanalano in quella direzione e dopo un po' ti passa pure la fantasia.
    L'Anonima Scrittori - l'ho già detto - non è per l'editoria a pagamento, non
    ci interessa. Per noi l'editore fa parte del circuito di produzione
    culturale e ha un suo specifico campo di operazioni (valutazione e selezione
    dei testi, proposta di una linea editoriale, editing, ufficio commerciale,
    ecc.ecc.) che non si può bypassare impunemente. I progetti dell'Anonima
    Scrittori servono appunto per affinare la conoscenza e il confronto sulla
    scrittura e capire meglio le dinamiche che sono alla base di questo circuito
    produttivo.
    Questo è il nostro percorso. Non leggiamo manoscritti e non abbiamo case
    editrici, anche se con qualcuna abbiamo collaborato e pubblicato. Quindi il
    consiglio è di provare a mandare il tuo libro ad altre case editrici (anche sul nostro forum trovi un elenco, ma non è difficile reperirne altri su
    internet) e fuggire come la peste quelle che ti fanno questo genere di
    proposte.
    Intendiamoci: non c'è niente di male a voler vedere pubblicato un proprio
    libro e neanche a volerselo finanziare da soli. In questo caso però è bene
    essere consapevoli che un qualsiasi editore avrà poco interesse a gudicare
    la qualità di quello che hai scritto perché l'importante è "accaparrarsi" il
    cliente. In alternativa ci si può rivolgere direttamente a una tipografia o
    a quei siti di "print on demand" che vanno per la maggiore adesso in cui tu
    decidi come deve essere il tuo libro e loro te lo stampano nel numero di
    copie che decidi tu e lo mettono pure nel loro circuito di vendita on line.
    Ti accorgerai anche che i prezzi sono incredibilmente più convenienti
    rispetto a quelli che ti ha fatto l'editore di cui mi hai parlato tu.

    Spero di esserti stato di aiuto.

    Continua a seguire le attività dell'Anonima, magari troverai qualche
    progetto di tuo interesse.

    In bocca al lupo

    Massimiliano "zaph" Lanzidei
    Anonima Scrittori

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. E' stato proposto pure a me, frequentando un corso di scrittura, di pubblicare con il libraio ospitava il corso, e che ha un piccolo marchio editoriale, un paio di miei racconti in un'antologia-saggio del corso. Dietro pagamento, ça va sans dire, di 150 euro di spese per la carta.

    Io, chiaramente, mi sono rifiutato ricevendo diverse critiche. Ma come, mi dicono, c'è pure il codice ISBN e qualcuno che va a portarne diverse copie nelle librerie di Brescia.
    'sticazzi, rispondo, se non mi metti il codice ISBN che libro è? E poi scusa, capirai che sforzo distributivo.
    Ma è visibilita, mi dicono.
    'sticazzi bis, rispondo, se devo far leggere i miei racconti a parenti e amici (perchè una roba così chi se la incula, siamo realisti...), spendo qualcosa meno di dieci centesimi fra carta e inchiostro. E poi chi giudica i miei scritti pubblicabili senza che io debba pagare gia c'è.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. Mamma78

    offline
    Membro

    2400 euro per 185 copie mi sembra una cifra alluncinante! Non ho esperienza in questo senso, ma mi sembra davvero troppo! Condivido Zaphod quando dice che si possa anche arrivare a contribuire alle spese per veder pubblicato il proprio libro, ma questi mi sembrano delinquenti!
    Credo che un contributo economico sia da prendere in considerazione solo in caso di una casa editrice veramente amica di cui fidarsi ciecamente. Se no meglio gestire la cosa tradizionalmente, mandando il manoscritto alle case editrici più serie e se proprio nessuno ci pubblica, diffondere il nostro testo su internet e riprovarci più in là

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. zaphod

    offline
    Fondatore

    C'è anche la possibilità che il nostro testo non valga una cicca, non dimentichiamolo... e credo si tratti della maggioranza dei casi. Bisogna essere realisti. E risparmiare soldi.

