Anonima scrittori

Forum Anonimascrittori » Anonima Scrittori

Leggere per conoscersi

(17 articoli)
  1. luca

    offline
    Membro

    Ecco il mio nuovo romanzo, vi posto il link dell'anteprima.Mi piacerebbe che lo leggeste.
    Questo è in vendita sul sito dell'editore e su altri store come inmondadori, libreria Rizzoli, LaFeltrinelli, Potete trovarmi su Facebook https://www.facebook.com/noipiccoliuomini.saggi

    Il coraggio di aurora

    Anteprima
    http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=19587

    oppure sul blog dove potete leggere gratuitamente alcuni capitoli di Noi piccoli uomini saggi :
    http://mummyaromotherapy.blogspot.de/search/label/noi%20piccoli%20uomini%20saggi

    Alcune recensioni del libro

    http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=19587
    http://www.amazon.com/Il-coraggio-Aurora-Condivisione-ebook/dp/B00CIFTFEC
    http://www.amazon.com/s/ref=ntt_athr_dp_sr_1?_encoding=UTF8&field-author=daniela%20arcangeli&search-alias=digital-text&sort=relevancerank

    A tutti buon rientro dalle vacanze!!!sigh!

    Pubblicato 10 anni fa #
  2. A.

    offline
    Moderatore

    A me il titolo di questo tread non piace.
    Più che «leggere per conoscerci», direi «scrivere per conoscersi». Scrittura come terapia esistenziale.
    Non sto scherzando.
    Buona notte

    Pubblicato 10 anni fa #
  3. Leggere per conoscere gli altri, scrivere per conoscere sé stessi.

    Pubblicato 10 anni fa #
  4. A.

    offline
    Moderatore

    perfetto

    Pubblicato 10 anni fa #
  5. james.bonci

    offline
    Membro

    Leggere per conoscer-si. Le selte come specchio di sè. Si, ci sto.
    VICTORIA NATA D’INVERNO
    Me la ricordo la scena della nascita. Ora ve la racconto. Sento la madre dire che è madida di sudore. Spinge e dentro i piedi puntati e lanciarsi a più riprese. Nata in un giorno d’inverno. Di festa. Non una festa che le donne amano. La befana. Madre imbarazzata per questo, volle chiamarla Victoria. Padre, esperto di comunicazione, la chiamò sempre Vic. Il cognome, Brite, lo sorvolerei. Non fosse per un ex che disse era quello il colore degli occhi. Il giorno della venuta al mondo me lo ricordo. Feci una fatica boia ad uscire, che la mamma era stretta come non lo fu mai più. Dopo ore di andirivieni riuscii a mettere fuori la testa. Le spalle non ci passavano. Ovvio. Nello spingere però una spalla si incastrò e l’altra per reazione scivolò nell’apertura e sguisciò fuori. Allora venni completamente espulsa dal corpo in un attimo. Compresi solo successivamente che provare, cedere, riprovare, respirare, e dare la spinta finale era la metafora della RiUscita in ogni cosa. Ero fuori. Sentii che suonava il carillon che avevo ascoltato tante volte prima. Una bizzarra sensazione mi prese le spalle. Credo fosse freddo. E qualcosa mi strinse la pancia. Forse fame. Mentre nel mio torace accadde la cosa più anomala del mondo. Dell’aria vi entrò causandomi un’ incredibile sensazione che mi fece urlare follemente. In un attimo fui sulla pancia della mamma di cui riconobbi la voce. Presi ad ascoltarla ed ebbe l’effetto ninna nanna. Come già tante volte era successo mentre ero in pancia, Intenta a formarmi il corpicino che ora tutti vedevano, lì nudo. Sentii per la prima volta le mani della mamma sul mio microscopico culetto e le sue dita mi toccarono i piedini. Durò poco poi mi prese una signora mora con un largo sorriso e mi depose in una vasca di acqua calda. Oh si, quello fu un bel galleggiare. Sentii il corpo rilassarsi. Come era stato tante volte in pancia. Ora però potevo vedere. Ancora non lo avevo mai fatto. Immaginatevi. Stare concentrata nove mesi a darmi una forma. La più armoniosa possibile. Braccine e gambine, vabbè, ma poi pancreas, fegato e cuore! E con la consapevolezza che ogni errore l’avrei poi portato su di me a vita. La consapevolezza nasce prima del corpo. E’ un principio di vita. Che evolve. Un orologio a cucù che nel bel mezzo del tempo si affaccia alla tua vita. Io sapevo, nel mio dna, cosa sarei diventata. Dovevo solo agirla quella trasformazione da fagiolo di umano a umano completo. Poi nacqui. Mi guardai intorno e vidi un’infinità di presenze. Alcune si muovevano ed emettevano suoni e calore. Esseri umani. Altre erano presenze statiche. Immobili e silenti, che trasmettevano di sé attraverso il colore e la materia di cui erano fatte. Oggetti. Ero enormemente curiosa. Alzai la testolina per guardarmi intorno e solo dopo mesi capii che tutto ha un verso sulla terra. In braccio alla mamma sentii un odore attraente, lo seguii. Lo presi con la bocca quell’odore di latte materno. Era un seno, caldo e morbido. Il liquido mi scivolò in bocca, in gola e nella pancia. Mentre io scoprivo il mio corpo. Quel giorno fu tutta una scoperta in effetti. Arrivare in questo mondo, senza premesse. Ve lo dico, è uno shock. Talmente era tutto così strano che potevo solo osservare. Alcune cose non riuscivo proprio a metterle a fuoco. E improvvisamente i miei occhi venivano inondati di luce, mentre muovendo la testa scorgevo finestre. Stavo sdraiata accanto alla mamma quando arrivò un tipetto, mi mise una mano in faccia schiacciandomela e dicendo ‘cara’. Un corno! Compresi in breve da chi mi dovevo guardare. Feci il giro delle braccia quel giorno. Mi presero su in molti. Mio papà aveva un modo speciale di tenermi. Gli stavo tutta nelle sue grandi mani e quando mi appoggiò vicino al suo collo sentii un odore particolare, che poi scoprii essere bergamotto. L’essenza che lui traeva dai frutti per farne profumi. La mamma odorava di rosa, un odore fresco e antico. Mi misero indosso degli indumenti morbidi e caldi, e fui grata che fossero così confortevoli. Quando la gente se ne andò mamma e papà fecero una cosa di cui gli sarò grata a vita. Crearono una penombra e proiettarono sul muro delle immagini. Le vedevo un po’ sfocate ma riuscivo a distinguerle. Ero io in pancia. Sembravo un fagiolo e niente più. Un seme in ammollo. Comparvero nuove immagini e via via andavo delineandomi come corpo umano. Avevano registrato alcune fasi della mia crescita durante i nove mesi e con una nuova tecnologia avevano sviluppato i periodi non registrati. Sicchè ora potevo vedere in sequenza ogni cambiamento. Era strabiliante per me vedermi al lavoro mentre mi formavo. L’altro, il cucciolo di fratello che avevo, non apprezzò la proiezione. Cominciò a tirarmi per un braccino dicendo a mia mamma ‘butta, butta’ indicando il cestino gettacarte nella stanza. Capii cosa è nascere dopo un primogenito. E non è bello. Per nessuno dei due. Tuttavia, dopo molti furti di biberon da parte sua, imparammo a fare tesoro della reciproca presenza. E a giocare a birilli.

