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Il delitto Pasolini

(20 articoli)
  • Avviato 9 anni fa da FernandoBassoli
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  1. Pasolini: dopo 36 anni si apre di nuovo il caso

    Dopo 36 anni, grazie a nuove indagini scientifiche e soprattutto grazie alle nuove possibilità di investigazione dovute a nuove tecniche, i Ris [Raggruppamento Carabinieri investigazioni scientifiche] riaprono il caso e rilevano nelle tavolette trovate sul posto e usate per colpire lo scrittore e dagli indumenti, il Dna, di base ematica, che non appartiene né a Pasolini né a Pino Pelosi. Dunque quella sera del 2 novembre 1975 al Lido di Ostia c’era un terzo uomo.Pasolini venne ucciso in maniera brutale: percosso a colpi di bastone e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma. Il cadavere massacrato viene ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa del giorno dopo, poi, Ninetto Davoli lo riconoscerà. L’inchiesta terminerà con l’attribuzione del delitto ad uno dei tanti ragazzi di vita frequentati dal Pasolini. Una inchiesta controversa giudicata da tanti come la necessità di chiudere immediatamente un caso scottante in una Italia non ancora pronta ad affrontare delitti efferati legati a prostituzione e sesso.
    Pasolini, Mattei, De Mauro. L’oro nero unisce i tre misteriosi delitti italiani
    A Palermo 40 anni fa veniva rapito e poi trucidato uno dei migliori giornalisti dell’epoca, Mauro De Mauro, tutti i pm specie quelli di Palermo pensano sia necessario tenere aperto il fascicolo, e infatti da anni la Procura palermitana indaga ancora oggi su mandanti e moventi di quel terribile delitto impunito, nonostante le difficoltà e nonostante gli anni passati, arriva la nuova importantissima testimonianza di Marcello Dell’Utri. Da oltre un anno Dell’Utri aveva detto, in una intervista a Il Tempo, di conoscere tanti misteri della storia italiana e, per esempio di sapere dove si trovava il manoscritto del capitolo di Petrolio, il testo inedito che Pier Paolo Pasolini ha lasciato a metà a seguito della sua morte, sembra che in questo caso da esperto bibliofilo, Dell’Utri potesse sapere anche altro, per esempio qualcosa relativa a Mauro De Mauro, ma non solo il senatore del Pdl sarebbe anche in grado di svelare altri misteri della storia di Italia, uno tra tutto quello legato alla morte di Enrico Mattei, avvenuta per caduta di un aereo che volava su Bascapè il 27 ottobre 1962. Che legame ci sarebbe tra i due?

    Sono i pm della Procura di Palermo, Antonio Ingroia e Sergio Demontis a ritenere che tra Mattei, Pasolini e De Mauro vi sia un legame particolare. Per questo motivo i pm hanno deciso di interrogare Dell’Utri. Sembra infatti che nel capitolo di Petrolio, scomparso, ci fossero temi inerenti all’ENI, il senatore del Pdl ha più volte detto che si tratta di qualcosa di molto scottante ma non ne ha mai voluto rivelare l’esatto contenuto. Anche Mauro De Mauro, il noto cronista de L’Ora scomparso e poi ucciso il 16 settembre 1970, probabilmente trattava di temi legati al petrolio e all’Eni.

    Sarebbe sempre più pensabile una pista che lega Pasolini De Mauro a Enrico Matteri, specie perché si è saputo che Pasolini e De Mauro quando sono stati uccisi indagavano sulla morte di Enrico Mattei.

    Probabilmente si sta per chiudere uno dei più intricati capitoli della storia italiana.

    http://www.pasolini.net/notizie_dopo-36-anni-riapre-caso-ppp.htm

    Pubblicato 9 anni fa #
  2. Quando il 2 novembre del 1975 il corpo senza vita di Pasolini fu trovato all’Idroscalo, David Grieco fu tra i primi ad arrivare sul posto insieme al medico legale Faustino Durante. Aveva cominciato a lavorare nel cinema giovanissimo proprio con Pasolini e i due erano legati da una profonda amicizia; a lui la famiglia chiese di scrivere la memoria di parte civile del primo processo per l’omicidio.