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. Fossero anche due euro, non andrebbe bene.

    Io autore ci metto lo scritto, tu casa editrice o ci credi, e ci metti stampa e distribuzione, promozione ci si mette in due con presentazioni, interviste e via dicendo, o non ci credi, e festa finita.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. Mamma78

    offline
    Membro

    Giusto Zaphod, ma credo (e ripeto non parlo per esperienza personale) che molto spesso le case editrici più grandi o cmq più serie, non prendano in considerazione testi di esordienti. Quando invece il testo è stato già pubblicato con una piccola casa editrice, allora lo tengono in maggiore considerazione. Poi che si stato pubblicato con il contributo dell'autore o senza questo non credo che conti molto per i grandi editori.

    Penso al poeta Dino Campana che all'inizio distribuiva i manoscritti delle sue poesie in giro per le strade o allo scrittore (ehm....va beh scrittore, si fa per dire) Federico Moccia che ha fatto girare per anni fotocopie e copie autoprodotte di "3 metri sopra il cielo" per cartolerie e locali frequentati dai più giovani. Ovvio, sono sempre due esempi eclatanti e non è il caso di affidarci ai miracoli, però il fatto che una grande casa editrice non creda in un libro non vuol dire sempre che "non valga una cicca". I metri di giudizio per la pubblicazione di un libro spesso esulano dal gusto e si concentrano sulle mode. (Vedi il caso "Tamaro". Snobbata e tacciata per anni di scrivere schifezze....in un attimo ha raggiunto la fama)

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. 'Spetta Mamma 78, cerchiamo di non cadere nei luoghi comuni.

    Se ci mettiamo a fare un elenco dei grandi scrittori (o presunti tali) che hanno pubblicato in proprio, non finiamo più: pure Moravia ha pubblicato in proprio, pure Zanzotto fece stampare una raccolta di poesie soltanto per i suoi amici e tanti, tanti altri. Se andiamo ancora più indietro nel tempo Dante e Petrarca, ma pure Boccaccio, scrissero o fecero scrivere loro, su pergamena, la bella copia delle loro opere. Altro punto su cui è possibile convenire è che da allora - da Campana ma anche da Zanzotto - ad oggi il mercato editoriale è cambiato, diciamo pure rivoluzionato. Quante case editrici in più ci sono? Quante riviste di letteratura in meno? Quanta possibilità c'è che un'opera stampata, oggi, vada perduta in qualche magazzino? E le nuove tecnologie che aumentano esponenzialmente le possibilità di contatto?

    Ergo: non è possibile considerare la stessa cosa la pubblicazione in proprio di Dino Campana con quella di Graziano 'Torque' Lanzidei. Perché sono diversi i mondi (editoriali e reali) in cui questo è avvenuto o avviene.

    E in più. Abbiamo citato cinque esempi, ma ci rendiamo conto di quanta gente s'è fatta il suo libro, l'ha provato a far leggere ad amici e parenti ma poi non è successo assolutamente nulla? Una volta in Francia hanno fatto una statistica. Hanno preso gli scrittori pubblicati e hanno visto che la percentuale di quelli che venivano ricordati: era intorno all'1%. In 600 anni: dal 1300 al 1900. Tipo 1000 scrittori e solo 10 venivano ricordati. Tu immagina che proporzione viene fuori se ci mettiamo a considerare anche tutti quelli che hanno provato a scrivere...

    Non dico che allora fosse meglio di oggi. Forse si, forse no, non è mia intenzione dare un giudizio. Probabile che il mondo delle 'grandi' case editrici è più chiuso, più a gestione familiare e amicale e collegale. Probabile che il mondo editoriale delle piccole case editrici-tipografie, così com'è messo oggi, liberi energie creative. Possibile che ilmiolibro.it o lulu.com aiutino a trovare i Manzoni, i D'Annunzio o i Pennacchi di domani e di dopodomani. Facile che di geni incompresi ce ne sono a bizzeffe e questo marcio mondo letterario stenta a riconoscere la loro grandezza per invidia.