    Pubblicato 10 anni fa #
  6. llux

    offline
    Membro

    "Sapere che non si scrive per l'altro, sapere che le cose che sto per scrivere non mi faranno amare da chi io amo, sapere che la scrittura non compensa niente, non sublima niente, che è precisamente là dove tu non sei: è l'inizio della scrittura."

    ("Inesprimibile amore", in: Roland Barthes, "Frammenti di un discorso amoroso", ET Einuadi 2012, p. 184)

    Pubblicato 10 anni fa #
  7. llux

    offline
    Membro

    Invece per me ha ragione.
    Quel capitolo è dedicato ai tentativi che si fanno per sublimare il proprio amore in scrittura.
    Tutte le volte che ho tentato di scrivere d'amore, di quello proprio mio mio intendo, mi sono venuti fuori certi pesci lessi che avrebbero fatto schifo a un gatto morto di fame.
    A me -che per carità, se questa è una palestra di boxe, io sono quella che spazza il ring dopo gli incontri fra i campioni sognando la gloria- è sempre venuta una gran rabbia quando ho tentato di scrivere del mio amore: chiarissimo nella mente, il tempo di arrivare fra le dita e sulla tastiera e s'era già perso per strada, con le parole che non riuscivano a rendere nemmeno lontanamente idea di quale atmosfera e di quali suggestioni ci fossero nel luogo da cui erano partite.
    Il focus dello scritto di Barthes è sull'amore, e non sulla scrittura tout-court, e sulla pia illusione degli innamorati "io produrrò un'opera immortale scrivendo la mia passione". Credo che scrivere dei propri amori, in prima persona, sia come camminare su una corda tesa, a venti metri da terra e senza rete sotto: solo i veri funamboli ci riescono.
    Ecco, io penso che chi tenta di scrivere, come me, con questo deve farci i conti: se vuoi scrivere veramente, devi esserci dentro le tue storie, ma di sguincio e non piazzato al centro. Devi farti da parte, lasciar parlare la tua storia e la devi anche saper ascoltare: lei è dentro di te, ma non è te.

    Pubblicato 10 anni fa #
  8. llux

    offline
    Membro

    Lo so, do l'idea di soffrire di dissociazione. Ma giuro di no. Credo

    Pubblicato 10 anni fa #
  9. llux

    offline
    Membro


    Pubblicato 10 anni fa #
  10. k

    offline
    Membro

    No. Devi esserci sopra e guardarla dall'alto, come se non fosse tua ma di un altro oramai, un altro molto più coglione di quanto tu possa essere adesso.

    Pubblicato 10 anni fa #
  11. llux

    offline
    Membro

    Grazie, Maestro. Me ne ricorderò.

    Pubblicato 10 anni fa #
  12. k

    offline
    Membro

    A Cassino, la settimana scorsa, Ivana ed io abbiamo conosciuto una tua cugina. Ciao da parte sua.

    Pubblicato 10 anni fa #
  13. llux

    offline
    Membro

    Toste le mie cugine ciociare! Sono contenta che ne avete conosciuta una

    Pubblicato 10 anni fa #
  14. A.

    offline
    Moderatore

    Senta K, ma lei la deve finire di parlare male di Roland Barthes.

    Pubblicato 10 anni fa #
  15. k

    offline
    Membro

    Ah, sì? Lo avevo già fatto?
    Cielo, non lo dica!

    ... Ma lei è proprio sicuro
    che non sia la prima volta?

    Tranquillo, però! Non sarà l'ultima.

    (M'ha investito un Maw a Termini.
    Dio abbia pietà di lei.)

    Pubblicato 10 anni fa #
  16. A.

    offline
    Moderatore

    «Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte» R. Barthes (da Variazioni sulla scrittura, traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999)

    ps. io LO SO che lei non può pensare davvero che Miti d'oggi e Frammenti di un discorso amoroso non siano capolavori assoluti.

    Pubblicato 10 anni fa #
  17. k

    offline
    Membro

    bla bla bla

    Pubblicato 10 anni fa #

Feed RSS per questa discussione

Replica

Devi aver fatto il login per poter pubblicare articoli.