    Grieco aveva deciso di chiudere con una storia che lo ha fatto soffrire. E invece, quasi per caso, è tornato dietro la macchina da presa (a 11 anni dal film d'esordio "Evilenko", tratto dal suo romanzo "Il comunista che mangiava i bambini") per parlarne ancora. La Macchinazione racconterà gli ultimi tre mesi di vita di Pasolini.

    Come è andato il primo giorno di riprese?
    "Stranamente bene. E dico stranamente perché torno con un lungometraggio dopo 11 anni eppure mi sembra che siano passati 11 giorni. Abbiamo iniziato con una scena ambientata in una sezione dell’Msi ricostruita in un Teatro di posa fuori Roma. Ci sono almeno 60 attori non attori, ho fatto come Pasolini, ho scelto gente di strada".

    David Grieco racconta che non avrebbe mai pensato di fare un film su Pasolini. "È nato tutto per caso. Un giorno Abel Ferrara mi ha chiesto di scrivere la sceneggiatura per il suo film su Pasolini. Dissi di no. Da lì ho capito che in realtà volevo tornare a parlarne perché ho raccolto una serie di elementi penalmente rilevanti che possono davvero far capire cosa è successo quel 2 novembre del 1975. Ma per ora non voglio svelarli".

    Nell’estate del 1975 Pasolini sta montando il suo film più controverso, Salò o le 120 Giornate di Sodoma. Coscienza critica e anticonformista del nostro Paese, contemporaneamente scrive Petrolio, opera che denunciava le trame di un potere politico ormai corrotto. In quegli stessi giorni Pasolini frequentava un ragazzo di borgata, Pino Pelosi. È una borgata dove comincia a muovere i primi passi un’organizzazione criminale, la Banda della Magliana. Il 26 agosto viene sottratto dagli stabilimenti della Technicolor il negativo di Salò. Nella notte fra il primo e il due novembre del ‘75, Pasolini va all’Idroscalo per riavere il negativo del film. E invece tutto finisce quella notte.

    Da allora è stato raccontato di tutto: Pasolini ucciso da Pelosi che ha fatto prima da informatore per il furto delle bobine di Salò e poi da esca per l’agguato all’Idroscalo; Pasolini assassinato dalla banda della Magliana. Pasolini eliminato su ordine di Eugenio Cefis perché indagava sui traffici del presidente di Eni e Montedison che avrebbe fondato la P2 e nel ‘62 fatto precipitare l’aereo di Mattei. Pasolini si è fatto uccidere pianificando il suo martirio nei minimi dettagli, come sostiene l’amico e pittore Giuseppe Zigaina.

    L'omicidio di Pasolini per Grieco è frutto di una macchinazione con una serie di componenti che si incastrano casualmente. Da qui il titolo del film che racconta tutte queste tesi ma forse una in particolare: "Pasolini non aveva dei segreti, semplicemente raccontava quello che stava accadendo in Italia. Da Piazza Fontana in poi. È stato ammazzato per la sua scomodità, perché la sua voce era ascoltata. Io ho le prove di questa macchinazione. Esiste un dossier al Ministero dell’Interno secretato e che io vorrei fosse aperto. Sono sicuro che Pasolini aveva architettato la sua morte in tutto e per tutto. Lui ha fissato l’appuntamento all’idroscalo, sapeva come sarebbe finita ma lo ha fatto perché pensava che la sua morte sarebbe servita a qualcosa".

    Ed è servita a qualcosa?
    "A renderlo immortale. La sua mancanza è ancora forte. Ricordo una cosa che mi disse Benigni che ho incontrato tempo fa. 'Nella vita ci si dimentica di tutti, c’è qualcuno che non sa chi è Fellini. Ma l’unica persona che nessuno ha dimenticato è Pasolini'. Le cose che ha detto, i misteri sulla sua morte si sono tramandati di generazione in generazione. Il mio film racconta Pasolini. Perché Pasolini è di tutti e per tutti".