    A me è sempre sembrato più probabile che parecchia della gente che prova a scrivere - compreso il sottoscritto - non abbia talento, che vivacchi in una notorietà condominiale e che tolleri poco le critiche. Magari preferisce trincerarsi dietro a piccole, piccolissime comunità di adepti che stanno ben attenti a farsi i complimenti l'uno con l'altro - "sei un fenomeno", "no, no, sei un fenomeno te", "peccato che non ci pubblicano", "si, vero, che teste di caSSo" - e a non mettersi mai in discussione.

    L'Anonima è cosa diversa... e poi quando ho un altro po' di tempo, continuo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. mjolneer

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    Membro

    A dire il vero, mamma78, se tu (impersonale) provi a mandare un manoscritto presentandoti a un editore medio di quelli seri (quelli più grossi è pressoché impossibile avvicinarli da sconosciuto se non hai agganci), il modo più facile per farti cestinare subito è mettere nel curriculum una pubblicazione con casa editrice a pagamento...
    e comunque non vedo che differenza ci sia tra duemila euro e duecento; come dice faust, sempre soldi sono, invece dovrebbe essere l'editore a investire se ne vale la pena, altrimenti a che pro pubblicare a tutti i costi? Tanto vale allora andare davvero in tipografia e non da questi sedicenti "editori".

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. Mamma78

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    Membro

    Sui sedicenti editori sono d'accordissimo..mai detto il contrario! Penso solo che arrendersi subito sia sbagliato e che sia giusto credere nelle nostre possibilità. Poi è giusto anche fare un esame di coscienza e cercare di capire se veramente "valiamo" qualcosa.

    I sedicenti editori, come ho scritto nel mio primo post in questo topic, sono delinquenti. Criminali, nel vero senso e truffatori. Se vogliamo diffondere la nostra "opera" la cosa migliore, come ho già detto è fare le nostre prove inviando i manoscritti alle case editrici serie o partecipare ai concorsi (la maggior parte dei quali sono cmq a pagamento) e se nessuno ci pubblica pazienza. Possiamo usare intenet, pubblicare liberamente i nostri scritti ecc ecc. Non ci vedo niente di male però, se abbiamo un amico editore che ci da la possibilità di stampare qualche copia con il nostro contributo, di non farlo. Se uno proprio vuole. E parlo solo di case editrici di fiducia. Che so, se aveste un padre editore o uno zio o un caro amico che vi dicesse "ok, mi dai una mano con le spese di tipografia e pubblichiamo il tuo libro", cosa fareste? Per chi si impunta nel voler pubblicare, meglio così che rivolgersi ad un truffatore. Ecco cosa intendevo quando dicevo " Credo che un contributo economico sia da prendere in considerazione solo in caso di una casa editrice veramente amica di cui fidarsi ciecamente."

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. Nessuno parla di arrendersi, anzi, se il manoscritto viene rimbalzato lo si revisiona e lo si rispedisce, se davvero ci si crede.
    Il discorso del conoscente che ci pubblica con un contributo spese è proprio ciò di cui ho parlato io.
    Ammesso di volerla prendere molto, molto larga e di non volerlo considerare editore a pagamento, se questo non ha nemmeno i soldi per il tipografo è davvero giusto che io mi metta nelle sue mani? E la distribuzione? Come mi può distribuire efficacemente se nemmeno riesce a stamparmi? E la promozione? Devo andare io porta a porta con il mio zainetto pieno di libri? Sì, perchè una volta pubblicato non è finita, il libro alla gente ci deve arrivare altrimenti quest'inverno l'industria dei pellet per le stufe rischia di subire un impercettibile calo delle vendite.
    Poi, come giustamente fa notare Mjolneer, se appena appena un editore si accorge che hai pubblicato a pagamento hai finito di pubblicare in altro modo...

    Appunto per l'amore e la fiducia che si hanno nei confronti dei propri scritti certe soluzioni andrebbero evitate.

