La proposta di Graziano mi trova concorde. quindi allego qui il suo pezzo, invitando a sottoscrivere, e aprire un dibattito qui.
Almeno non parliamo sempre di spammer.
Firmato A
_______________
Il parco di Arnaldo Mussolini, la bandiera piantata nel posto sbagliato. Vi spiego perché ho deciso di avviare una petizione per togliere quel nome dai Giardinetti
Graziano Lanzidei
06/09/2014 -
Non è che ami firmare o fare raccolte firme online. So anche che valgono poco e che legalmente valgono meno della carta straccia. Ma possono dare il senso, a chi ci amministra e rappresenta, di quanto è sentita una questione. Per cui ho avviato la raccolta firme per la revoca dell'intitolazione ad Arnaldo Mussolini dei Giardini Pubblici, nella più completa solitudine, anche solo per vedere se i pensieri che ho avuto io in questi giorni, sono i pensieri di tanti miei concittadini e di tanti altri cittadini d'Italia e d'Europa e del Mondo, a cui spesso è capitato di guardare a Latina, nel bene e nel male.
Dice l'onorevole Fabio Granata, ex An ex Fli ora Green Italia, che la mia è “una battaglia di retroguardia”. Parecchi invece sosterranno che questa mia iniziativa “è una battaglia inutile”, perché Latina ha problemi più seri e impegnativi che il nome di un Parco. A causa della dichiarazione del consigliere comunale, Giuseppe Coluzzi, che voleva dedicare una via o una statua ad Hitler, Latina è balzata agli onori delle cronache nazionali. Nessuno ha riportato la frase dell'altro consigliere, eletto con il centrosinistra peraltro, relativa al fatto che “Benito Mussolini ha fatto gli italiani”. Non è la prima volta che diventiamo famosi per qualcosa del genere. Nel 1995 ricevemmo l'attenzione del Corriere della Sera, perché Ajmone Finestra, allora sindaco, decise di nominare il Parco comunale, che tutti chiamavano 'Giardinetti', ad Arnaldo Mussolini. L'ex sindaco, forte di un accordo con una industria farmaceutica disposta a restaurare il Parco stesso, non pensava affatto che ci fossero cose meno importanti di rivalutare il polmone verde della città, e nell'aspetto e nella simbologia di una città. D'altronde si trattava di piantare una bandiera per l'avvenuta conquista di un Comune sopra i 100 mila abitanti per una forza come l'MSI: anche se nel 1994, tra mille polemiche, era diventata già Alleanza Nazionale. L'ex sindaco di Latina, nonché senatore della Repubblica, disse che era giusto intitolare il parco “a un uomo di cultura e consigliere ponderato del più illustre fratello”. Di diverso avviso era Zaccheo, che allora sedeva a Montecitorio, sempre in quota An, non aveva paura di rilanciare: “personalmente lancerei una provocazione: dedichiamo il parco direttamente a Benito Mussolini perché lui ha fatto molto per la nostra città: la bonifica della paludi è stata un'impresa epocale, non va dimenticata. Fa parte del nostro patrimonio storico”. Insomma, tanto per sintetizzare anche i sottintesi del testo, Zaccheo dice, senza mezzi termini: se dobbiamo piantare una bandiera nel cuore della città, piantiamo quella originale e non abbiamo timori di sorta. “La città è nostra”. Più o meno questo il messaggio che avvertimmo tutti. E il centrosinistra è stato sempre troppo debole per poter pensare a contrastare un'azione del genere, a chiedere che quello spazio venga di nuovo condiviso con il resto della città. Ogni anno, quando viene organizzata la Festa Democratica o dell'Unità, si nasconde con vergogna la toponomastica da manifesti e volantini. Ma niente di più. Il clamore di questi giorni delle dichiarazioni di Coluzzi e dell'entusiasmo per la ZTL m'hanno convinto che qualcosa andava fatto.
Perché le rivendicazioni di parte devono avere un termine. Dalla vittoria del centrodestra ad oggi sono passati 21 anni. C'è stato un processo generale di trasformazione, per cui non esiste più l'MSI così come non esiste più il PCI. Non ci sono più bandiere da piantare o provocazioni da dover far digerire all'avversario. C'è la storia della città, da un lato, che va conosciuta ed approfondita e non nascosta, e ci sono le solite esaltazioni di regime dall'altro. Nel 2010, con la vittoria del Premio Strega, Canale Mussolini ha reso questa città un luogo letterario. E lo ha fatto abbassando l'inquadratura della Storia, dal balcone del Duce al popolo dei lavoratori e dei coloni che erano assiepati sotto. Ha scaraventato via le impalcature di regime e ha fatto sì che i racconti che tutti avevamo sentito da ragazzini o da adolescenti, prendessero sostanza, sudore e sangue. Ed è proprio dal 2010 che è possibile, senza essere accusati di fascismo o antifascismo, riconoscere facilmente cos'è appartenente alla storia della città e cosa è invece esaltazione o apologia. Il Parco ad Arnaldo Mussolini – al di là della figura stessa di Arnaldo Mussolini – fu una prova di forza, uno sfregio oserei dire. Che va sanato.
Perché se adesso i cittadini considerano una fortuna poter girare liberamente all'interno della ZTL, avrebbero tutto il diritto di poter girare liberamente – e giocare e correre e portare i bambini e andare a pattinare – all'interno del polmone verde della città. Il nostro piccolo Hyde Park dove sono cresciute generazioni di latinensi. Da mio nonno a mio padre fino a me. E magari un giorno i miei figli e i miei nipoti. In un luogo del genere, che deve essere di condivisione e di vita, non è possibile piantare bandiere di parte o fare sfregi.