    Il suo rapporto con il regista è iniziato quando aveva 10 anni, era un amico di famiglia. "Lui un giorno mi ha chiesto di fare l’attore ma io ero negato, gli ho chiesto di tagliare la mia parte nel film Teorema. Gli ho detto che volevo fare l’assistente. Sono diventato il suo rappresentante cinematografico poi il suo rappresentante politico. Da giornalista dell’Unità ero il suo intervistatore preferito facevo da tramite nel suo rapporto conflittuale con il Pci. Per me è stato un fratello grande. Una persona che non alzava mai la voce. Mite, gentile con una seconda anima molto virile”.

    Con la Macchinazione non vuole vincere un David di Donatello, né un Nastro d’argento, né l’Oscar: "Voglio che il caso sia riaperto una volta per tutte. Abbiamo il diritto di sapere che i suoi assassini siano individuati anche se non più perseguibili dopo 40 anni. Se non elaboriamo la nostra storia finiamo male”.

    Grieco è molto orgoglioso del casting, lo ha aiutato la famiglia Spoletini, la stessa che trovava gli attori per i film di Rossellini, Pasolini e Visconti. Poi racconta perché ha scelto Massimo Ranieri per interpretare Pasolini. “È stato naturale. Tutti dicevano sempre a Pier Paolo che assomigliava a Massimo Ranieri ma lui diceva no, non è vero. Poi un giorno si sono incontrati in spogliatoio dopo una partita di calcio. L’ha visto e gli ha detto ‘Hanno ragione a dirmi che mi somigli’. Ranieri è già l’alterego di Pasolini. Non dovrò nemmeno truccarlo tra loro c’è una somiglianza atavica”.

    http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/David-Grieco-la-mia-verita-su-Pasolini-Non-voglio-premi-solo-che-che-il-caso-venga-riaperto-c8e37e06-6e17-4e25-8b55-d61c71b9cd16.html

    Pubblicato 9 anni fa #
  3. «Pasolini è stato ucciso da tre persone. Lo hanno picchiato a sangue davanti ai miei occhi. Erano romani. Due erano i fratelli Borsellino. È stato vittima di un agguato studiato in ogni dettaglio. Lo convinsero ad andare a Ostia con la scusa di trattare la vendita delle pizze del film Salo, rubato tempo prima. Lui aveva con se i soldi. Era una scusa per tendergli un imboscata». Parla davanti al pm Francesco Minisci il personaggio chiave del delitto Pasolini. Giuseppe Pelosi, condannato in Cassazione a 9 anni e 7 mesi di carcere (nel 1979) per l’omicidio, era stato convocato lunedì 1 dicembre a piazzale Clodio dalla Procura, che intende fare luce su una rosa di nomi che avrebbero avuto un ruolo nell’omicidio dello scrittore, regista e poeta, ucciso il 2 novembre del 1975. «Fu ucciso con un’auto gemella» Nella deposizione resa da «Pino la rana» davanti al pm, l’ex «ragazzo di vita» ha parlato del ruolo svolto da Giuseppe Mastini detto «lo Zingaro» - un amico di Pelosi - la sera dell’omicidio, ma sul punto «Pino» si è limitato a escludere la presenza dello «zingaro» sulla scena del delitto. Nel corso dell’interrogatorio Pelosi ha sostenuto che la macchina utilizzata per investire il regista non fosse quella di Pasolini. «I tre sconosciuti arrivano all’idroscalo pochi minuti dopo di noi. Ci avevano seguito. Attesero che io scendessi dalla macchina e ci aggredirono. Dopo averlo pestato, uno di loro sali su un Alfa identica a quella del regista e lo investirono. È la prova che avevano preparato tutto nei dettagli». Un’altra circostanza su cui la procura si è soffermata è il momento in cui Pelosi conobbe lo scrittore bolognese: «Ho sempre detto che lo conobbi quella notte. Ma non è vero. Incontrai Pasolini quattro mesi prima. Diventammo amici».