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. Mamma78

    offline
    Membro

    Sono d'accordissimo...mi riferivo, come detto, solo a chi veramente si impunta e vuole far pubblicare il proprio libro senza pretendere troppo. Non tutti vogliono diventare famosi, credo.

    Sul fatto della casa editrice grande che non ti pubblica se hai pubblicato a pagamento...non è sempre vero. Parlo sempre per esperienza indiretta (personalmente apprezzo i concorsi e le iniziative che ti danno modo di confrontarti con gli altri e il mio primo romanzetto sarà pubblicato da una micro casa editrice che non chiede soldi, ma ha anche una distribuzione limitata al centro Italia...) però...un mio ex compagno di liceo ha pubblicato un suo libro a pagamento (non so i dettagli della questione) e poi l'ha segnalato alle case editrici più grandi ed è stato ripubblicato da una molto conosciuta. Quindi credo che le case editrici non scartino a priori testi autoprodotti se sentono odore di soldini. Tra l'altro ho poi saputo che la suddetta casa editrice non ha tenuto fede ai termini di contratto o gli ha proposto un contratto capestro..insomma non so bene, ma ho come l'impressione che l'ambiente dell'editoria (o almeno un certo ambiente) non sia proprio il massimo @_@

    Condivido in pieno Torquemada quando dice:


    A me è sempre sembrato più probabile che parecchia della gente che prova a scrivere - compreso il sottoscritto - non abbia talento, che vivacchi in una notorietà condominiale e che tolleri poco le critiche. Magari preferisce trincerarsi dietro a piccole, piccolissime comunità di adepti che stanno ben attenti a farsi i complimenti l'uno con l'altro - "sei un fenomeno", "no, no, sei un fenomeno te", "peccato che non ci pubblicano", "si, vero, che teste di caSSo" - e a non mettersi mai in discussione
    .

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. Beh, se uno non sogna entro una certa misura non dico di diventare Hemingway ma quantomeno di avere un seguito beh, non tenta nemmeno di farsi pubblicare.
    Il caso che tu citi mi sembra decisamente anomalo rispetto al solito. Quanto alla tua considerazione sull'ambiente dell'editoria, beh, sempre di ambienti dove girano soldi si parla...