    La deposizione sugli ultimi attimi di vita dello scrittore è servita agli inquirenti per chiedere a Pelosi spiegazioni su alcune persone sospettate di essere state presenti all’idroscalo di Ostia la notte dell’omicidio. Il mistero quarantennale della morte di Pasolini potrebbe essere a una svolta: il difensore di Pelosi, Alessandro Olivieri, aveva già annunciato che il suo cliente non si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. E Pelosi ha collaborato con gli inquirenti. Tracce genetiche di un nuovo sospettato Tracce di Dna sugli abiti di Pasolini A imprimere una sterzata alle indagini la scoperta di tracce di Dna diverso da quello di Pelosi sugli indumenti indossati da Pasolini la notte della tragedia.

    Un’analisi voluta dal cugino della vittima, Guido Mazzon, che ha fatto riaprire il caso nel 2010 con la denuncia dell’avvocato Stefano Maccioni: i codici genetici sarebbero stati abbinati a dei nomi che la Procura ha inserito in una lista di sospettati, non ancora tecnicamente indagati. Una scoperta possibile dai progressi dei test. Le due versioni del presunto omicida La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975 Fino ad oggi, Pelosi - che ottenne la semilibertà nel 1982 - aveva dato due versioni. Per anni si era autoaccusato dell’omicidio. Poi il 7 maggio del 2005 in un’intervista alla Rai aveva ritrattato. A uccidere Pasolini, secondo Pino, sarebbero state dunque tre persone, come ha ribadito lunedì 1 dicembre. Una versione che aveva già confermato nel dicembre 2011 durante un incontro pubblico con Walter Veltroni, durante il quale aveva aggiunto: «Il killer è ancora vivo». La sentenza definitiva della Cassazione del 1979 ha stabilito che Pelosi ha agito da solo. Alcuni elementi però mettono in dubbio la ricostruzione ufficiale. I dubbi sulla ricostruzione ufficiale È la notte del 2 novembre del 1975 quando Pelosi e Pasolini vanno Ostia con l’Alfa dello scrittore per un incontro intimo. Il 17enne, un classico «ragazzo di vita», si sarebbe però rifiutato all’ultimo momento e in preda all’ira lo avrebbe prima percosso e, poi, lo avrebbe investito con l’auto per ucciderlo. Due circostanze non tornano. Prima della tragica fine dell’intellettuale, i due avrebbero avuto una violenta discussione e sarebbero venuti alle mani, come confermano le percosse sul corpo del regista, massacrato di botte. Però i vestiti di Pelosi erano puliti: com’è possibile? Inoltre Pelosi era gracile, mentre Pasolini, 53 anni, aveva una forza non comune. Difficile credere che Pelosi lo abbia sopraffatto da solo, è il ragionamento che continua a fare chi ancora indaga sul caso. ] ROMA - «Pasolini è stato ucciso da tre persone. Lo hanno picchiato a sangue davanti ai miei occhi. Erano romani. Due erano i fratelli Borsellino. È stato vittima di un agguato studiato in ogni dettaglio. Lo convinsero ad andare a Ostia con la scusa di trattare la vendita delle pizze del film Salo, rubato tempo prima. Lui aveva con se i soldi. Era una scusa per tendergli un imboscata». Parla davanti al pm Francesco Minisci il personaggio chiave del delitto Pasolini. Giuseppe Pelosi, condannato in Cassazione a 9 anni e 7 mesi di carcere (nel 1979) per l’omicidio, era stato convocato lunedì 1 dicembre a piazzale Clodio dalla Procura, che intende fare luce su una rosa di nomi che avrebbero avuto un ruolo nell’omicidio dello scrittore, regista e poeta, ucciso il 2 novembre del 1975.