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. mjolneer

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    Membro

    Sul concetto di "arrendersi" credo si potrebbe aprire un dibattito.
    E' chiaro che ognuno è libero di agire o di pensare come preferisce in merito, qui nessuno si sogna di imporre le proprie "convinzioni", però siccome mi è capitato spesso di leggere sui vari forum che si occupano di scrittura, magari esposto con altri termini, che uno non debba arrendersi alle difficoltà, espongo le mie personali impressioni: molta gente finisce per pubblicare a pagamento proprio per la sua pervicacia, per la sua determinazione a voler vedere pubblicato il suo romanzo e spesso, non faccio riferimenti a nessuno in particolare, si tratta di persone che hanno provato a pubblicare seguendo le vie tradizionali e si sono visti rifiutare in serie il loro lavoro (vendonsi duecento (200) lettere di rifiuto di altrettanti editori, ottimo stato, unico proprietario), eppure, convinti che tale lavoro fosse di qualità, hanno insistito fino a cedere, ad arrendersi sì in questo caso, alle false lusinghe delle sirene di turno, con i risultati che soddisfano solo il loro ego e quello dei familiari; infatti spesso si tratta (ma non è una regola) di autori molto giovani e inesperti che cavalcano l'onda dell'entusiasmo che i genitori in primis contribuiscono a far crescere. Nessuno di loro, autori, parenti e clack varie (spesso quelle degli stessi forum che navigano sull'oh ma che bello, oh ma quanto sei bravo...) ha voluto arrendersi al fatto probabile che il loro lavoro non fosse 'sta gran cosa... Altro aspetto ricorrente è che molti autori partono in quarta con la stesura di un romanzo di centinaia di pagine senza aver mai scritto nemmeno un racconto di mezza cartella, e senza aver mai partecipato a un concorso per racconti (e ce ne sono a iosa di gratuiti, non è affatto vero che sono quasi tutti a pagamento, semmai il contrario, basta saper cercare, a meno che uno non intenda solo quelli che prevedono premi in denaro, e comunque anche in questo caso ce ne sono di gratuiti ma lì l'è dura, i brogli sono sempre dietro l'angolo...) dove farsi le ossa; al massimo si sono limitati a far leggere il manoscritto al loro "editor" di fiducia (fratelli, genitori, compagni di scuola eccetera). Inoltre è molto frequente il caso di autori che in vita loro avranno letto sì e no cinque libri, ma a che serve, tanto sono bravi lo stesso... Mi è capitato di leggere (o meglio di provare a leggere) decine di libri pubblicati con editori a pagamento e tranne un paio di eccezioni, di cui dico più avanti, si è trattato di scenari davvero tristerrimi: a parte le onnipresenti banalità, la mancanza assoluta di spunti originali, la piattezza dello stile e stereotipi a quintali con strafalcioni a macchia di leopardo, il comune denominatore è la totale assenza di tracce di editing. Per quanto concerne le rare eccezioni, si trattava di pubblicazioni "dignitose", ma non certo da far gridare al miracolo, e, parlandone con gli autori, nessuno di loro si è detto disposto a ripetere l'esperienza, a scucire ancora soldi inutilmente...
    Arrendersi non è rinunciare a voler pubblicare a tutti i costi, arrendersi è pagare di tasca propria, arrendersi è in alcuni casi la mancanza del coraggio di riconoscere a se stessi di aver scritto una porcata e insistere a volerla pubblicare invece di pensare a scrivere qualcosa di diverso, a scendere dal piedistallo...
    Anni fa, un tizio che conosco era partito in tromba per scrivere un romanzo, un thriller nella fattispecie, uno di quelli con i nomi americani che fanno figo (ma che scritti da uno che l'America l'ha vista solo in tv o in viaggio di nozze producono un effetto inversamente proporzionale alla quantità di John e Frank eccetera utilizzati), ebbene (si tratta del prototipo di cui sopra: corriere dello sport sette giorni su sette, libri in casa tutti di autori americani di thriller, percentuale letta variabile, racconti scritti in precedenza nessuno), un giorno mi fa leggere il primo capitolo, mi fermo alle prime tre parole dell'incipit: "In data odierna"...
    Un altro mi manda un racconto, meno male, che devo dire ha un suo "perché", ma sistematicamente ogni volta che si riferisce a un personaggio di sesso femminile l'articolo è "gli"...
    E infine un'altra che scrive un racconto con la punteggiatura alla sansafò, dove i concetti di spazio dopo la virgola e di questa subito attaccata alla parola che la precede sono argomenti tabu, e appena glielo fai notare ti dice incazzata che sei un presuntuoso che "noncapisciniente", che lei è pure laureata con trenta e lode (sì, al "ceppu") e che, dulcis in fundo, tanto ci sono gli editor... e certo che quelli sono schiavi, ma vaffanculo và.

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. Mamma78

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    Membro

    La mia mancanza di esperienza in fatto di editor e case editrici, mi fa ingenuamente credere che tutti gli scrittori emergenti che hanno a cuore il loro lavoro e quello degli altri (editor, lettori ecc), siano persone precise, attente alla punteggiatura e all'editing, che abbiano coltivato questa passione (e quella per la lettura) per anni prima di "buttarsi", che conoscano bene la grammatica e l'argomento di cui trattano, che abbiano la pazienza di documentarsi a fondo e l'umiltà per ammettere quando non è più il caso di insistere.
    Dalle tue parole, mjolneer, capisco che non è così e mi rendo conto di essere proprio un'ingenua allora.
    Io personalmente non ho mai mandato 200 sinossi a 200 case editrici, ma capisco che sia giusto provarci per chi ha questa ambizione. Ho vinto qualche concorso (ma anche quello è molto relativo visto che ho fatto parte di una giuria e ho capito che anche in quel campo la qualità è mooolto relativa!) e ho seguito il consiglio di un mio ex professore che mi ha spinto a proporre il mio romanzetto. Per il resto...che dire...insieme al romanzo pubblicherò gratuitamente un e-book di racconti su internet (W la condivisione!) e continuerò a leggere i miei libri preferiti e discuterne al circolo letterario davanti a the e pasticcini (che fa molto british). Continuerò a prendermi cura di quelle che sono veramente le priorità della mia vita (figli e famiglia), ad andare al "circolino" per insegnare due parole di italiano agli stranieri (e imparare tanto da loro!) e a scrivere quando ne avrò voglia, tanto per il piacere di farlo.

    Evidentemente vivo un pò in un modo da favola e pensare che ci sia gente che manda e rimanda e rimanda centinaia di sinossi e manoscritti o che si senta scrittore geniale ed incompreso senza nemmeno conoscere le basi della nostra stimolante grammatica, mi lascia sconcertata! Ma ognuno è fatto a modo suo

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. mjolneer

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    Membro

    Guarda, se mi mandi una mail a mjolneer2002ATyahoo.it ti do qualche link dove puoi leggere alcune di queste chicche...

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. k

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    Membro

    ma credo (e ripeto non parlo per esperienza personale) che molto spesso le case editrici più grandi o cmq più serie, non prendano in considerazione testi di esordienti.

    Uno innanzitutto, quando parla della 'grandi case editrici', dovrebbe tenere presente che quelle, per essere considerate tali, debbono essere vere e proprie aziende industriali, e quindi si presuppone che se alla fulgorcavi lavora solo gente che capisce di cavi e alla fiat gente che capisce di macchine, nelle case editrici non può che esserci gente che capisce di libri. O no? Sono specialisti. L' ci sono i laureati in lettere o materie similari che hanno fato poi fior di stage di approfondimenti e cazzi vari. Un'industria non si mnuove a cazzo di cane o per raccomandazione, un'industria si muove solo sulla base della sua ragione sociale, che nella fattispecie sono im libri.
    In ogni caso non è vero che le grandi case non pubblichi esordienti.
    Era un esordiente Palo Giordano con La solitudine dei numeri primi Mondadori, ed è un'esordiente Silvia Avallone con Acciao, Rizzoli, che è finalista al Premio Strega. Poi se tu pensi che lei è raccomandata o chissà di chi è figlia o a chissà che gliel'ha data, fai pure e rimani di notte a baccagliare contro la sagoma d'una civetta sul ramo di un eucalytpus di fianco a casa tua. Se invece vuoi capire qualche cosa di più, leggiti il suo libro e confrontalo al tuo. Tu sei proprio sicuro che il tuo sia indiscutibilmente meglio? io ho miei dubbi.

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. Per K: il suo contributo al dibattito quale scrittore professionista ci è evidentemente utile. Quello che continuo a non capire è questo: se le cose stanno così, perché ci sono un sacco di libri che fanno cacare che pure vengono pubblicati da editori con ottimo nome e altrettanto ottima distribuzione? Io questa cosa non l'ho mai capita. Grazie.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. Woltaired

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    Membro

    la civetta ce l'ho.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. Fernà, è facile. Per gli editori che li pubblicano, quei libri fanno un po' meno cagare di altri.

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. k

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    Membro

    E perchè soprattutto tutti possono sbagliare. Il giudizio estetico non è una specie di scienza esatta in cu tu hai la formula valutativa, la prova del nove e le equazioni per costruire a tavolino il capolavoro. Qui stiamo parlando di arte. E l'arte di per sé stessa sfugge alla serialità. Si deve andare per tentativi. E spesso sbagliano anche i più bravi. Si figuri però quanto possano sbagliare i più somari. Ferna', si metta il cuore in pace. Se Antonio Franchini (un nome a caso) fa il direttore editoriale della narrativa italiana e straniera a Mondadori e non a parvapolis o egobook, un motivo logico e razionale ci sarà. Non ci è arrivato per puro colpo di culo.
    Scriva come si deve scrivere e come le ho già detto tante volte, e allora poi riprovi a rispedire. Fino a quel momento, è inutile che se la prende col destino beffardo. Fino a mo', è solo colpa sua.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. Per il sor K: va bene, preciso solo che ovviamente parlavo in generale, dato che di persone con aspirazioni letterarie ne ho incontrate tante, tutte con lo stesso tormento. In fondo mi sono tolto delle piccole soddisfazioni e se non dovessi pubblicare più il mondo, ne sono certo, andrà avanti lo stesso