    «Fu ucciso con un’auto gemella»

    Nella deposizione resa da «Pino la rana» davanti al pm, l’ex «ragazzo di vita» ha parlato del ruolo svolto da Giuseppe Mastini detto «lo Zingaro» - un amico di Pelosi - la sera dell’omicidio, ma sul punto «Pino» si è limitato a escludere la presenza dello «zingaro» sulla scena del delitto. Nel corso dell’interrogatorio Pelosi ha sostenuto che la macchina utilizzata per investire il regista non fosse quella di Pasolini. «I tre sconosciuti arrivano all’idroscalo pochi minuti dopo di noi. Ci avevano seguito. Attesero che io scendessi dalla macchina e ci aggredirono. Dopo averlo pestato, uno di loro sali su un Alfa identica a quella del regista e lo investirono. È la prova che avevano preparato tutto nei dettagli». Un’altra circostanza su cui la procura si è soffermata è il momento in cui Pelosi conobbe lo scrittore bolognese: «Ho sempre detto che lo conobbi quella notte. Ma non è vero. Incontrai Pasolini quattro mesi prima. Diventammo amici».

    Far luce su chi era presente all’idroscalo

    Pasolini e PelosiPasolini e Pelosi

    La deposizione sugli ultimi attimi di vita dello scrittore è servita agli inquirenti per chiedere a Pelosi spiegazioni su alcune persone sospettate di essere state presenti all’idroscalo di Ostia la notte dell’omicidio. Il mistero quarantennale della morte di Pasolini potrebbe essere a una svolta: il difensore di Pelosi, Alessandro Olivieri, aveva già annunciato che il suo cliente non si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. E Pelosi ha collaborato con gli inquirenti.

    Tracce genetiche di un nuovo sospettato

    Tracce di Dna sugli abiti di Pasolini

    A imprimere una sterzata alle indagini la scoperta di tracce di Dna diverso da quello di Pelosi sugli indumenti indossati da Pasolini la notte della tragedia. Un’analisi voluta dal cugino della vittima, Guido Mazzon, che ha fatto riaprire il caso nel 2010 con la denuncia dell’avvocato Stefano Maccioni: i codici genetici sarebbero stati abbinati a dei nomi che la Procura ha inserito in una lista di sospettati, non ancora tecnicamente indagati. Una scoperta possibile dai progressi dei test.

    Le due versioni del presunto omicida

    La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975

    Fino ad oggi, Pelosi - che ottenne la semilibertà nel 1982 - aveva dato due versioni. Per anni si era autoaccusato dell’omicidio. Poi il 7 maggio del 2005 in un’intervista alla Rai aveva ritrattato. A uccidere Pasolini, secondo Pino, sarebbero state dunque tre persone, come ha ribadito lunedì 1 dicembre. Una versione che aveva già confermato nel dicembre 2011 durante un incontro pubblico con Walter Veltroni, durante il quale aveva aggiunto: «Il killer è ancora vivo». La sentenza definitiva della Cassazione del 1979 ha stabilito che Pelosi ha agito da solo. Alcuni elementi però mettono in dubbio la ricostruzione ufficiale.

    I dubbi sulla ricostruzione ufficiale

    È la notte del 2 novembre del 1975 quando Pelosi e Pasolini vanno Ostia con l’Alfa dello scrittore per un incontro intimo. Il 17enne, un classico «ragazzo di vita», si sarebbe però rifiutato all’ultimo momento e in preda all’ira lo avrebbe prima percosso e, poi, lo avrebbe investito con l’auto per ucciderlo. Due circostanze non tornano. Prima della tragica fine dell’intellettuale, i due avrebbero avuto una violenta discussione e sarebbero venuti alle mani, come confermano le percosse sul corpo del regista, massacrato di botte. Però i vestiti di Pelosi erano puliti: com’è possibile? Inoltre Pelosi era gracile, mentre Pasolini, 53 anni, aveva una forza non comune. Difficile credere che Pelosi lo abbia sopraffatto da solo, è il ragionamento che continua a fare chi ancora indaga sul caso.