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. A

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    Membro

    Comunque non è nemmeno poi tanto vero che basta che uno scriva bene, e viene pubblicato.
    pensate solo a Primo levi, che fu rifiutato da Einaudi. Per non parlare del nostro M° con Mammut

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. k

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    Membro

    No, non basta scrivere bene. Poi bisogna metterci tutto sé stessi, mettere sé stessi al servizio della storia da scrivere - esattamente come quei due - alla fine riesce a pubblicare. Oggi non ne azzecca una, A. Che per caso quei due sono rimasti inediti?

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. Woltaired

    offline
    Membro

    A stia attento che rischia di trovarsi Zio Pericle sotto casa...

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. cameriere

    offline
    Membro

    mi chiedo io,
    ma possibile che questo manuel non sia mai intevenuto nel topic aperto bell'apposta per lui?
    ma se ne andasse affanculo.
    viene qua sopra a rompere i coglioni e manco un ringraziamento.

    manuel pubblichi, pubblichi pure come le hanno chiesto. poi ci mandi il libro che glielo commentiamo.
    anzi, ci mandi subito il manoscritto, che qui abbiamo anche un paio di tipi addetti all'editing.
    per servirla.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. Magari ha solo scritto via email e il forum non lo legge...

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. A

    offline
    Membro

    No, ieri ero decisamente fuori. scusi , K.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. k

    offline
    Membro

    E poi, A, queste cose fanno parte del gioco strutturale di tutta la storia della letteratura italiana. Non è che capitino solo adesso perché gli editori di oggi sono peggio di quelli di ieri. Le pensi a Benvenuto Cellini, per esempio, che è morto con la convinzione d'essere solo un grande orafo - il più grande dei suoi e forse di tutti i tempi - ed un eccellente scultore in bronzo, quando il capolavoro suo invece, quello che lo mette ai massimi vertici dell'arte letteraria italiana, è la Vita (libro assolutamente da leggere, chi vuole scrivere ma non si legge la Vita del Cellini è un coglione). Be', lui la scrisse, ma non sentendosi troppo sicuro - "Non è esattamente il mestiere mio", pensò - la fece leggere a quelli bravi, a quelli che si intendevano di lettere e di rime alla corte dei Medici e da lì insegnavano come si scrive a tutti quanti. La diede al più importante, a Benedetto Varchi.
    E Benedetto Varchi, dopo averla letta, gli disse: "A Benvenu', ma torna a fa' le saliere d'oro, va', fai i Persei, fai quel cazzo che ti pare che lì sei bravo, ma lascia perdere da scrivere perché non ce capisci un cazzo". E Cellini smise di scrivere. La Vita non fu bruciata solo perché l'archivista dei Medici disse: "Qua 'nse bruca 'ncazzo, qua conservamo tutto", anche se ogni volta che passavano lungo lo scaffale dove stava riposta la Vitan del Cellini, tutti si davano di gomito e scoppiavano a ridere: "Ahò, se credeva d'èsse pure scrittore".
    Ci sono voluti duecento anni - il '700 - perché la ritrovasse il Baretti e proclamasse a tutti, dalla Frusta Letteraria, il suo valore.

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. zaphod

    offline
    Fondatore

    La vita di Benvenuto Cellini.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. Woltaired

    offline
    Membro

    quindi ora si scrive un libro, si cerca una buona azienda di crioconservazione e ci si sbrina diciamo nel 2211.
    se non ci leggono anche i ragazzini dell'asilo ci si spara un colpo in un negozio di saliere e ci si rassegna.

    Pubblicato 14 anni fa #

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