    http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_dicembre_01/omicidio-pasolini-svolta-dna-pelosi-ritorna-procura-b7976e62-7935-11e4-abc3-1c132dc377f5.shtml

    (leggetelo nel link perché vedo che c'è un po' di confusione nel testo e già la confusione che fa Pelosi non è mai poca)

    Pubblicato 9 anni fa #
  4. Si è purtroppo chiusa sabato notte la quattordicesima stagione di Storie Maledette, con Franca Leosini che è tornata sulla storia del delitto Pasolini, a distanza di 39 anni dall'omicidio e dopo essersene occupata in maniera approfondita in una puntata di Ombre sul giallo del 2005.

    Fu proprio in occasione di quella puntata di Ombre sul giallo, grazie alle rivelazioni fatte in esclusiva alla Leosini da Pino Pelosi, che vennero riaperte le indagini per il caso Pasolini, ribaltando quelle che fino a quel momento erano certezze: ossia la colpevolezza di Pelosi, allora diciassettenne che avrebbe ucciso il regista al termine di un incontro omosessuale.

    Allora Pelosi rivelò di essersi addossato la responsabilità di quel delitto, e di essersi fatto 9 anni di carcere, perché sotto minaccia dei veri assassini, tre energumeni sbucati dal nulla quella notte, mentre lui e Pasolini erano appartati. Si tratterebbe di un omicidio a sfondo omofobico o politico. Ma è questa la verità?

    Ma, prima di incontrare nuovamente in questa puntata di Storie Maledette Pino Pelosi, la Leosini ha intervistato Dino Pedriali, il fotografo che ha ritratto Pasolini in numerosi scatti, alcuni dei quali scabrosi, con delle immagini di nudo mostrate in studio. Quelle foto furono scattate da Pedriali allo scrittore pochi giorni prima dell’omicidio.

    Dino Pedriali racconta a Franca Leosini i tratti salienti di quella sua frequentazione con Pasolini e rivela quale fosse lo stato d’animo dello scrittore, alla vigilia della tragica fine. Un racconto carico di emozione, in cui il fotografo ammette che allora si innamorò del regista, delle sue fragilità, delle sue paure.

    Dopo l'intervista a Pedriali, torna in studio Pino Pelosi, in un faccia a faccia duro con la Leosini che, anche questa volta, lo incalza per ottenere da lui quella verità che solo lui, realmente, conosce. Pelosi cambia ancora una volta versione: se a Ombre sul giallo raccontava di non conoscere il regista, ora ammette che tra loro, prima di quella tragica notte, ci fu una frequentazione di tre mesi.

    Inoltre, attribuisce il delitto a delle persone che, quella notte, avrebbero dovuto restituire al regista delle pellicole di un suo film, rubate tempo prima da Cinecittà. La conduttrice, però, lo incalza con le sue domande, lo mette in difficoltà, cerca di coglierlo in fallo.

    La sua è l'ennesima verità? Sono bugie? Si scoprirà mai perché è morto Pierpaolo Pasolini?

    http://www.crimeblog.it/post/141700/storie-maledette-ultima-puntata-del-19-ottobre-2014-pierpaolo-pasolini-la-nuova-verita-di-pino-pelosi

    Pubblicato 9 anni fa #
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    Pubblicato 9 anni fa #
  6. Il terzo uomo potrebbe essere Mastini ma aspettiamo il dna.

    Ero da solo, no erano in sei, non so chi sono, anzi sì. Le versioni di Pino Pelosi sulla morte di Pier Paolo Pasolini si sono accavallate, spesso contraddicendosi, ma l’ultima deposizione resa questa mattina davanti al sostituto procuratore Francesco Minisci conferma sostanzialmente quello che tutti sospettavano fin dalla mattina del 2 novembre 1975. Cioè che a uccidere lo scrittore e regista a bastonate e poi travolgerlo con un’auto non fosse stato solo lui. “C’erano i due fratelli Giuseppe e Franco Borsellino, e un altro che non conosco”, avrebbe detto Pelosi. Continuando a tacere il nome del terzo assassino, che però ora potrebbe essere stato incastrato dall’esame delle tracce biologiche rilevate su un plantare, un maglione e altri reperti che furono trovati sull’Alfa di Pasolini.

    L’inchiesta, riaperta cinque anni fa grazie alla testardaggine di un avvocato, Stefano Maccioni, e di una criminologa, Simona Ruffini, è a una svolta. “È probabile che l’interrogatorio di Pelosi sia uno degli ultimi atti, prima che il procuratore Minisci chiuda con il possibile rinvio a giudizio dei responsabili. Anche se due dei maggiori sospettati oggi accusati da Pelosi, i fratelli Borsellino, sono morti”, dice Maccioni. “Sono convinta che il lavoro fatto dal Ris qualcosa di preciso lo dirà. Fin dal primo incontro nei laboratori dei carabinieri, abbiamo avuto la sensazione che su quel plantare che non era di Pasolini né di Pelosi, ci fossero tracce sufficienti, tra capelli e impronte e altro, per poter ricostruire finalmente uno scenario credibile di quel delitto”, è convinta Simona Ruffini.

    Pelosi aveva anticipato pubblicamente le sue accuse qualche tempo fa, durante la presentazione del libro della Ruffini “Nessuna pietà per Pasolini”, in una libreria di Roma. Era presente anche Walter Veltroni, e fu proprio Veltroni a chiedergli se le sue reticenze a raccontare finalmente la verità non fossero dettate dalla paura di ritorsioni. “Ni”, fu la risposta. Un’ammissione legata ad un’altra sua dichiarazione, secondo cui l’assassino di Pasolini “è ancora vivo”.

    Nell’ultima deposizione davanti al magistrato, Pelosi avrebbe raccontato anche quale fosse la trappola tesa allo scrittore quella sera del 2 novembre 1975 per portarlo davanti alla baracca dell’Idroscalo: un incontro con gli emissari di chi aveva rubato le pizze di pellicola del suo film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, per trattarne la restituzione. Quando arrivarono, avrebbe detto Pelosi, l’agguato fu istantaneo. In tre massacrarono di botte Pasolini, poi passarono sul suo corpo con un’Alfa 1750 identica alla sua. Due erano i fratelli Borsellino, ma il terzo?

    In tutti questi anni, i sospetti si sono concentrati su Giuseppe Mastini, detto Johnny lo Zingaro, condannato all’ergastolo nel 1989 per una serie di furti, rapine e un omicidio. Mastini, i due Borsellino e Pelosi erano amici per la pelle, abitavano nelle stesse case popolari del Tiburtino e facevano parte della stessa banda. Ma sulla partecipazione al delitto di Mastini, che ha sempre negato ogni responsabilità, Pelosi tace. “Eppure, l’unico che in quel momento calzava un plantare era proprio Mastini, che era rimasto ferito al piede in una sparatoria”, spiega la Ruffini. Adesso la parola definitiva passa ai risultati del Ris al vaglio del magistrato. Le tracce di Dna, se ci sono, non ammettono amnesie né discussioni. Mentre sul Web circola una petizione che chiede alla Procura di Roma di tirare fuori subito tutta la verità sulla morte di Pasolini, che ha già raccolto mille firme.

    http://www.huffingtonpost.it/2014/12/01/pier-paolo-pasolini_n_6249520.html

    Pubblicato 9 anni fa #
  7. La mia ipotesi è un pestaggio su commissione da parte di chi aveva interesse a fermarlo almeno per un po' di tempo, a dargli una bella lezione, a condizionarne l'operato futuro, a ucciderlo non so.

    Pasolini dava fastidio a molti: comunista, gay, cagacazzi e carismatico. Troppo, per qualcuno. I killer saranno stati ben pagati. Quello che non è nitido è il movente. L'importante è non basarsi troppo sulle parole di Pelosi, che pure la verità conosce eccome, perché non è troppo attendibile e che sembra paradossalmente uno dei tanti personaggi estremi di un libro del poeta.

    Pubblicato 9 anni fa #
  8. k

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    Membro

    "Una persona che non alzava mai la voce"?

    Fer, le garantisco che almeno questo è assolutamente falso.

    Pubblicato 9 anni fa #
  9. Già. Ma vediamo meglio il personaggio dello "Zingaro" Mastini... anche lui perfetto per un libro di Pasolini.

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    Pubblicato 9 anni fa #
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    Pubblicato 9 anni fa #
  11. A.

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    Moderatore

    Fer meriteresti una azione censoria. Esisteva già un tread dove si parlava di questo. .

    Pubblicato 9 anni fa #
  12. ... e nel tread di qualche tempo fa appunto notavo che nell'auto di Pasolini fu trovato un plantare che non appateneva al poeta. In quel periodo Mastini usava un plantare. Andiamo a vedere un po', coi nuovi potenti mezzi a disposizione, se il dna sul plantare è il suo.

    Pubblicato 9 anni fa #
  13. er dna sui plantari non tiene conto dell'invenzione dei calzini.

    Pubblicato 9 anni fa #
  14. A.

    offline
    Moderatore

    Io penso che non si possa distinguere in due da una parte il complotto politico dall'altra laffare dei froci. La storia è complessa, e nulla osta che abbiano ragione entrambi i livelli. Quello che sostiene k è quello della cospirazione politica. Viste le permeabilita tra i vari ambienti ambienti. Basta vedere quello che sta su vendo oggi.tipo la banda della magliana a faceva tanti servizi, come " mondo di mezzo "
    Torque , ma chi se li metteva i calzini d'estate negli anni settanta?
    Avete ragione tutti. La realtà è complessa. Come dice Giorgio Villa

    Pubblicato 9 anni fa #
  15. Per A: era novembre. 2 novembre '75.

    Io mi sono sempre chiesto questo: perché uno che deve andare con un "ragazzo di vita" lo passa a prendere a Termini e, dopo che lo ha portato a cena, se lo deve portare fino all'idroscalo di Ostia in pieno inverno? Ce ne sono di posti a Roma...
    Io penso che Pelosi mente. Ha sempre mentito perché gliel'avrebbero fatta pagare. I due non sono andati lì perché dovevano consumare un rapporto ma per un altro motivo. Ora Pelosi dice che gli assassini sono i Borsellino e sappiamo che i tre si conoscevano. Insomma Pasolini potrebbe aver avuto semplicemente un appuntamento lì per chiarire alcune cose, ma è caduto in una trappola mortale.

    A Torq: non sottovalutare i Ris, ne sanno una più del diavolo.

    Pubblicato 9 anni fa #
  16. k

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    Membro

    "Quello che sostiene k è quello della cospirazione politica."

    Ma quando mai? Dio ne scampi da chi ci cita.

    Pubblicato 9 anni fa #
  17. A.

    offline
    Moderatore

    era una e, non una è.
    (correttore del cacchio mac)

    Pubblicato 9 anni fa #
  18. Intanto intervistato a "La Zanzara" Pelosi ci ricorda che l'auto di Pasolini non esiste più in quanto alcuni anni dopo il delitto Ninetto Davoli l'ha portata a uno sfasciacarrozze, cosa che mi stupisce un po'.
    Pelosi ha anche affermato di aver provato a difendere Pasolini ma di avere ricevuto un pugno in testa.

    Pubblicato 9 anni fa #
  19. Get the Video Player

    Pubblicato 9 anni fa #
  20. Get the Video Player

    Pubblicato 9 anni fa #

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